Tagli ai bonus edilizi, vantaggi crollati in Manovra e problema prima casa

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Nessun passo indietro per il governo, che mira a rispettare il grido ripetuto in campagna elettorale: intervento deciso contro i bonus edilizi. Dal 2025 la stretta sarà evidente, al fine di contribuire a un minor impatto economico per le casse dello Stato. Un ridimensionamento generale, che coinvolge e travolge tutto, dal Superbonus al bonus ristrutturazioni.

Dal prossimo anno, dunque, chi deciderà di effettuare lavori sulla propria casa avrà vantaggi decisamente inferiori rispetto a quanto avvenuto negli ultimi anni. I dati elaborati dal Caf Acli evidenziano come una casa su tre rischia d’essere nettamente penalizzata.

Bonus ridotti

La battaglia al Superbonus è ben nota. Un elemento cardine delle promesse del governo di Giorgia Meloni ai propri elettori. L’aliquota attuale al 70% proseguirà nel processo d’abbassamento graduale. Al di là di ciò, con gli italiani che fronteggeranno dapprima un 65% in merito, generalmente dal 2025 i vantaggi disponibili saranno solamente al 36%, nella maggior parte dei casi.

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Salvo modifiche, la legge di Bilancio rivede notevolmente l’Ecobonus, ad esempio. Per quanto riguarda la prima casa, infatti, scenderà nettamente fino al 50%. Per tutti gli altri immobili, invece, sarà al 36%.

Stesso identico schema applicato per il bonus ristrutturazioni. Resterà al 50% soltanto per le abitazioni principali, con un tetto massimo di spesa di 96mila euro. Per tutti gli altri immobili ci sarà invece un netto calo, fino al 36% appunto, a partire dal 1° gennaio prossimo. Si evidenzia, inoltre, anche un abbassamento del tetto massimo di spesa, di fatto dimezzato. La cifra indicata è 48mia euro, così come per il Sismabonus.

Bonus prima casa

In questo scenario occorre però sottolineare due elementi chiave. Il concetto di prima casa viene sbandierato con orgoglio dall’esecutivo. La destra non intende limitare le disponibilità delle casse dello Stato per aiutare chi è abbastanza agiato da possedere più immobili.

Peccato però che risultino penalizzati anche i cittadini che acquistano una casa da ristrutturare. Si ritroveranno a non ricevere il supporto da parte dello Stato che spetta a chi opererà su un’abitazione già occupata e, dunque, già registrata come dimora principale. Nel loro caso, invece, lo diventerà al termine dei lavori.

Merita poi d’essere analizzata attentamente la platea indicata. Sarà concesso il 50% unicamente a chi effettua operazioni di ristrutturazione su abitazioni principali possedute in base a diritti reali di godimento. Ciò, come ricostruito dal Caf Acli, comporterà un’esclusione dal bonus più ricco per il 33,7% degli immobili. Nello specifico si parla di:

  • case locate, di vacanza e sfitte (22,6%);
  • alloggi per i quali detrae un familiare convivente (8,6%);
  • nuda proprietà (1,1%);
  • comodatario (1%);
  • inquilino (0,4%).

Si richiedono dunque delle modifiche. Ecco le parole di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: “Il modello può essere l’agevolazione sull’acquisto della prima casa, condizionando il bonus all’impegno di fissare la residenza entro un certo termine dopo l’avvio dei lavori”.

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Limiti di reddito, condomini e nuove modifiche

Una stretta dopo l’altra trova spazio in Manovra. È stato infatti previsto un limite alle detrazioni sulla base del reddito:

  • soglia a 14mila euro per redditi tra 75mila e 100mila euro;
  • soglia a 8mila euro per redditi superiori a 100mila euro.

Decisamente complessa poi la situazione dei condomini. Negli ultimi anni sono stati tanti, in tutt’Italia, a svolgere lavori di ristrutturazione. Nello stesso stabile, però, trovano spazio prime case e seconde o terze. Si stima, dunque, che circa il 30% dei proprietari potrebbero tendenzialmente votare contro l’esecuzione di nuovi interventi, anche se chiaramente necessari. Il peso sulle loro spalle sarebbe ben superiore rispetto agli altri e, dunque, si prevedono generalmente interventi non rinviabili svolti nel corso del 2025, salvo modifiche.

Si resta però in attesa di capire cosa accadrà, considerando come non manchino di certo gli emendamenti con proposte di modifica al taglio degli incentivi. Ancora una volta ci sarà probabilmente uno scontro in maggioranza, con Forza Italia a rappresentare la voce fuori dal coro. Nello specifico si chiede che Ecobonus, bonus ristrutturazioni e Sismabonus restino al 50%, senza calo al 36%, nel triennio 2025-2027, sulle prime case.





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