Portafogli 2025, Amundi consiglia di guardare anche oltre big Usa

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Amundi entra nel 2025 con una visione “leggermente pro-rischio, bilanciata con asset resilienti all’inflazione”. In un contesto di sfide politiche e geopolitiche che sono in aumento. Con numerose anomalie come la concentrazione di mercato e l’eccessivo indebitamento, accanto a questo outlook favorevole a livello macroeconomico, richiedono una diversificazione del portafoglio maggiore oltre ad aggiustamenti dinamici dell’allocazione.

Luci in un mondo in chiaroscuro, questo il titolo di un outlook che definisco spigoloso, con parecchie incognite dopo le elezioni negli Stati Uniti“. Esordisce così Monica Defend, Head of Amundi Investment Institute, presentando e illustrando il nuovo outlook 2025 con Francesco Sandrini, Chief Investment Officer di Amundi SGR.  “Soprattutto, sarà importante capire quanto verrà tradotto in misure effettive,  e fondamentale sarà la sequenza e l’entità delle tariffe. Avranno un impatto importante non solo in termini di crescita e inflazione in America, ma di riflesso anche sulla politica monetaria”,  spiega l’esperta.

Usa verso soft landing, Europa destinata a una modesta ripresa verso la crescita potenziale

“Un anno in cui i temi macroeconomici, a nostro avviso, saranno ancora fondamentali”, puntualizza ancora Defend. Partiamo proprio dallo scenario macroeconomico, con la crescita globale dovrebbe stabilizzarsi al 3% nel 2025 e nel 2026. Con alcuni temi da non perdere di vista, tra cui la disinflazione potrebbe persistere, ma i rischi di inflazione incombono e la Fed potrebbe doversi adattare a potenziali cambiamenti della politica statunitense.

Anche il differenziale di crescita tra i mercati emergenti e quelli sviluppati dovrebbe stabilizzarsi, con i mercati emergenti che cresceranno del +3,9% e i mercati sviluppati del +1,6% nei prossimi due anni. Da Amundi si attendono una lieve decelerazione dell’economia statunitense verso un cosiddetto ‘soft landing’, la ripresa dell’Europa verso la crescita potenziale sarà moderata e progressiva mentre l’Asia rimarrà un importante motore della crescita, nonostante il rallentamento della Cina.

Non solo mega-cap Usa

Soffermandosi sulle implicazioni per gli investimenti Amundi segnala che “questa fine del ciclo non convenzionale presenta un mix di anomalie economiche e finanziarie. Da un lato vediamo economie resilienti, abbondante liquidità a livello macroeconomico, condizioni finanziarie più favorevoli e disinflazione nonostante l’elevata incertezza sul fronte delle politiche. Dall’altro lato, abbiamo un’elevata concentrazione, valutazioni costose e bassa volatilità nel mercato azionario, in contrasto con l’elevata volatilità del reddito fisso”.

Secondo la view di Vincent Mortier, group cio di Amundi, nel 2025 sarà fondamentale cogliere le opportunità offerte dagli asset rischiosi, bilanciando al contempo i rischi di inflazione. Gli investitori dovrebbero ampliare l’esposizione azionaria oltre le mega-cap statunitensi, cercare reddito tra gli asset liquidi e illiquidi e implementare le coperture in un mondo più frammentato.

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Tra le singole asset class, guardando l’azionario Amundi vede del potenziale per un ampliamento del rally oltre le mega-cap statunitensi e le azioni con valutazioni elevate, date le prospettive di utili e liquidità. Privilegiamo un approccio diversificato a livello globale e cerchiamo opportunità di valore negli indici Usa equal-weighted, in Giappone e nel value in Europa. A livello settoriale, le preferenze vanno nella direzione dei finanziari, delle utility, dei servizi per le comunicazioni e dei beni di consumo voluttuari.

“Dal punto di vista dell’asset allocation, siamo ragionevolmente costruttivi sull’azionario, guardando alle società a media capitalizzazione americane. Cauti, invece, su quelle a bassa capitalizzazione Usa. Più costruttivi sulle small cap europee, visto che la Bce contrariamente alla Fed ha già tracciato la strada dei tassi”, afferma Francesco Sandrini, Chief Investment Officer di Amundi SGR.

E il reddito fisso? “Nonostante la volatilità attesa, la bassa probabilità di recessione e le banche centrali più accomodanti sostengono i mercati del credito, i cui fondamentali sono solidi e i rendimenti più elevati rispetto al passato – si legge nell’outlook di Amundi -. I titoli di Stato, il credito Investment Grade e quello High Yield a scadenza breve, i leveraged loan, le obbligazioni dei paesi emergenti e il private debt presentano interessanti opportunità di reddito. I titoli di Stato europei sono anche una fonte di diversificazione, dato il rallentamento dell’inflazione”.

In particolare, Sandrini rimarca che sulla “curva americana ci sono alcuni dubbi legate alle politiche di Trump” e  per questa ragione “restiamo cauti sulla parte lunga della curva, più saggio posizionarsi sui segmenti più brevi, che vanno dai 2 ai 5 anni)”. Discorso diverso per l’Europa su cui, spiega l’esperto, “preferiamo prendere una posizione governativa su tutto l’arco della curva”.

 



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