Davide contro Golia. La lotta si sta combattendo nelle aule del Tribunale del Lavoro di Catania: due dipendenti comunali di San Giovanni La Punta hanno avuto l’ardire di avviare una causa contro l’ente chiedendo quello che – secondo loro – gli spetta di diritto. E cioè la liquidazione dei compensi frutto della partecipazione di un progetto incentivante «per la gestione del territorio per l’incremento delle entrate ordinarie Ici e di tributi equiparabili». Il Tribunale però, l’anno scorso, non solo ha respinto l’istanza, ma ha anche ordinato la restituzione di quanto già percepito. Insomma dopo la sconfitta anche la “beffa”. Lorenzo D’Agata e Sabina Rapisarda, però, non si arrendono e hanno presentato appello.
Ricostruiamo i pezzi di questo mosaico. Il progetto è stato avviato nel 2012, dopo una delibera della Giunta comunale, basata sulle disposizioni normative di due leggi del 1996 e 1997, con cui fu creato un gruppo di lavoro ad hoc. A un raggruppamento di imprese fu affidato il compito delle emissione degli avvisi di accertamento. Per diversi anni tutto procedere regolarmente. Ma poi l’amministrazione comunale fa sapere che «ci sono perplessità sulla legittimità del progetto» portando diverse pronunce della Corte dei Conti plurime pronunce della Corte dei Conti che escludevano «la prevedibilità di incentivi in favore dei dipendenti degli uffici tributi degli enti locali per il recupero dell’evasione tributaria diversa dall’Ici». Eppure era l’Ici da recuperare. L’ente, dunque, blocca la delibera del 2018 in cui si liquidavano gli emolumenti. I lavoratori, agnelli sacrificali di questo sistema di ripensamento, si sono visti negare le somme (D’Agata 8.723,89 euro, Rapisarda 11.631,85) a loro dire «legittimamente guadagnate».Il Tribunale, citando il «principio di onnicomprensività della retribuzione dei dipendenti pubblici» e ritenendo «illegittimità la delibera di Giunta comunale», ha reputato «che non sussista il diritto dei ricorrenti a ricevere le somme». Il giudice Federica Porcelli inoltre «considerando illegittimo e senza titolo il compenso corrisposto» ha condannato D’Agata e Rapisarda «alla restituzione in favore del Comune di San Giovanni La Punta della somma di 5.005 euro».
Per l’avvocato dei due dipendenti comunali «emerge in modo chiaro ed evidente l’errore commesso dal giudice di primo grado laddove ha ritenuto illegittima la delibera» in quanto – argomenta – «il progetto incentivante era a norma di legge e riguardava solo il recupero dell’Ici (e non sull’Imu, come paventato in sentenza)». L’avvocato chiede alla Corte d’Appello di accogliere «l’istanza di inibitoria per il grave danno che gli appellanti potrebbero subire e riformare la sentenza impugnata perché illegittima ed errata». In soldoni condannare il comune di San Giovanni La Punta a pagare le somme dovute e annullare la restituzione di quanto già ricevuto.D’Agata e Rapisarda hanno perso un po’ la fiducia nella giustizia. Di cui ora si sentono vittime: «Vedendoci come topi che lottano contro un leone, abbiamo adito alle vie legali. Sarebbe forse stato meglio non affidarci neanche alla giustizia considerato che, certe volte, la stessa sembri proprio proteggere l’utile del più forte». Nella fiaba di Esopo però il leone alla fine diventa amico del topolino. Che addirittura lo liberò da una trappola.
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