10 libri da leggere a dicembre del 2024

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Peter Sloterdijk, Der Kontinent ohne Eigenschaften. Lesezeichen im Buch Europa, Suhrkamp

“Sull’Europa circolano molte diagnosi di declino: si dice che non sappiamo su quale numero possiamo contarla, che i suoi abitanti siano decadenti, che il continente che un tempo colonizzava il ‘resto del mondo’ sia ora diventato parte di quel resto, e così via. Ma come nel caso del libro di Mark Twain, gli annunci della scomparsa del ‘Vecchio Mondo’ si rivelano regolarmente molto esagerati.

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Tuttavia, gli europei non sono più sicuri dei loro tratti distintivi: non sanno da dove vengono e tanto meno dove stanno andando. Per cercare di orientarsi, Peter Sloterdijk sfoglia alcuni segnalibri legati all’Europa, come quello del filosofo culturale Eugen Rosenstock-Huessy, che ha descritto l’”autobiografia dell’uomo occidentale” come una successione di rivoluzioni politiche. Sloterdijk apre anche il “Libro delle Confessioni”, che esplora lo spirito di autocritica, e cita il “Libro delle Estensioni”, che delinea le missioni dell’Europa nell’era della globalizzazione.”

Pubblicato il 18 novembre

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Marco Collareta, Le radici dell’arte medievale. Dal paleocristiano al romanico, Einaudi



“Per quanto il giudizio negativo sul Medioevo possa dirsi superato da tempo, molte incomprensioni ostacolano ancora il pieno apprezzamento dell’arte di quel periodo. Affrontando di petto il problema, la prima parte del volume ripercorre la genesi storiografica della nozione ormai assodata di Medioevo artistico, per concentrarsi poi sul sistema delle arti e la personalità dell’artista, due degli aspetti in cui l’orizzonte mentale dell’età di mezzo si distacca maggiormente da quello oggi piú familiare. 

Stabiliti cosí alcuni punti fermi di carattere generale, la seconda parte del libro traccia in quattro distinti scenari il divenire delle arti visive tra Costantino e l’anno Mille, individuando nei cosiddetti «secoli bui» le basi di uno sviluppo unitario che, partendo dal Mediterraneo tardo-antico, s’estende col tempo all’intero Occidente per culminare poi nel grande romanico europeo.”

Pubblicato il 26 novembre

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José Luis Venegas, Andalucía sublime. La imagen del Sur en la cultura española contemporánea, Marcial Pons



“Fin dall’inizio del XIX secolo, l’immagine culturale dell’Andalusia ha svolto un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità nazionale spagnola.

Vista come un crogiolo di autenticità ed esotismo, la regione è stata in grado di rappresentare sia la Spagna nel suo complesso sia le sue vestigia più arcaiche e tradizionali, al riparo da qualsiasi tentativo di modernizzazione.

Questo studio esamina questa complessa ambivalenza attraverso un’analisi esaustiva di varie manifestazioni artistiche, culturali e letterarie, dall’influente ‘Teoria dell’Andalusia’ di José Ortega y Gasset al programma televisivo inaugurale Canal Sur e al padiglione andaluso all’Expo ’92 di Siviglia”. 

Pubblicato il 27 novembre

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Fernanda Gallo, Hegel and Italian Political Thought: The Practice of Ideas, 1832–1900, Cambridge University Press



“In tutta la penisola italiana nel XIX secolo, una generazione di intellettuali si interessò alla filosofia di Hegel e allo stesso tempo partecipò attivamente alla vita politica del paese. Hegel and Italian Political Thought ripercorre la ricezione e la trasformazione di queste idee, esplorando come i concetti hegeliani furono trasformati in pratica politica dagli italiani che avevano partecipato alla rivoluzione del 1848, che avrebbero guidato il nuovo Stato italiano dopo l’unificazione e avrebbero continuato a svolgere un ruolo centrale nella politica italiana fino alla fine del secolo.

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Fernanda Gallo esamina le caratteristiche peculiari dell’hegelismo italiano, mostrando come gli intellettuali abbiano insistito sulla dimensione storica e politica dell’idealismo di Hegel. Distinti dalla ricezione europea, questi pensatori presentarono un hegelianismo critico più vicino alla pratica che alle idee, più vicino alla storia che alla metafisica. Questo studio sfida le gerarchie convenzionali nello studio del pensiero politico italiano, esplorando come le idee di Hegel abbiano acquisito un nuovo potere politico quando sono state messe in relazione con uno specifico contesto storico.”

Pubblicato il 5 dicembre

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Aram Mattioli, Tempi di rivolta. Una storia delle lotte indiane negli Stati Uniti, Einaudi



“Siamo abituati a immaginare la storia dei nativi americani come una storia di infinita oppressione subita passivamente; a pensare che dopo le grandi battaglie in cui capi leggendari sfidavano leggendari generali i popoli indigeni del Nord America abbiano accettato in maniera stoica il proprio destino di sconfitti. Ma le cose non sono andate proprio cosí, anzi, la loro resistenza non si è mai fermata, ha trovato altre strade: dalla disobbedienza civile ad azioni di protesta anche dura. E ancora oggi il popolo delle antiche tribú fa sentire la propria voce contro le politiche statunitensi che non hanno mai smesso di essere coloniali.

Gli attivisti indiani, deposti le asce, l’arco e le frecce, hanno continuato a considerarsi guerrieri ma di tipo nuovo, cercando di raggiungere i propri obiettivi con i mezzi resi disponibili dalla costituzione, dalla democrazia e dallo stato di diritto degli Usa. Nella loro resistenza si sono serviti di risoluzioni, petizioni e sconfinamenti organizzati di massa della frontiera canadese-americana, per rivendicare le promesse sancite dai trattati storici; cosí come di pressioni politiche sul Congresso e di udienze e azioni legali. Aram Mattioli, uno dei massimi studiosi delle popolazioni indigene nordamericane, ci racconta, in modo documentato e appassionante, le pagine piú vivide di questa resistenza, restituendoci il ritratto di uomini e donne dimenticati che nel corso dell’ultimo secolo non hanno smesso con spirito indomito di denunciare le ingiustizie subite.

Pubblicato il 5 dicembre

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Jean Tardieu, Lettres de Hanoï, Gallimard



“Nel settembre del 1927, mentre i suoi primi versi venivano pubblicati su La Nouvelle Revue française, il giovane poeta Jean Tardieu intraprese un lungo viaggio verso Hanoi. Il suo servizio militare di due anni gli avrebbe permesso di raggiungere il padre, il pittore Victor Tardieu, che aveva fondato la Scuola di Belle Arti dell’Indocina, dove sarebbe nata la moderna arte vietnamita.

Durante i primi tre anni del suo soggiorno, Jean Tardieu scrisse lunghe lettere a tre suoi amici parigini: prima ai compagni Michel Pontremoli e Jacques Heurgon, giovani intellettuali appassionati di letteratura e curiosi di scoprire il mondo, e poi a Roger Martin du Gard, suo maestro nell’arte della scrittura e mentore nella carriera letteraria.

Come André Gide al ritorno dal Congo, il giovane poeta scrisse un ampio diario di viaggio in cui le descrizioni mozzafiato dei paesaggi del Tonchino e delle opere degli artisti dell’École si mescolano a una critica feroce del colonialismo”.

Pubblicato il 5 dicembre

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Thomas M. Jamison, The Pacific’s New Navies: An Ocean, Its Wars, and the Making of Us Sea Power, Cambridge University Press



“La creazione della “nuova marina” statunitense, ovvero la flotta da guerra oceanica, fu il risultato delle guerre navali e della corsa agli armamenti che caratterizzarono il Pacifico alla fine del XIX secolo. Adottando una metodologia transnazionale, Thomas Jamison esplora come le innovazioni introdotte durante la Guerra Civile americana abbiano contribuito allo sviluppo navale nella regione del Pacifico, dando l’impressione che la Marina degli Stati Uniti fosse rimasta indietro rispetto ai suoi concorrenti regionali.

Lo sviluppo delle “nuove marine” di Paesi come Cile, Perù, Giappone e Cina spinge gli Stati Uniti a investire nella propria flotta per motivi di sicurezza e di prestigio internazionale. In questa analisi provocatoria sul nascere del moderno navalismo americano, Jamison esplora le dinamiche delle costruzioni navali competitive nel Pacifico, le interazioni tra popoli, idee e pratiche all’interno della regione, e infine l’emergere degli Stati Uniti come una grande potenza globale”.

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Pubblicato il 5 dicembre

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Touraj Atabaki, Toiling for Oil: A Social History of Petroleum in Iran, Cambridge University Press



“Spesso definito il “secolo del petrolio”, il XX secolo è stato segnato dall’ascesa degli idrocarburi come forza centrale nell’economia e nella politica globale. Mentre numerosi studi hanno esaminato le relazioni politiche tra le compagnie petrolifere e lo Stato iraniano, questo libro innovativo offre un quadro complesso della storia sociale del petrolio in Iran, a partire dalla sua scoperta nel 1908.

Attraverso interviste con esperti e resoconti sul campo, Touraj Atabaki esplora l’impatto devastante del petrolio: dalla costruzione di infrastrutture come strade all’afflusso di manodopera immigrata. Offrendo uno sguardo sulla vita e sulle sfide dei lavoratori del settore petrolifero, l’autore analizza anche i conflitti geopolitici più ampi. Toiling for Oil attraversa due guerre mondiali, l’industrializzazione e la modernizzazione del paese, i tentativi di nazionalizzazione negli anni Cinquanta e le crisi politiche della fine degli anni Settanta”.

Pubblicazione prevista il 12 dicembre

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Vamsi Vakulabharanam, Class and Inequality in China and India, 1950–2010, Oxford University Press



“La Cina e l’India sono da tempo protagoniste centrali nell’economia mondiale. Due secoli e mezzo fa, insieme rappresentavano il 50% della produzione globale; dopo un lungo periodo di declino, la loro quota è scesa a un modesto 9% nel 1950, ma oggi è risalita a oltre il 25%. Le loro esperienze di crescita economica e disuguaglianza hanno seguito traiettorie sorprendentemente simili, a partire dall’indipendenza dell’India nel 1947 e dalla rivoluzione cinese del 1949.

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Questo libro offre una nuova prospettiva, esaminando con attenzione la storia della disuguaglianza in Cina e India dal 1950 al 2010, mettendo al centro la questione della classe sociale. Inoltre, colloca queste storie di disuguaglianza nel contesto più ampio del capitalismo asiatico e globale. Vamsi Vakulabharanam mostra come la crescente interconnessione tra la crescita economica di Cina e India e le dinamiche della disuguaglianza, da un lato, e la trasformazione del capitalismo globale, dall’altro, sia fondamentale per comprendere le evoluzioni sociali ed economiche in entrambi i Paesi”.

Pubblicazione prevista il 30 dicembre

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Johanna Vuorelma, Irony in International Politics, Edinburgh University Press



Irony in International Politics esamina il linguaggio dell’ironia nella politica internazionale, concentrandosi sul modo in cui i leader politici la usano per esprimere i fallimenti dell’ordine internazionale liberale. Evidenziando la natura politica, performativa e affettiva dell’ironia nella politica internazionale, il libro introduce una nuova tipologia di quattro forme di ironia: ironia alla ricerca della giustizia, ironia alla ricerca dell’egemonia, ironia alla ricerca del riconoscimento e ironia alla ricerca della rottura.

L’ironia è spesso considerata lo strumento degli oppressi, utilizzato per smascherare l’ipocrisia dei potenti. Tuttavia, nella politica internazionale, l’ironia si rivela essere sempre più un’arma nelle mani dei potenti stessi, rivelando il profondo divario che esiste tra l’ideale e la realtà delle relazioni internazionali. Esaminando i casi della Turchia, del Regno Unito, dell’Ungheria, degli Stati Uniti, della Svezia, della Germania, della Grecia e della Russia, il libro mostra come l’era post-Guerra Fredda rappresenti uno scenario distinto di ironia, con le sue particolari lotte d’identità e asimmetrie di potere che hanno suscitato risposte ironiche”.

Pubblicazione prevista il 31 dicembre

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Credits


Salvo indicazioni contrarie, tutti i testi di presentazione dei libri sono citazioni dalle quarte di copertina degli editori





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