Startup su misura: il modello dei Venture Studio conquista l’Italia

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Osservando il panorama di imprese innovative italiane e investitori di ventura, da qualche mese non può essere passato inosservato un fenomeno dilagate che riguarda i Venture Studio o Startup Studio che dir si voglia. Infatti, questo modello, già attivo nel nostro paese grazie ad alcuni importanti pionieri ha guadagnato crescente attenzione nel panorama imprenditoriale italiano, o almeno questo ci dicono i dati, riflettendo una tendenza già consolidata a livello internazionale.

Di fatto questo modello di venture capital mira a ridurre i rischi e accelerare la creazione di nuove imprese, unendo risorse, competenze e capitali in un contesto strutturato partendo dall’idea, per poi proseguire con una pre-validazione e poi un successivo sviluppo.

Cosa sono i Venture Studio

I Venture Studio si differenziano dalle tradizionali società di venture capital in quanto non si limitano a finanziare le startup, ma le creano da zero. Questi studi agiscono come vere e proprie “fabbriche di startup”, generando idee, testando nuovi concetti e costituendo team imprenditoriali per guidare il processo di sviluppo delle aziende. Inoltre queste aziende offrono supporto operativo, accesso a network di esperti e risorse condivise, durante tutta la fase di crescita dell’azienda, o comunque prima di una eventuale exit, riducendo il rischio di fallimento e migliorando di fatto l’efficienza del percorso di crescita delle nuove imprese.

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Questo modello ha trovato una solida affermazione negli Stati Uniti, dove nomi come Idealab, Atomic e Betaworks hanno lanciato con successo decine di startup di grande impatto ed alcune sono anche diventate unicorni. Inoltre, come molti sapranno, anche l’Europa ha visto una crescente adozione di questo modello, soprattutto all’inizio dello sviluppo di internet nel nostro Vecchio Continente, con esempi come eFounders in Francia e Rocket Internet in Germania, che hanno contribuito alla creazione di aziende di successo globale, ispirando tra l’altro, centinaia di talenti passati dai loro uffici, a diventare founder – la cosiddetta Rocket Mafia – innescando un circolo virtuoso fatto di nuove startup, raccolte milionarie e talvolta anche delle buone exit.

L’espansione del modello in Italia

In Italia, come detto, l’interesse verso i Venture Studio è in forte crescita. Tra i protagonisti locali sicuramente Mamazen si è distinto come uno dei principali Venture Studio, grazie anche a una raccolta superiore ai 6 milioni di euro raggiunti nel 2024, con un focus su idee innovative che spaziano dai servizi a domicilio a soluzioni digitali per il benessere. Un altro esempio significativo di venture studio focalizzato sulla creazione di startup digitali e scalabili è sicuramente Startup Bakery.

Poi ci sono anche WDA, con un approccio innovativo nel supportare professionisti e top manager nello sviluppare side project e trasformarli in aziende vere e proprie ad alto potenziale. Techbricks, invece, si distingue come il primo studio italiano interamente dedicato al deeptech, con un focus su tecnologie avanzate come AI, Big Data e Blockchain. FoolFarm, fondata nel 2020, è un esempio di venture studio verticale specializzato esclusivamente in intelligenza artificiale.

Questi studi si stanno rivelando particolarmente utili in un contesto come quello italiano, caratterizzato da un ecosistema imprenditoriale ancora in via di maturazione. Il modello dei venture studio, infatti, offre alle startup il supporto necessario per affrontare le sfide iniziali, colmando le lacune tipiche del nostro mercato, come la scarsità di capitali di rischio e la difficoltà di accesso alle risorse necessarie per crescere.

I venture studio:una risposta alla scarsa qualità delle startup italiane?

L’aumento del numero di imprenditori di successo, spesso con una o più exit alle spalle, che scelgono di lanciare un venture studio piuttosto che un fondo VC tradizionale può suscitare una domanda provocatoria: è forse un segnale di scarsa qualità percepita nelle startup e nei founder italiani? La realtà è più complessa. Se da un lato alcuni imprenditori vedono l’opportunità di costruire progetti da zero per avere maggiore controllo sull’idea, la strategia e il team, dall’altro il modello del venture studio consente di ridurre il rischio e massimizzare l’efficacia operativa grazie a un approccio strutturato e iterativo. Ciò non significa necessariamente una mancanza di qualità nei founder italiani, ma piuttosto un tentativo di ottimizzare il processo di creazione delle startup.

La sfida del reperimento di co-founder

Non ci sono solo punti di forza ovviamente. Un aspetto critico del modello dei venture studio è la necessità di trovare co-founder per gestire le singole startup. La selezione dei co-founder è fondamentale per il successo del progetto e può rappresentare una sfida ma anche una grande opportunità. Affidare la gestione operativa delle startup a soggetti competenti e motivati può favorire lo sviluppo positivo delle nuove imprese, garantendo una leadership forte, orientata alla crescita e all’innovazione. Pertanto il processo di selezione richiede attenzione e strategia, poiché le competenze e l’allineamento con la visione del venture studio, oltre alla passione vera e propria, possono fare la differenza tra il successo e il fallimento di una startup.

Il confronto tra startup create nei Venture Studio e quelle finanziate dai VC tradizionali

Il percorso delle startup create all’interno di un venture studio si distingue in modo significativo rispetto a quello delle startup finanziate dai venture capitalist tradizionali. Nei venture studio, le startup nascono in un contesto altamente controllato, con accesso immediato a risorse condivise, team multidisciplinari e supporto operativo continuo. Questo approccio riduce il rischio di fallimento e garantisce che l’idea di business sia validata e sviluppata con il massimo rigore prima del lancio sul mercato. I venture studio selezionano le idee più promettenti, costruendo team ad hoc per implementarle e seguendole con una strategia chiara e misurabile.

Al contrario, le startup finanziate dai VC tradizionali spesso emergono da un contesto più libero, con un percorso di crescita che può essere più flessibile ma anche più rischioso. I VC forniscono capitali per aiutare le startup a scalare rapidamente, ma il supporto operativo è generalmente più limitato rispetto a quello dei venture studio. Le startup devono dimostrare la loro capacità di navigare autonomamente il mercato, spesso affrontando sfide critiche senza il livello di supervisione che caratterizza l’altra categoria. Sebbene i VC possano garantire fondi significativi per la crescita, la competizione e l’incertezza rimangono elementi dominanti nel percorso di sviluppo delle startup, con livelli di rischio molto più alti.

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Il confronto con il panorama internazionale

A livello globale gli studio hanno dimostrato di avere un impatto significativo sull’ecosistema delle startup. Secondo il Global Startup Studio Network, le aziende nate dai venture studio hanno tassi di successo notevolmente superiori rispetto alle startup tradizionali, grazie al supporto strutturato e al minor rischio operativo. Negli Stati Uniti, il modello è ormai consolidato, con studi che generano migliaia di nuovi posti di lavoro e attraggono ingenti capitali. In Italia, il fenomeno è ancora in fase di sviluppo, ma le potenzialità sono evidenti, per questo motivo il trend è in crescita.

Conclusioni

La proliferazione dei venture studio in Italia rappresenta un’opportunità straordinaria per accelerare la crescita e l’innovazione nel nostro Paese. Sebbene il contesto sia ancora in fase di sviluppo rispetto a mercati più maturi, le potenzialità di questo modello sono evidenti. Con il supporto adeguato e una maggiore disponibilità di capitali, le realtà italiane possono quindi contribuire a trasformare il panorama delle startup, rendendolo più competitivo e dinamico a livello internazionale.



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