RIVA DEL GARDA. Sono bastate poche ore per passare da detenuta agli arresti domiciliari, a sindaca madrina del Natale. Dopo la trasformazione del provvedimento di arresto in “obbligo di dimora nel Comune”, la sindaca Cristina Santi ha già annunciato che si concederà un bagno di folla, in piazza, per l’accensione delle luminarie di Natale alle ore 17.30 in piazza Tre Novembre a Riva del Garda.
Ma già ieri non si era tirata indietro, partecipando da remoto alla riunione di giunta. «Come spesso succede, lei è sempre puntuale, anzi anticipa tutti – spiega la vicesindaca Silvia Betta – e abbiamo lavorato su tutte le voci all’ordine del giorno. Lei è determinata e grintosa, come sempre, ci ha ridato un po’ di energia, dopo aver passato quello che abbiamo passato nelle ore scorse».
Il gip di Trento Enrico Borrelli ha revocato gli arresti domiciliari alla sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, sostituendoli con obbligo di dimora. La comunicazione è arrivata al termine dell’interrogatorio di garanzia, durato poco più di un’ora. La sindaca è arrivata in Tribunale accompagnata dai legali Nicola Zilio e Ilaria Torboli. È stata sentita dal giudice dopo l’architetto bolzanino, Fabio Rossa, che invece si è avvalso della facoltà di non rispondere, dopo aver respinto ogni addebito. “Siamo felici, attendiamo il provvedi amento in fase di redazione e da oggi il nostro sindaco torna anche fisicamente in Comune”, ha affermato Torboli all’uscita dall’aula. A quanto riferito dai legali, durante l’interrogatorio sono state fatte “alcune considerazioni” e ci sarà “un nuovo interrogatorio chiarificatore”. In merito al provvedimento del gip, Santi si è detta “molto soddisfatta”.
Domani il “presidio per la legalità”. Nella stessa piazza, ma domani mattina, per esprimere indignazione, per smuovere le coscienze, per tenere alta l’attenzione e per dire con forza che la legalità deve essere la bussola per tutti. L’appello, con la convocazione di un presidio, arriva dai rappresentanti dei lavoratori e della società civile: a firmarlo sono stati Walter Nicoletti (Acli trentine), Mario Cossali (Anpi), Andrea La Malfa (Arci del Trentino), Michele Bezzi (Cisl del Trentino), Andrea Grosselli (Cgil del Trentino) e Walter Alotti (Uil del Trentino), ma la speranza è che altri gruppi e associazioni, oltre a singoli cittadini, possano aderire.
L’appuntamento è per domani, sabato 7 dicembre, alle 10.30, in piazza III Novembre, a Riva del Garda. Una location scelta non a caso, visto che la città è diventata il simbolo trentino della maxi inchiesta della procura e visto che su piazza III Novembre si affaccia Palazzo Pretorio, sede del Municipio.
«L’opaco intreccio tra affari e politica locale – scrivono i promotori dell’iniziativa – che ha portato la procura della Repubblica ad aprire un’indagine e ad emanare provvedimenti restrittivi per alcuni amministratori e imprenditori tra il Basso Sarca e l’Alto Adige lascia sgomenti migliaia di cittadine e cittadini». Ancora: «Come rappresentanti della società civile, nel rispetto della presunzione di innocenza, ribadiamo la nostra gratitudine per i magistrati inquirenti e le forze dell’ordine che stanno indagando per fare piena luce su quanto accaduto nell’Alto Garda. Una magistratura libera e indipendente è il prerequisito per il buon funzionamento di ogni società».
E quest’ultimo passaggio, tra le righe, nasconde una prima “novità”: se da martedì a oggi i vari politici trentini avevano espresso “solamente” fiducia nella magistratura, ecco che viene usato il termine “gratitudine”, per dire grazie a chi si è mosso portando alla luce i rapporti tra mondo politico ed economico.
Proseguono i promotori: «Non possiamo dimenticare come il contenzioso urbanistico ed edilizio ora oggetto di indagine, animava da anni le cronache giornalistiche e il dibattito pubblico. Nessuno può dire di non conoscerne i contorni. Dobbiamo quindi ammettere che, se oggi i provvedimenti giudiziari emessi dalla procura colpiscono per la loro gravità, noi per primi, come cittadini, abbiamo forse sottovalutato le conseguenze di un rapporto tra politica e imprenditoria che rischia ancora una volta di trasformarsi in patologia. L’intervento della magistratura ci dice che oggi il sistema immunitario della comunità rischia di non fare da argine a comportamenti che superano il rispetto formale e sostanziale dei ruoli e creano un anomalo intreccio fra garanti degli interessi pubblici e rappresentanti degli interessi privati. È necessaria pertanto una mobilitazione delle persone e delle coscienze che, al di là della ricerca delle responsabilità che competono alla magistratura, innalzi il livello di attenzione e di responsabilità da parte della società trentina nei confronti della legalità. Vogliamo ribadire pubblicamente il NO della nostra comunità ad ogni forma di intreccio perverso tra affari e politica perché il bene pubblico viene prima di ogni interesse privato».
Aggiunge il neo presidente delle Acli Walter Nicoletti: «Le notizie che leggiamo sono sconvolgenti. L’atteggiamento peggiore sarebbe stare zitti e fermi, invece noi vogliamo esserci. Ovviamente senza giudicare nessuno e senza entrare nella questione giudiziaria, ma ribadendo che questa indagine non è il primo e unico campanello d’allarme, visto quello che è accaduto con Perfido. Crediamo che la società civile trentina debba inquietarsi e reagire a un uso improprio delle istituzioni. Non lamentiamoci, poi, se la gente non va a votare. Personalmente vorrei poi invitare a ripensare il modello di sviluppo della Busa, che rischia di basarsi solo su cemento e infrastrutture: fermiamoci e ripensiamo e ridisegniamo insieme il futuro».
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