Nell’udienza a 11 nuovi ambasciatori non residenti, Francesco esorta a trovare soluzioni “globali e a lungo termine” per seminare “un futuro di speranza” di fronte a cambiamenti climatici, conflitti e migrazioni. La “positiva neutralità” della Santa Sede e l’attenzione all’etica
Isabella Piro – Città del Vaticano
Provengono da India, Giordania, Danimarca, Lussemburgo, Repubblica Democratica di São Tomé e Príncipe, Rwanda, Turkmenistan, Algeria, Bangladesh, Zimbabwe e Kenya gli undici ambasciatori straordinari e plenipotenziari presso la Santa Sede, non residenti, che stamani, 7 dicembre, hanno presentato a Papa Francesco le rispettive Lettere credenziali.
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Un momento critico per la diplomazia internazionale
“Assumete le vostre nuove responsabilità in un momento critico per la diplomazia internazionale”, dice loro il Pontefice, ricevendoli in udienza nella Sala Clementina e citando i numerosi problemi che affliggono la famiglia umana e che richiedono “un’azione concertata da parte di tutti”:
Penso in particolare ai continui devastanti effetti del cambiamento climatico, che colpiscono soprattutto le nazioni in via di sviluppo e i membri più poveri della società; penso ai conflitti armati, che causano indicibili sofferenze a tanti nostri fratelli e sorelle; e alla condizione di innumerevoli migranti e rifugiati in fuga dalle loro terre d’origine, in cerca di un futuro migliore per le loro famiglie.
Favorire il dialogo e il rispetto dei diritti di ogni persona e popolo
Non si tratta di questioni semplici o facili da risolvere, aggiunge Francesco, bensì di tematiche che richiedono “soluzioni globali e a lungo termine” e per le quali “il paziente lavoro della diplomazia è della massima importanza”.
Tra difficoltà, sconfitte, scontri armati e contrastanti rivendicazioni di essere dalla parte del diritto, la Comunità internazionale non può rinunciare al proprio dovere di ricercare la pace favorendo il dialogo, la riconciliazione, la comprensione reciproca, il rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona e popolo e delle esigenze del diritto internazionale.
La Santa Sede persegue il bene comune, non obiettivi politici e militari
Una sottolineatura specifica il Papa la riserva alla diplomazia della Santa Sede, la cui natura e missione – spiega – è quella di “promuovere il dialogo a servizio del bene comune, senza perseguire obiettivi politici, commerciali o militari”:
Attraverso la sua “positiva neutralità” – e non dico “neutralità”, dico “positiva neutralità” – essa mira a contribuire alla risoluzione dei conflitti e di altre questioni evidenziandone l’intrinseca dimensione etica.
Lavorare con discrezione, pazienza e persistenza
Anche perché, aggiunge Francesco, la storia dimostra che sforzi diplomatici “discreti, pazienti e persistenti”, ispirati “al rispetto reciproco, alla buona volontà e alla convinzione morale”, possono portare molti progressi nella risoluzione di situazioni “apparentemente insolubili”. Si tratta, aggiunge, di compiere come “un minuetto”, ovvero “piccoli passi per fare un’armonia”.
Il coraggio e la creatività
Guardando, poi, al nuovo anno che verrà e all’imminente Giubileo, il Papa incoraggia gli undici ambasciatori a promuovere “con coraggio e creatività” l’amicizia, la cooperazione e il dialogo al servizio della pace:
La vostra attività, spesso discreta e nascosta, aiuterà a spargere i semi di un futuro di speranza per il nostro mondo stanco della guerra.
Infine, Francesco assicura ai nuovi diplomatici il sostegno della Segreteria di Stato e degli altri Dicasteri e uffici della Curia romana.
Alcuni dati sulle relazioni diplomatiche
Attualmente, sono 184 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede (dati di gennaio 2024). Ad essi vanno aggiunti l’Unione europea (Ue) e il Sovrano militare Ordine di Malta (Smom). Le Missioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede con sede a Roma, incluse quelle dell’Ue e dello Smom, sono 91. Hanno sede a Roma anche gli uffici accreditati presso la Santa Sede della Lega degli Stati arabi, dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).
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