La protesta per la stabilizzazione di 4 mila persone. Venerdì i leader dell’opposizione hanno fatto visita al presidio
Era partita come un’assemblea per confrontarsi. Ma poi si è trasformata in un’occupazione permanente, che sta attirando l’attenzione della politica e che lunedì prossimo porterà 4000 precari da tutta Italia a partecipare a un flash mob in piazza del Popolo. Sta montando la protesta dei ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche, che dal 28 novembre scorso stanno «picchettando» il palazzo di piazzale Aldo Moro chiedendo la stabilizzazione di migliaia di precari. A far scattare la scintilla è stata la chiusura della presidente Maria Chiara Carrozza, che durante il giorno di assemblea, il 28 novembre scorso, ha comunicato che, pur essendo in corso la ricognizione del personale precario, «l’Ente non intende procedere con le stabilizzazioni», come si legge nel comunicato sindacale.
«Una risposta che FLC CGIL e la Federazione UIL Scuola RUA insieme all’assemblea hanno ritenuto insufficiente e inaccettabile, decidendo pertanto di proseguire la mobilitazione con un’assemblea permanente presso il CNR fino a che non arriveranno risposte certe dalla presidente e soprattutto dal governo, per porre fine alla condizione che lede la dignità dei lavoratori precari del CNR».
La protesta si appella all’articolo 20 del decreto legislativo 75/2017, la cosiddetta “legge Madia”, prorogata per gli enti pubblici di ricerca fino al 31 dicembre 2026 dall’articolo 6 comma 8-quater del Dl 198/2022. «Il provvedimento è sempre più urgente vista la grave situazione in cui versa il Cnr – scrive in un comunicato il “Coordinamento Precari del Cnr” – L’urgenza in primis sono i contratti in scadenza che rischiano – con le nuove norme – di non essere rinnovati, mandando a casa centinaia di persone che magari, in vario modo, collaborano con il Cnr da più di 10 anni».
Di quante persone parliamo? Secondo una stima, sono 2700-2800 gli assegni di ricerca, a cui vanno aggiunti mille contratti a tempo determinato tra tecnici, tecnologi e amministrativi, la maggior parte con scadenza dei progetti PNRR nel 2025 o al massimo nel 2026 e 300 borsisti. Non tutti, tra questi circa 4 mila precari, hanno i requisiti per l’assunzione ai sensi della legge Madia, ma sono tutte figure professionali, rilevano dal comitato, che hanno maturato esperienze e si sono formate con competenze specifiche insostituibili, con soldi pubblici: «Non stabilizzarli si tradurrebbe anche in uno spreco enorme di soldi pubblici». Per questo si invoca la necessità di un «cambiamento di rotta rispetto a quanto prospettato nella prossima Legge di Bilancio, che prevede una riduzione importante del turnover del personale e un taglio dei fondi ordinari per gli Enti di Ricerca». In Legge di Bilancio, all’articolo 86, ci sono in realtà 300 milioni per il biennio 2026/27, per la continuità dei progetti PNRR, purché rispondano ai requisiti della qualità della ricerca e della differenziazione delle fonti di finanziamento.
Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli al presidio
«Siamo e saremo al fianco dei ricercatori per chiedere che siano stabilizzati», ha detto oggi la segretaria Pd Elly Schlein intervenendo all’assemblea permanente. Presente anche il leader di M5S Giuseppe Conte: «La manovra di Giorgia Meloni taglia fondi alle università e alla ricerca – ha detto – dobbiamo lottare, insieme, contro un governo che continua a considerarle temi di serie B. La stabilizzazione di questi professionisti non è solo una questione occupazionale, ma un investimento strategico: significa dare continuità garantire innovazione e rafforzare la competitività del nostro Paese a livello internazionale. Sostenere la ricerca significa credere nel futuro dell’Italia».
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