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«Non ho timori: saranno gli italiani a decidere se andare a votare e come», spiega il ministro alla Coesione e agli Affari europei Tommaso Foti riferendosi all’ok della Cassazione al quesito referendario sull’Autonomia differenziata. E aggiunge: «Spetta ora al Parlamento, come è giusto che sia, fare le modifiche dopo i rilievi della Consulta».
Ministro Foti è arrivato il via libera della Cassazione. Il centrosinistra esulta.
«L’Autonomia nella Costituzione non ce l’ha messa né Fdi, né Fi o la Lega ma la sinistra vent’anni fa. E le dirò di più: un po’ tutte le regioni avevano chiesto di avvalersi dell’articolo 116, comma 3, per ricavarne forme di autonomia in base ai loro obiettivi. E la legge sull’Autonomia è solo applicativa di un articolo della Costituzione su cui la Consulta ha fatto dei rilievi. Spetterà ora al Parlamento fare le giuste modifiche».
Accusa la sinistra?
«Non dobbiamo dimenticare come dal 2017 uno dei protagonisti della richiesta di Autonomia differenziata, anche se non vi era alcun riferimento ai Lep, era stato Stefano Bonaccini, allora governatore del Pd dell’Emilia-Romagna. E non vi fu alcuna sollevazione da parte di chi ora brandisce come un’arma l’Autonomia come se fosse il male assoluto».
Come si comporterà ora il suo partito?
«L’idea che qualcuno voglia spaccare l’Italia è strampalata di per sé ma certamente è l’ultimo dei cattivi pensieri che potrebbe attraversare le menti di Fratelli d’Italia. E su questo punto non prendiamo lezioni dalla sinistra. Quando a sinistra si cantava Bandiera Rossa, noi intonavano Fratelli d’Italia e quando loro gettavano le bandiere con falce e martello, noi alzavano il tricolore».
Ci sono errori che oggi imputa alla maggioranza?
«I Lep devono essere fatti un con atto di legge anziché con un atto amministrativo: serviva, come rilevato dai giudici della Consulta, un maggiore coinvolgimento del legislatore. Ma in conclusione debbo dire che su questa artefatta polemica, rimangono le ceneri di chi l’alimenta perché i fatti dimostrano come il governo di destra-centro sta facendo una politica per il Sud. Perché il Mezzogiorno per noi è determinante per il raggiungimento dell’obiettivo del Pil dell’Italia».
Intanto c’è il timore di non raggiungere il quorum.
«Io penso come gli italiani sapranno decidere se andare o no alle urne e come votare. Ma indipendentemente dal referendum che riguarda una legge ordinaria, l’articolo 116 comma 3 della Costituzione rimane».
Che intende?
«Il referendum può cancellare questa legge o una parte di essa ma rimane l’articolo della Costituzione: la modifica si dovrebbe fare lì. Ma dubito che chi l’ha messa ora voglia cancellarla. Ma a questo punto, mi sembra un non-tema a dir la verità».
In questi mesi lo scontro tra maggioranza ed opposizione sull’Autonomia si è alimentato su un presunto omicidio del Sud o comunque di poca attenzione del governo.
«Logomachie buone solo per i perditempo. Vorrei ricordare, anche dando un’interpretazione politica della questione, come la destra ha sempre avuto nel Sud una classe dirigente di grandi capacità, amministratori che hanno lasciato il segno e una bacino elettorale tradizionalmente superiore al Nord. Dico questo a dimostrazione di chi pensa come la trazione di un governo dipenda solo dal luogo di nascita di questo o quel viceministro ha poca lungimiranza. La realtà vera è che mai come oggi il Sud può diventare il motore di tutte le politiche di crescita verso il Mediterraneo. Che torna ad essere fulcro nell’ambito delle politiche europee».
E proprio poche ore fa la Meloni ha ufficializzato, tra investimenti e crediti d’imposta per le Zes, finanziamenti per 5 miliardi.
«Questo governo l’ha detto in tutte in tutte le occasioni, e lo dimostra ancora una volta, come il Mezzogiorno sia volano di crescita di tutta l’Italia. E la Zes unica si evidenzia come un successo per i numeri che si porta dietro. Noi abbiamo una situazione che ci parla di 2,3 miliardi con oltre 7mila posti di lavoro realizzati a cui bisogna aggiungere 2,551 miliardi con una platea di 6885 richieste di credito d’imposta sempre per investimenti al Sud. E si dimostra, quindi, come tutte le polemiche di questi mesi fossero montate ad arte».
Il governatore De Luca lamentava che con la centralizzazione il sistema Zes non avrebbe funzionato.
«Non solo ha funzionato ma solo in Campania si registrano 219 autorizzazioni per 1,1 miliardi e 5mila assunzioni. Oltre il 50 per cento, come si può vedere dai numeri, lo fa proprio la vostra regione. Penso siano dati eclatanti. E questi finanziamenti, assieme all’accordo di Coesione, rappresentano un combinato disposto incredibile: una riserva imponente per il Sud che dimostra il salto di qualità».
Quale?
«Passiamo dal meridionalismo assistenziale al meridionalismo che intraprende. Ora tocca agli amministratori del Sud ipotizzare connessioni interregionali per farli diventare più forti. Immagini cosa possa fare, ad esempio, un macro-distretto Puglia Campania che ha la stessa popolazione della Lombardia ed un tessuto produttivo incredibile».
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