Roma, 13 dic. – “La principale barriera allo sviluppo del venture capital in Italia è da ricercarsi nel sistema educativo. Opportunità significative oggi vengono dal fintech ove le potenzialità della Blockchain in Italia sono ancora inesplorate.”
Questa è l’opinione di Marco Mizzau, che individua nella formazione scolastica e accademica uno dei principali ostacoli per l’innovazione e lo sviluppo imprenditoriale nel nostro Paese.
Infatti, nonostante il fintech e la blockchain rappresentino opportunità straordinarie, le loro potenzialità restano largamente inesplorate in Italia.
Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn, ha paragonato il creare una startup al “lanciarsi da un burrone mentre si costruisce un aereo”, mentre Elon Musk ha descritto l’essere imprenditore come “guardare l’abisso mentre mastichi vetro”. Viene spontaneo chiedersi cosa avrebbero detto se fossero nati e cresciuti in Italia.
Il venture capital in Italia: opportunità e limiti
Il venture capital comprende tutte le attività legate all’avvio e allo sviluppo di nuove imprese, indipendentemente dalla fase di crescita. Queste iniziative non solo promuovono innovazione e sviluppo, ma generano ricchezza e occupazione. Tuttavia, per prosperare, richiedono un sistema economico che garantisca libero accesso a capitali, risorse umane e tecnologie.
Le principali barriere in Italia includono:
- Distanza tra imprese e ricerca: la collaborazione tra mondo accademico e industriale è ancora troppo debole.
- Carenza di servizi per l’innovazione: mancano ecosistemi strutturati per supportare startup e progetti innovativi.
- Difficoltà di finanziamento: gli investimenti nelle fasi iniziali, come il seed, sono ancora insufficienti.
- Mentalità: il sistema educativo italiano prepara più per un lavoro dipendente che per l’imprenditorialità.
- Orientamento al mercato B2C: prevale un focus eccessivo sul consumatore finale rispetto alle opportunità del B2B.
Nonostante una crescita degli investimenti del 18% nel primo semestre del 2024, il venture capital italiano è ancora lontano dagli standard internazionali, con soli 600 milioni di euro investiti, in gran parte grazie a business angel e fondi stranieri.
Casse e Start-up Innovative, un nuovo capitolo negli Investimenti esenti
Una novità positiva è sicuramente quella della legge annuale per la concorrenza che introduce significative novità per l’incentivazione “qualificata” delle casse previdenziali, andando ad includere per la prima volta ad ora anche le Start-Up innovative.
Queste disposizioni si rivolgono agli enti di previdenza obbligatori, compresi quelli privatizzati dei liberi professionisti, prevedendo l’esonero fiscale per i redditi generati da investimenti in “start-up innovative”.
La novità, contenuta nell’articolo 33 della legge annuale per la concorrenza, aggiorna la disciplina degli investimenti “qualificati” aggiungendo le imprese giovani, ad alto contenuto tecnologico e con un potenziale di crescita rilevante.
Introdotto nel 2017 con la legge di bilancio n. 232 del 2016 (commi 89-92), il regime fiscale di esenzione per gli investimenti qualificati nell’economia reale nazionale mira a incoraggiare le casse di previdenza dei liberi professionisti a scegliere opzioni di investimento come azioni, prestiti o fondi di investimento, con benefici concreti per il tessuto economico italiano.
Per accedere a questa esenzione fiscale è necessaria una nuova condizione: gli investimenti qualificati devono raggiungere una specifica soglia percentuale.
Dal 2024, gli investimenti in quote o azioni di Fondi per il Venture Capital dovranno essere pari almeno al 5% del portafoglio complessivo degli investimenti qualificati risultanti dal rendiconto dell’esercizio precedente. Questa percentuale aumenterà al 10% a partire dal 2026, modificando le condizioni attuali per accedere ai benefici fiscali.
Un elemento chiave della nuova norma è la retroattività: la clausola di salvaguardia prevede che il beneficio fiscale sia riconosciuto anche per gli investimenti già effettuati in start-up innovative prima dell’entrata in vigore della legge annuale per la concorrenza. Questa disposizione è un segnale forte verso il sostegno a chi ha già creduto nelle potenzialità di queste imprese.
Le soluzioni possibili per innovare e investire
Marco Mizzau sottolinea anche come al momento sia necessario superare le barriere strutturali attraverso una strategia articolata e interventi mirati.
Bisogna, innanzi tutto, investire in ricerca e sviluppo, accompagnando tali sforzi con la creazione di spazi urbani dedicati al dialogo tra imprese e università, per favorire la collaborazione e l’innovazione.
Parallelamente, è necessario introdurre incentivi fiscali e promuovere fondi governativi in grado di attrarre capitali domestici e internazionali, adottando una logica industriale che coinvolga casse previdenziali, fondazioni e fondi pensione.
Il sistema educativo, inoltre, dovrebbe essere profondamente riformato, integrando corsi di sviluppo personale e potenziando discipline fondamentali come fisica, matematica, meccanica, scienze informatiche e finanza imprenditoriale.
Infine, un’ispirazione può venire da modelli internazionali di successo, come Israele, dove il settore pubblico e quello privato collaborano in modo sinergico, o l’Estonia, che ha dimostrato l’efficacia della digitalizzazione completa della pubblica amministrazione grazie alla blockchain.
Fintech e blockchain: le opportunità del futuro
Il fintech sta rivoluzionando il settore finanziario, offrendo servizi più veloci, efficienti e orientati all’esperienza del cliente.
Le startup fintech condividono due obiettivi principali: risolvere problemi finanziari tramite la tecnologia e sfidare gli attori tradizionali. Tra i modelli di business emergenti ci sono pagamenti istantanei, BNPL (Buy Now Pay Later), wallet digitali, robo-advisor e blockchain.
L’Italia, grazie all’accelerazione digitale portata dalla pandemia, ha visto investimenti significativi nel settore, come i 180 milioni di euro destinati al fintech dai fondi di venture capital nel 2024. Tuttavia, siamo solo all’inizio di questa trasformazione.
La blockchain, invece, è considerata la nuova “Internet del valore”, una tecnologia di frontiera capace di rivoluzionare il sistema finanziario e burocratico.
Ridurre gli intermediari finanziari tramite blockchain significherebbe transazioni più sicure, veloci e a costi ridotti. Inoltre, la possibilità di registrare certificazioni, atti e firme digitali sulla blockchain potrebbe alleggerire la burocrazia e aumentare l’efficienza.
Le prospettive in tal senso sono enormi:
- 40 miliardi di dollari di valore globale previsto per la blockchain entro il 2025.
- 3.000 miliardi di dollari di valore generato entro il 2030 (stima Gartner).
Grandi aziende stanno già investendo in blockchain e criptovalute, come Generali Investments, che ha acquistato token del bond digitale della BEI, o Mastercard, che ha lanciato la prima carta di credito garantita da crypto.
Cathie Wood, fondatrice di Ark Invest, prevede che ad esempio, che Bitcoin potrebbe raggiungere un milione di dollari entro il 2030, confermando il suo status di primo sistema monetario open-source della storia.
Verso il 2030: un nuovo mondo digitale
Marco Mizzau, afferma che: ormai ha preso il via una rivoluzione che porterà a muoverci sempre più nella direzione di un mondo in cui le transazioni economiche avvengono in formato digitale, con valuta “virtuale” e attraverso operazioni garantite e registrate da catene di dati.
La rivoluzione fintech e blockchain, infatti, stanno accelerando il percorso verso un’economia digitale globale, dove le transazioni avverranno in formato virtuale e i confini tra paesi saranno sempre più fluidi. Come ha dichiarato Bill Gates nel 1994: “Il mondo ha bisogno di servizi bancari, non di banche.”
Questa visione è oggi più reale che mai.
Per l’Italia, il momento di agire è adesso: un cambiamento sistemico, che parte dall’educazione e arriva agli investimenti strategici, è la chiave per cogliere queste opportunità e costruire un futuro all’altezza delle potenzialità del Paese.
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