Lago di Garda, caos ciclabile fra veti incrociati: già saltati 30 chilometri. E c’è chi apre alla «via d’acqua»

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Dopo lo stop al progetto della Regione Lombardia che punta sull’intermodalità si procede in ordine sparso, con il Trentino che non ha intenzione di frenare i lavori e la sponda veronese dove cresce l’opposizione agli interventi a Navene

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Un tratto della ciclovia sulla sponda bresciana del lago di Garda




Un tratto della ciclovia sulla sponda bresciana del lago di Garda



Un tratto della ciclovia sulla sponda bresciana del lago di Garda

Sulla carta la Ciclovia del Garda doveva essere un anello di 165 chilometri attorno al lago, 67 lungo la sponda veronese, 79 su quella bresciana e 19 in Trentino. Ora saranno circa 30 in meno dopo la decisione di Regione Lombardia di non procedere alla progettazione del tratto tra Gardone Riviera e Limone: qui si farà ricorso all’intermodalità, in questo caso via acqua attraverso due battelli ibridi di Navigarda di cui si farà carico la stessa Regione.

Obiettivo: evitare i pericoli connessi all’elevato rischio di caduta frane lungo le falesie che caratterizzano l’alto lago e, di conseguenza, i costi esorbitanti per passerelle sospese sull’acqua, passaggi in galleria e messa in sicurezza dei versanti rocciosi.

Caos di posizioni

In questo scenario c’è chi si aspetta un effetto domino e cioè che altri tratti critici per il delicato contesto geomorfologico possano «saltare», in particolare il resto dell’alto lago nella parte trentina fino a Malcesine.

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Lo auspicano associazioni e comitati riuniti nel Coordinamento interregionale per la tutela del Garda e la senatrice malcesinese Aurora Floridia (Alleanza Verdi Sinistra) tra i più accaniti contestatori dell’opera milionaria che, stando alle stime parziali dell’aggiornamento dei costi, avrebbe superato un miliardo di euro a fronte dei 344 milioni preventivati nel progetto di massima, con continui rincari.

Di certo la situazione è caotica tra favorevoli e contrari, tratti realizzati e in costruzione, solo appaltati o progettati, da progettare o in corso di modifica per il subentro di amministrazioni comunali con vedute differenti rispetto alle precedenti (è il caso di Lazise e Bardolino, potrebbe esserlo di Malcesine).

«È sbagliato dire che l’anello si interrompe o che viene meno la ciclovia», obietta Marina Bonometti, una dei portavoce del Coordinamento interregionale, «nei requisiti del Sistema nazionale ciclovie turistiche definiti nel decreto ministeriale è specificato che la sicurezza è essenziale e imprescindibile e che le criticità vanno risolte con alternative di tracciato o un’adeguata offerta intermodale. La ciclovia resta tale», puntualizza Bonometti, «anzi acquista valore proprio per il panorama che si può ammirare dal lago. Vanno previste convenzioni, sovvenzioni e agevolazioni per rendere appetibile l’uso dei battelli, mettendo a disposizione quelle risorse che altrimenti sarebbero destinate a costruzioni ardite».

Punti critici da Garda a Malcesine

Tra i tratti in discussione, quelli non ancora progettati. Sulla sponda veronese non è stato definito il tracciato di Garda: il primo cittadino Davide Bendinelli è da sempre scettico sull’opera.

«Veneto Strade ha fatto un sopralluogo con il sindaco e sembra che una possibilità sia stata individuata», dice la vicepresidente del Veneto e assessora alle infrastrutture Elisa De Berti, «se in fase di progettazione emergeranno problemi si potrà studiare l’intermodalità».

Il sindaco di Malcesine, Giuseppe Benamati, sta dialogando con i rappresentanti del Coordinamento: a L’Arena ha dichiarato di non voler fermare i lavori a nord di Navene (750 metri tra località Baitone e galleria Navene/Cantone dove si sta scavando per creare una galleria naturale di 220 metri da affiancare al primo tratto di quella esistente in cui passa la Gardesana) ma di valutare il da farsi per il chilometro successivo fino al confine con Nago-Torbole, in Trentino.

Per il resto del territorio di Malcesine, così come a Brenzone, la ciclovia è già realizzata grazie alle risorse del Fondo dei Comuni confinanti.

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A Torri si lavora su un tratto di poco più di due chilometri, parte in rilevato e parte su struttura in acciaio a sbalzo sul lago, pure contestato e oggetto di esposto per i possibili danni ambientali.

A Bardolino è in corso il primo stralcio che parte dal confine con Lazise mentre il secondo è oggetto di revisione da parte della neo amministrazione guidata dal sindaco Daniele Bertasi.

Anche a Lazise si sta rivedendo parte del tracciato, mentre sono fruibili i due chilometri sulla Gardesana tra la zona a sud di Pacengo e la rotatoria dell’ospedale Pederzoli, in territorio di Castelnuovo. In primavera sono iniziati poi i primi lavori per il maxi lotto di 13 chilometri (7 a Peschiera, 4 a Lazise e 1,7 a Castelnuovo).

La sponda bresciana

Risalendo lungo la sponda bresciana sono stati appaltati i lotti Sirmione-Padenghe e Padenghe-Gardone. In Trentino si sta lavorando sul fronte occidentale tra Riva e il confine con Limone (dove c’è l’ormai celebre passerella a sbalzo di 2 km): 5,5 km di cui in esecuzione meno della metà, come le parti in galleria artificiale realizzata «coprendo» la Gardesana dismessa, mentre gli altri sono da progettare così come da Riva a Nago-Torbole.

«Andiamo avanti, ogni territorio fa le proprie valutazioni, a noi la Provincia di Trento ha rassicurato rispetto al progetto», ha dichiarato la sindaca di Riva, Cristina Santi.

Affermazioni in contrasto con l’auspicio di comitati e associazioni che invece per l’alto lago chiedono «di optare per la via d’acqua anche dove i lavori sono a uno stadio avanzato».

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Via d’acqua non esclusa da De Berti purché «non ci siano approcci ideologici». «Sulla sponda veronese i tratti a sbalzo sono limitati», precisa, «realizzare la ciclabile può diventare opportunità per mettere in sicurezza il fronte montagna».





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