CRISI DELLA GIUSTIZIA CRISI DELL’AVVOCATURA

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NELLA GENERALE CRISI DELLA GIUSTIZIA CRISI DELL’AVVOCATURA

Il sistema giudiziario italiano per molti decenni ha rappresentato un modello per parecchi, specie sotto il profilo della disciplina legislativa. Fiore all’occhiello erano, in particolare, i tre gradi di giudizio (o, più appropriatamente, due gradi di merito ed uno di legittimità), oltre alle molteplici garanzie di cui – in àmbito penalistico – godono tanto l’indagato quanto l’imputato e – per quanto attiene al processo civile – la normativa regolante l’istruttoria.

Negli ultimi anni, purtroppo, anche a causa della crisi economica e socioculturale, nonché di riforme del sistema giudiziario poco lungimiranti, il quadro della Giustizia è mutato in peius, penalizzando soprattutto l’avvocatura che oggi attraversa un periodo di profonda crisi di identità.

Invero, il ruolo del patrocinatore legale, sempre contraddistintosi per la sua funzione sociale, avente come obiettivo primario la tutela del Cittadino, attualmente tende ad essere oggetto di umiliazione, mortificazione e offesa, soprattutto nell’esercizio della professione nelle aule di giustizia.

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In sede d’udienza, tutto sembra sfuggire tanto al Giudice quanto al Cancelliere, con la ovvia conseguenza che vengono celebrati processi ove sovente si assiste alla violazione dei principi fondamentali, di rango costituzionale, che dovrebbero rappresentare il pilastro del nostro sistema giudiziario. Rispetto a ciò, gli avvocati “onesti” e che ancora tendono all’applicazione del principi sanciti dal proprio codice deontologico, hanno poco margine di azione.

 

ALCUNI ESEMPI EMBLEMATICI DI MALA GIUSTIZIA

Molteplici sono gli esempi di mala giustizia che si registrano soprattutto in alcuni fori periferici. Tra gli altri destano particolare allarme episodi che si riferiscono all’anomala formazione della prova nell’ambito dei processi. Specialmente presso i mandamenti di alcuni giudici di pace, le prove testimoniali, infatti, vengono sovente articolate (non in aula, bensì) negli atrii e nei corridoi, con l’ausilio delle Note di Diritto Pratico che si redigono tranquillamente tramite smartphone: una circostanza siffatta accresce il rischio di testimonianze inattendibili, se non addirittura false, ovvero rese da soggetti-fantasma.

Più che ai singoli operatori degli Uffici Giudiziari, la colpa dello svolgimento “anomalo” delle udienze va ascritta al sistema-Giustizia, dal momento che parecchi edifici sono in talune Regioni privi di ogni presidio. Ne consegue che alle aule può accedere chiunque, ad esempio con l’obiettivo di malmenare gli operatori del diritto che ivi prestano la propria opera, come avvenuto qualche mese fa a danno di una Giudice che, nell’assolvere ai propri còmpiti, è stata brutalmente aggredita, riportando la frattura di un dito, o magari camuffandosi da avvocato pur essendo ancora praticante (perché molti Giudici non controllano il tesserino in udienza).

Ed a tal proposito, occorre rappresentare che altra piaga del nostro sistema giudiziario è il proliferare nella aule di udienza di falsi avvocati, ovvero soggetti che non hanno mai conseguito alcuna abilitazione o che non sono iscritto all’Ordine, i quali non solo mentono ai loro clienti, ma altresì realizzano gravi illeciti deontologici e penali. Purtroppo, nonostante la gravita dell’abuso, siffatte condotte, ancorché denunciate nelle sedi competenti, restano impunite.

Non meno rilevanti sono le anomalie che riguardano l’assunzione degli incarichi da parte dei CTU, la maggior parte dei quali non possiede i requisiti per rendere le consulenze richieste, né tantomeno per quantificare concretamente i danni patiti dalle parti. A titolo esemplificativo, si pensi ai medici ospedalieri o strutturali che, senza l’autorizzazione dell’ASL d’appartenenza, non possono prestare giuramento come CTU. Si pensi, inoltre, agli esperti camerali, che – in ossequio ad una legge varata nel 2012 – non sono in alcun modo legittimati ad assumere la qualifica suddetta, né ad eseguire la quantificazione dei pregiudizi supra menzionati.

In casi simili è configurabile, invero, anche un’evasione fiscale – oltre a un evidente danno all’erario, che dovrebbe portare alla trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti.

Nemmeno può tacersi la cattiva prassi di concedere lunghi, immotivati e dilatori rinvii delle udienze la qual cosa rappresenta un gravissimo e preoccupante rallentamento dei processi. Spesso il numero maggiore di rinvii riguarda la fase istruttoria allorché il Giudice, in caso di mancata comparizione dei testimoni, fissa un numero di successive udienze che non trova ragione nelle disposizioni di legge.

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Tutti questi spiacevoli eventi tendono a provocare non solo l’ impoverimento della difesa ma anche un rallentamento della giustizia.

Infatti, l’intento politico di riduzione dei tempi processuali “garantito” dalla riforma si è rivelato essere un vero e proprio buco nell’acqua se si tiene conto del fatto che, purtroppo, la riforma ha complicato e formalizzato i problemi legati all’esercizio del diritto di difesa.

È ancora più triste appurare che i primi a non difendere la categoria sono stati proprio gli avvocati stessi che, ormai, delusi da un sistema che non li ha opportunamente tutelati, si sono arresi di fronte a questi terribili scenari, svendendosi e svolgendo lavori completamente a titolo gratuito solo al fine di accaparrarsi la clientela e promuovere cause di ogni natura.

Ma v’è dell’altro!

Con l’avvento del processo telematico, i Giudici si sono mostrati sempre meno inclini a leggere con attenzione atti e documenti ed a provocare un effettivo contraddittorio tra le parti, anche al fine di favorirne la conciliazione, come previsto dal codice di rito. Inoltre, complici i plurimi guasti che interessano il sistema telematico, i tempi di definizione delle singole cause sono diventati ancor più biblici

Si parla tanto di un miglioramento qualitativo dello stile di vita dell’avvocato, a seguito della digitalizzazione, ma come può esercitarsi correttamente questa professione se non si è più abituati a pensare, a ricercare dettagliatamente le norme da applicare al caso di specie e né, tanto meno, si è più abituati vedere quella che un tempo era la vera e propria arringa processuale? Un arringa fatta di passione, cultura e strategia che metteva i diritti del Cittadino al primo posto e che rendeva l’avvocato un vero e proprio portatore di giustizia. Una giustizia che si faceva valere, che si faceva sentire a gran voce e che ad oggi, invece, sembra quasi non esistere più.

 

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OCCORRE RESTITUIRE DIGNITA’ E CENTRALITA’ ALLA FIGURA DELL’AVVOCATO PER PROMUOVERE LA EFFETTIVA TUTELA DEI DIRITTI DEI CITTADINI

Non dobbiamo dimenticare che la principale funzione degli avvocati è la tutela dei diritti individuali. E poiché l’Avvocatura è strumento di garanzia e difesa del diritto fondamentale alla giustizia, nell’esercizio del proprio ruolo l’avvocato esprime adesione alla Costituzione e dà corpo alla speciale identità del nostro ordinamento costituzionale.

Tutelare il diritto alla difesa significa inoltre promuovere un processo giusto, che serve alla tutela dei diritti e degli interessi (art. 24 Cost.): ossia un processo adeguato allo scopo per cui è destinato. Perciò lo svilimento del ruolo degli avvocati non può che indebolire le tutele dei cittadini, divenendo allora un problema che riguarda l’intera collettività

La professione legale, dunque, risponde ad una importante funzione sociale, il cui svolgimento non sempre si sposa appieno con le esigenze di produttività del sistema giudiziario, in ossequio alle quali si è oramai disponibili a mettere in discussione la tenuta dei principi fondamentali, primo fra tutti il diritto di difesa.

Per questo occorre intervenire al fine di evitare che nelle aule di giustizia vengano poste in essere attività illecite ed abusive, a discapito dei principi del giusto processo e impedire che il processo si riduca a mera sequenza di passaggi procedimentali, senza effettivo contradditorio, magari con l’obiettivo finale di sostituire gli operatori del diritto con un algoritmo.

In virtù di ciò, Civicrazia reputa opportuno invitare tutti coloro che abbiano subito abusi, anche ad opera di magistrati, o gravi disfunzioni nell’abito dei processi, a segnalarli, scrivendo all’indirizzo e-mail denunciolatruffa1@gmail.com.

Al contempo si propone di far istituire un Osservatorio sulle Truffe all’interno degli Uffici Giudiziari, proprio per evitare il perpetuarsi di condotte illegittime che possano nuocere al buon nome della nostra Repubblica – ove, come noto, continua a farla da padrona una Giustizia…che non c’è, in quanto strumentalizzata a proprio piacimento da taluni -, la quale deve continuare ad essere uno stato sociale di diritto.

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Riccardo Vizzino; Avvocato,

Responsabile nazionale di Civicrazia contro le truffe assicurative



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