Ambiente, l’assessora Laconi ribadisce il no unanime della Sardegna al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

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Si è svolto nei giorni scorsi, nella sede dell’assessorato della difesa dell’ambiente, un incontro, convocato d’urgenza, per discutere e condividere la posizione da assumere da parte dei soggetti competenti in materia ambientale in merito alle informazioni che dovranno essere incluse nel Rapporto Ambientale che, nell’ambito della procedura di VAS (Valutazione ambientale strategica), dovrà accompagnare la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi.

“Ho agito con tempestività per convocare questa riunione straordinaria, coinvolgendo i sindaci e assessorati competenti, affinché emergesse chiaramente la condivisione del sentimento unanime di opposizione all’ipotesi di ospitare il deposito delle scorie nucleari in Sardegna”, ha dichiarato l’assessora Rosanna Laconi, sottolineando l’urgenza di una risposta coordinata e compatta.

All’incontro hanno partecipato i sindaci dei 16 comuni coinvolti nelle otto aree individuate come potenziali sedi del deposito, insieme ai rappresentanti delle Direzioni generali degli assessorati competenti e degli enti e agenzie regionali coinvolti. Tra le Direzioni generali coinvolte, si segnalano: ambiente, sanità, agricoltura, urbanistica, industria, ADIS e ARPAS, a conferma dell’approccio multidisciplinare e integrato necessario per affrontare una questione di tale complessità.

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L’incontro, finalizzato a consolidare la posizione della Sardegna sull’inidoneità del territorio ad accogliere il deposito, si è concluso con l’impegno di tutti i soggetti coinvolti a lavorare e integrare i contenuti di un documento elaborato a partire dalle osservazioni redatte dal Comitato Tecnico Scientifico regionale costituito nel 2021, nell’ambito della consultazione pubblica della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI). Il documento evidenzia le gravi criticità che rendono la Sardegna del tutto inadatta ad ospitare una struttura di tale pericolosità per le popolazioni, in ragione dei rischi che la sua realizzazione potrebbe comportare per l’ambiente, il paesaggio, le produzioni agricole e zootecniche, l’approvvigionamento idrico riconducibili alla realizzazione del depot, solo per citare alcuni degli ambiti più sensibili.

“La Sardegna, ha dichiarato l’assessora Laconi, ribadisce con forza il proprio NO a questa ipotesi, come già espresso dal Consiglio Regionale nel 2021 e rafforzato dall’ordine del giorno numero 15/XVII approvato lo scorso 3 dicembre. Questa battaglia – ha ribadito l’esponente della Giunta – è un punto fermo del nostro impegno a tutela dell’ambiente, della sicurezza e del benessere delle comunità locali. Rappresentiamo il sentimento unanime dei cittadini sardi, ha ricordato l’assessora, già espresso nel referendum del 2011, con il 97% dei votanti contrari a qualsiasi installazione nucleare sull’Isola”.

Criticità evidenziate:

1.     Trasporto marittimo: la condizione di insularità comporta complessità logistiche aggiuntive, tra cui la necessità di adeguare le infrastrutture portuali per garantire la sicurezza del trasporto, con rischi elevati per l’ambiente marino e costiero.

2.     Infrastrutture insufficienti: la rete ferroviaria e viaria dell’Isola risulta inadeguata per la gestione dei trasporti di materiali radioattivi, aggravando i rischi logistici e ambientali.

3.     Valori ambientali e culturali: le aree coinvolte sono caratterizzate da una ricca biodiversità e da un patrimonio archeologico e paesaggistico di valore inestimabile, che verrebbero gravemente compromessi.

4.     Rischi idrogeologici: la presenza di invasi interconnessi per l’approvvigionamento idrico rende il territorio particolarmente vulnerabile a eventuali incidenti, con il rischio di contaminazione dell’intero sistema idrico regionale in caso di incidenti.

5.     Produzioni agricole di eccellenza: le aree individuate ricadono all’interno di ambiti territoriali comprendenti estese zone destinate a produzioni DOP/IGP di rilevanza economica e identitaria per la Regione.

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Pur considerando che le aree sarde individuate rientrano nella fascia B di idoneità (meno adatte rispetto alle aree di fascia A1 e A2 in territorio continentale), è stato ribadito che la Sardegna deve essere esclusa sin da questa fase del processo decisionale da qualsiasi ipotesi di localizzazione. Questo approccio tiene conto anche delle criticità riportate nella Guida Tecnica ISPRA n. 29 del 2014, che dimostrano l’assenza dei requisiti fondamentali per la sicurezza.

“Non arretreremo di un millimetro. La difesa della nostra terra, delle nostre comunità e del nostro futuro – ha concluso Rosanna Laconi – è una priorità assoluta”.

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