Il presidente argentino ottiene la cittadinanza grazie a suo nonno “Ciccio”, nato in Calabria. Un’operazione simbolica che consolida il suo rapporto con l’Italia. Ma che rinfocola il dibattito sui numerosi vuoti normativi nelle modalità con cui è possibile “diventare italiani”
Il presidente dell’Argentina Javier Milei ha ricevuto la cittadinanza italiana. La decisione, sostenuta da Palazzo Chigi, poggia sul principio dello ius sanguinis, legata alla discendenza da cittadino italiano e alla mancanza di interruzioni nella linea di trasmissione della cittadinanza. Così come tanti altri argentini, le radici di Milei e della sorella Karina (a cui verrà attribuito lo stesso riconoscimento) affondano nel nostro stato, più precisamente in Calabria fra Cosenza e Rosarno. Da dove nel 1926 Francesco “Ciccio” Milei – il nonno dell’economista di Buenos Aires – partì accompagnato dalla madre e i tre fratelli per l’Argentina. Qui aprì un negozio di alimentari e fece due figli, José Luis e Norberto Horacio, padre di Javier.
Prima di Milei, anche Mauricio Macri, presidente dell’argentina tra il 2015 e il 2019 con origini italiane, aveva ottenuto la doppia cittadinanza argentino-italiana.
Il presidente argentino non aveva mai nascosto il suo profondo rapporto con il nostro paese. “Sono italiano al 75 per cento” ha detto a Giorgia Meloni durante a prima visita in Italia lo scorso febbraio, spigando che “i due genitori di mio padre erano italiani” mentre “da parte di mamma, sua madre era di origine italiana e il padre di origine jugoslave”. Proprio in quella occasione, il leader ultraliberista ne ha approfittato per una visita notturna al Colosseo, e successivamente al Mosé di Michelangelo, nella Basilica di San Pietro in Vincoli. La premier incontrerà nuovamente Milei venerdì 13 dicembre alle 18:30 a Palazzo Chigi, ma il presidente si tratterrà a Roma anche sabato, in cui sarà ospite d’onore della kermesse di FdI Atreju al Circo massimo.
La notizia si colloca in un periodo piuttosto frenetico in tema di cittadinanza. Ieri la Cassazione ha dato il via libera alla richiesta di referendum popolare proposto da +Europa sul “dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. Alla vicenda politica si associa quella giudiziaria, dato che, mentre ragazzi nati e cresciuti in Italia devono attendere la maggiore età per diventare cittadini, in quanto figli di genitori nati all’estero, il percorso è più semplifice per chi, pur non sapendo una parola d’italiano, dimostra di avere uno o più parenti nati nel nostro paese. O di averne avuti, anche parecchi anni fa.
Nei giorni scorsi si è discusso del caso di Bologna: 12 cittadini brasiliani hanno fatto richiesta al tribunale per ottenere la cittadinanza italiana in virtù dello ius sanguinis, facendo affidamento su una loro antenata comune nata a Marzabotto nel 1874 e trasferitasi in Brasile, dove ha vissuto fino alla morte a 102 anni nel 1976. Il giudice investito della richiesta, Marco Gattuso, ha deciso di sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla normativa che consente il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis “senza limiti temporali”, sottolineando il fatto che l’Italia non preveda alcun tipo di margine temporale per il riconoscimento della cittadinanza ai discendenti di emigrati. Una scelta, ha commentato Gattuso, “nata in sostegno agli italiani all’estero che hanno animato le forze politiche in un’epoca che non conosceva la facilità di trasporti e di comunicazione anche digitale dell’era attuale”.
Ma il caso investe anche altri comuni italiani, specialmente in Veneto. Nei quali tribunali sono pendenti oltre 18mila ricorsi legati a richieste di cittadinanza presentate principalmente da cittadini sudamericani (con particolare rilevanza dal Brasile), sulla base di avi nati in Italia centinaia di anni fa. Fra i casi più emblematici spicca quello di Val di Zoldo, comune in provincia di Belluno da poco più di duemila abitanti residenti e 1.700 all’estero, che si è visto inondato da 550 richieste di cittadinanza presentate in larga maggioranza da cittadini brasiliani.
Forse a Milei non interessa particolarmente, ma ai neocittadini italiani viene attribuito anche un passaporto fra i più “potenti” al mondo (in seconda posizione nel Global Passport Ranking di luglio 2024), in quanto permette al suo possessore di visitare senza visto a 192 paesi su 227. Ma la cittadinanza italiana contiene inoltre quella europea, che permette di spostarsi nei paesi dell’area Schengen senza alcun bisogno di un passaporto e di poter ottenere visti, come quello per gli Stati Uniti, con molta più facilità.
Sul caso Milei, non sono mancate le critiche dell’opposizione. La concessione della cittadinanza italiana al presidente argentino è una “intollerabile discriminazione nei confronti di tanti ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia che non avranno mai la cittadinanza, a differenza di Milei la riceveranno dopo molti anni” ha detto il segretario di +Europa Riccardo Magi, “cosa devono fare, prendere una motosega in mano? Questo diverso tipo di trattamento è intollerabile, è un insulto che la Meloni non dica nulla sulle necessità di una riforma della cittadinanza”. Mentre per Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra, “il governo italiano ha concesso la cittadinanza italiana a Javier Milei con una velocità che non viene riconosciuta a molti che si trovano all’estero e che hanno genitori o nonni italiani. Perché questa procedura accelerata per Milei, quando altri che richiedono la cittadinanza per ius sanguinis devono aspettare anni?”.
Dall’Argentina si passa al Brasile. “Posso affermare con certezza, senza possibilità di smentita, che i figli dell’ex presidente della Repubblica Federativa del Brasile, Jair Bolsonaro, Flávio Bolsonaro ed Eduardo Bolsonaro, hanno ottenuto la cittadinanza italiana” prosegue Bonelli, chiedendo al ministro degli Esteri, Antonio Tajani di confermare o smentire se abbia ottenuto o meno la cittadinanza italiana anche l’ex presidente Jair Bolsonaro, accusato di aver preso parte a un presunto tentativo di colpo di stato della fine del 2022, in modo da bloccare la transizione democratica dopo la vittoria elettorale alle presidenziali del suo avversario Luiz Inácio Lula da Silva. “Abbiamo informazioni secondo cui Jair Bolsonaro ha presentato richiesta”, ha concluso Bonelli, “sarebbe gravissimo se il governo italiano avesse proceduto a concedere il passaporto italiano a Jair Bolsonaro. Su questo ho presentato un’interrogazione”.
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