Ieri sera, in conferenza stampa, fra Michele Mazzola, Stefano Patti, Carmelo Patti e Carmelo Vitello hanno presentato il “Presepe vivente” e le tante iniziative legate all’evento.
Ecco nel dettaglio gli appuntamenti più importanti: L’inaugurazione del Presepe vivente avverrà domenica prossima 15 dicembre alle ore 18 nel chiostro del convento di Favara. Il presepe dei bambini il 20 dicembre alle ore 16.
L’iniziativa “Presepi Mostra- Concorso” sarà inaugurata domenica prossima, mentre la premiazione avverrà il 12 gennaio alle ore 18.30.Gli appuntamento con “La casa di Babbo Natale” saranno nei giorni 15, 21 e 22 dicembre dalle ore 18 alle ore 21.
Dopo aver dato le informazioni utili per accedere alle iniziative del Presepe vivente e bene raccontare cosa c’è dietro e dentro all’evento.
Dentro e dietro ci sono i frati francescani e i volontari che ogni anno lavorano, senza risparmiarsi, al migliore esito del Presepe vivente. E di anno in anno il gruppo è diventato una grande famiglia all’ombra del saio.
I volontari ci pare doveroso citarli ad uno ad uno.
Ecco chi sono: Stefano Patti, Valentina Lombardo, Carmelo Patti, Ivana Terranova Carmelo Vitello, Carmelina Craparo, Giuseppe Pullara, Angela indelicato, Gaetano Quaranta, Rosetta Zambito Marsala, Cimino Antonio, Rosetta Cancilla, Cimino Giuseppe, Loredana Capodici, DiSpoto Enzo, Mariarita Giudice, Chiara Nicola, Chianetta Giovanna, Vetro Carmelo, Sabrina Maria, Giuseppe Costanza, Marucci Alessio, Jessica Maria, Russo Giovanni, Lentini Antonio, Liana Alaimo, Bennardo Salvatore, Patrizia Bongiorno, Sorce Michele, Federica Cognata, Bennardo Davide, Maria Assunta Collura, Di Caro Francesco, Manuela Caramazza
a loro si aggiungono tutti i presepari piccolini che hanno collaborato.
Il presepe vivente è stato ideato da San Francesco e da Tommaso da Celano, frate francescano, che conobbe il Santo d’Assise ci facciamo raccontare cosa avvenne nel primo presepe della storia.
Ecco come ce lo racconta:
… è degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che il Santo realizzò tre anni prima della sua morte, a Greccio, il giorno del Natale del Signore. C’era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato francesco perchè, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse:
“Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.
Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto del Santo.
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale si accese splendida nel cielo la stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è ragginate di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno esi introducono il bue e lasinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.
Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepe, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucarestia su presepe e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
San francesco si è rivestito dei parametri diaconali perchè era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desiderio di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù, infervorato di amore celeste lo chiamava “il Bambino di Betlemme”, e quel nome “Betlemme” lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva “Bambino di Betlemme” o “Gesù”, passava la lingua sulle labbra, quasi a gusare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.
Vi si manifestano con abbondanza i doni dell’Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quel sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che lavevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente enlla loro memoria. Terminata eualla veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia.
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