“Sono qui per ascoltare”, aveva detto il premier Giuseppe Conte a proposito dell’incontro di ieri con con i sindacati sulla manovra a palazzo Chigi. A sollecitare l’incontro erano stati Cgil, Cisl e Uil che hanno messo a punto a punto una piattaforma unitaria. Ma al termine del summit, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha manifestato una certa delusione: “Il presidente del consiglio non ha detto molto, a parte illustrarci i meriti del governo”, ha spiegato al quotidiano La Stampa. “Sul metodo ha ammesso che c’è stato un certo ritardo nel dialogo con i sindacati, ma ha spiegato che questo ritardo non era dovuto alla loro volontà ma alla fase convulsa attraversata dall’esecutivo. In futuro, dice, si rimedierà , ma a noi servono indicazioni e confronto su questa manovra, non su quella dell’anno prossimo”. Ieri le tre confederazioni hanno chiesto di puntare sugli investimenti, almeno con una quota del 6% del pil. Risorse da destinare non solo alle grandi opere, ma anche a scuola e infanzia. I sindacati chiedono una riforma fiscale in senso progressivo per ridare potere d’acquisto ai lavoratori. Sul fronte del lavoro Cgil, Cisl e Uil indicano problemi sugli ammortizzatori, ritengono utili i contratti di solidarietà e chiedonono di risolvere la questione della Naspi. Sulle pensioni, in particolare sulla “quota 100”, vogliono conoscere i dettagli che andranno in un decreto ad hoc. Ma a detta di Camusso, per ora di concreto non c’è nulla. “L’incontro è stato davvero generico, e prima di applaudire o criticare vorrei vedere se si comincia a discutere sul serio”, ha sottolineato la numero uno della Cgil. “L’unica risposta che abbiamo avuto è che il governo sta lavorando per proporre in senato una versione del tutto nuova delle legge di Bilancio. E’ una manovra in divenire e non ci hanno fornito elementi per capire cosa cambierà concretamente”. Camusso ha però negato che il governo gialloverde sia favorito dall’atteggiamento morbido dei sindacati, soliti alle proteste e alle manifestazioni eclatanti contro numerosi esecutivi, fino a partecipare al fronte del no nel referendum sulle riforme costituzionali messe a punto da Maria Elena Boschi, e secondo i critici del tutto silenti nei confronti del governo Conte. “I critici sono distratti”, ha detto Camusso. “Abbiamo fatto attivi e assemblea, abbiamo una piattaforma unitaria, faremo il 19 dicembre tre grandi attivi dei delegati per misurare se c’è coerenza tra quanto chiesto, gli impegni che oggi (ieri, ndr) ha preso il governo e i fatti. Abbiamo fatto e stiamo facendo il nostro dovere”. Camusso ha ribadito le critiche nei nconfronti del reddito di cittadinanza, che dovrà essere “una misura di inclusione e non assistenziale”, si è detta “non d’accordo” sulla erogazione del reddito alle imprese in cambio di assunzioni e formazione e sulla introduzione di quota 100 per le pensioni ha dichiarato che si tratta di “una misura del tutto parziale rispetto alla necessità di cambiare a fondo la previdenza, pensando ai giovani e alle donne”. Sulla possibilità che ci sia uno sciopero contro la manovra, quando saranno finalmente definiti i contorni, le misure e i numeri, Camusso ha ironizzato: “Non esiste un emendamento che impone lo sciopero a ogni manovra. Mi si cita il caso del governo Renzi? Lo sciopero lo facemmo contro il Jobs act. Ci sono piazze piene che protestano? Noi ci siamo. C’eravamo contro il decreto Sicurezza, perché pensiamo che sia una legge liberticida e che favorisce la criminalità organizzata”. Finale per la trattativa tra governo e Commissione Ue sul rapporto tra deficit e pil, che secondo l’esecutivo non dovrebbe scendere al di sotto del 2,2%, contro il 2,4% proposto inizialmente. “Non ci scandalizza qualche decimale di deficit in più, ma pensiamo che per cambiare le regole ci voglioni alleanze e una trattativa. E i margini eventuali devono andare agli investimenti, per avere effetto espansivi: grandi opere ma anche infrastrutture sociali”. Camusso, insomma, cerca di mantenere la rotta e spiega che dopo i due emendamenti che il governo presenterà , in senato, uno presto e l’altro dopo la chiusura della trattativa con Bruxelles, “i nostri attivi del 19 dicembre saranno il momento giusto per trarre le conclusioni”. Â
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