Francia, Macron non molla: socialisti all’Eliseo per negoziare

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Dopo la sfiducia al governo Barnier, che sarà presto sostituito, i socialisti si sono detti pronti a negoziare con il presidente francese Emmanuel Macron sulla base di ”concessioni reciproche” in vista della formazione di un nuovo esecutivo che comunque avrà ”un contratto a tempo determinato”. A dirlo il segretario del partito socialista francese Olivier Faure, ricevuto da Macron alle 12 all’Eliseo.

Intervistato da France Info, Faure si è detto pronto ad arrivare a “compromessi su tutti i temi” comprese le pensioni, e spera che Macron nomini “un precursore”. L’obiettivo è quello di ”trovare una soluzione perché non possiamo fermare il Paese per mesi”, ha dichiarato. Faure ha aggiunto che il negoziato non riguarderà tutte le forze del Nuovo Fronte Popolare poiché ”la France insoumise si è esclusa da questa discussione”. Per quanto riguarda i repubblicani, “Laurent Wauquiez può sedersi al tavolo, ma quello che voglio sono concessioni reciproche”, ha detto.

Per raggiungere questi compromessi, Faure ha proposto ”un congelamento” della riforma delle pensioni e non più di un’abrogazione immediata. ”Su tutti i temi siamo costretti a scendere a compromessi perché non abbiamo la maggioranza assoluta”, ha affermato.

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Nuovo governo, le linee rosse di Macron

Due le linee rosse di Macron per il nuovo governo, secondo quanto indicato dallo stesso presidente francese in un incontro con i suoi parlamentari. Ne riferisce Bfmtv, secondo cui Macron non vuole nominare un premier socialista fino a quanto il Ps continuerà a essere alleato de La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon. In secondo luogo, l’altra condizione posta dal presidente è che non sia ‘disfatta’ la legge sulla riforma delle pensioni.

Il discorso di Macron

“Laddove ci sono divisioni, abbiamo bisogno di unità”. Archiviato il governo Barnier, dimissionario a soli tre mesi dal suo insediamento dopo essere stato rovesciato con una mozione di sfiducia, la Francia avrà presto un nuovo premier. Ma Emmanuel Macron, nonostante le richieste a gran voce dell’opposizione, esclude categoricamente le dimissioni. Per ribadirlo, il presidente francese si è rivolto ieri alla nazione in un discorso televisivo. “Il mandato che mi avete democraticamente affidato – ha scandito – è di cinque anni e lo eserciterò fino in fondo. La mia responsabilità è quella di assicurare la continuità dello Stato, il buon funzionamento delle nostre istituzioni, l’indipendenza del nostro Paese e la protezione di tutti voi”. Fino al 2027, ha specificato, “abbiamo 30 mesi davanti: siano d’azione”.

Un nuovo premier sarà quindi nominato “nei prossimi giorni”, ha annunciato Macron, spiegando che “lo incaricherò di formare un governo di interesse generale, che rappresenti tutte le forze politiche che possano parteciparvi o che quantomeno si impegni a non censurarlo”, e sottolineando che il nuovo primo ministro dovrà “formare un governo ristretto al vostro servizio” e la sua “priorità sarà il bilancio”.

Dopo la bocciatura della legge di bilancio per la previdenza sociale e la censura del governo di Michel Barnier, Macron promette quindi “una legge speciale” da depositare in Parlamento “prima della metà di dicembre”. La “legge speciale” sarà una legge “temporanea” che “permetterà, come previsto dalla Costituzione, la continuità dei servizi pubblici e della vita nel Paese. Applicherà le scelte fatte nel 2024 al 2025”.

Per il presidente francese, la decisione presa a giugno, dopo le europee, di “sciogliere l’Assemblea nazionale non è stata compresa” ed “è una mia responsabilità”. Macron ha però denunciato le ‘forze del caos’ che si sono unite in “un fronte anti-repubblicano” facendo cadere Barnier. “L’estrema destra e l’estrema sinistra si sono unite in un fronte anti-repubblicano… I deputati del Rassemblement National e del Front Populaire hanno scelto il disordine. Non per fare, ma per disfare”, l’accusa. Poi, in un riferimento ai socialisti, ha aggiunto: “Le forze che ancora ieri governavamo la Francia hanno deciso di aiutarle”.

“Perché questi deputati hanno scelto la censura? Perché pensano alle elezioni presidenziali”, ha attaccato ancora Macron, che ha poi sottolineato: “Non mi assumerei mai la responsabilità di altri”.

Macron ha esortato quindi a un progetto di governo “chiaro” come lo è stato quello per la cattedrale ricostruita dopo essere andata a fuoco cinque anni e mezzo fa: “Sabato, davanti al mondo intero, celebreremo la riapertura al pubblico di Notre Dame de Paris. E noi siamo riusciti in questo cantiere, che si pensava fosse impossibile”, ha rivendicato.

“Perché c’era una direzione chiara, una volontà. Ognuno ha svolto un ruolo essenziale in una causa che era al di sopra di tutti noi – ha sottolineato il presidente – È la stessa cosa che dobbiamo fare per la nazione, avere una rotta chiara per la salute, la sicurezza, il clima. Una rotta chiara, con un Parlamento che possa trovare un compromesso. Laddove ci sono divisioni, abbiamo bisogno di unità”.

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Cosa succede

Macron, con oltre due anni di mandato presidenziale che gli restano, dovrà scegliere un successore valido, mentre alcuni oppositori gli chiedono di dimettersi. Il parlamento frammentato rimarrà invariato, poiché non si potranno tenere nuove elezioni legislative prima di luglio. La mozione di sfiducia, presentata dall’estrema sinistra dell’Assemblea nazionale, è arrivata in un momento di stallo sul bilancio di austerità del prossimo anno, dopo che lunedì il primo ministro aveva imposto l’approvazione di un disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale senza votazione.

Con il sostegno decisivo del Rassemblement National di estrema destra di Marine Le Pen, la maggioranza dei 331 deputati della Camera, composta da 577 membri, ha votato per rovesciare il governo. Parlando alla televisione TF1 dopo il voto, Le Pen ha detto che “avevamo una scelta da fare e la nostra scelta è quella di proteggere i francesi” da un bilancio “tossico”. Le Pen ha anche accusato Macron di essere “in gran parte responsabile della situazione attuale”, aggiungendo che “la pressione sul presidente della Repubblica diventerà sempre più forte”.

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