Le previsioni della Banca d’Italia per l’economia fino al 2027 • BCC La Voce

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Si prevede che il PIL dell’Italia crescerà dello 0,5 percento nel 2024 e accelererà nei tre anni successivi, a un tasso medio annuo di circa l’1 percento, trainato dalla ripresa dei consumi e delle esportazioni. Si prevede che gli investimenti saranno frenati dalla riduzione degli incentivi per la ristrutturazione degli edifici residenziali, ma si prevede che trarranno beneficio dall’attuazione dei progetti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (NRRP) e dal graduale calo dei costi di finanziamento.

Si prevede che l’inflazione rimarrà bassa, all’1,1 percento in media quest’anno, all’1,5 percento nei prossimi due anni e al 2,0 percento nel 2027. L’affievolirsi del forte contributo negativo della componente energetica e, nel 2027, gli effetti temporanei dell’entrata in vigore della legislazione UE Emission Trading System 2 (ETS2) saranno probabilmente i principali motori dell’aumento dell’inflazione. Si prevede che l’inflazione di fondo sarà di poco superiore al 2 percento in media quest’anno e scenderà a poco più dell’1,5 percento nei prossimi tre anni, quando si prevede che le pressioni derivanti dall’aumento dei costi del lavoro saranno ampiamente assorbite dai margini di profitto.

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Come concordato per l’esercizio coordinato, le proiezioni si basano sulle informazioni disponibili al 20 novembre (per le ipotesi tecniche) e al 27 novembre (per altri dati). Lo scenario previsionale ipotizza che, pur in un contesto di elevata incertezza, soprattutto per quanto riguarda le politiche commerciali della nuova amministrazione statunitense, la crescita della domanda estera si consolidi, seppur su livelli ben al di sotto della media dei 20 anni precedenti la pandemia. Sulla base dei contratti futures, si prevede che i prezzi del petrolio scenderanno nel triennio e quelli del gas naturale rimarranno sostanzialmente stabili (vedere il box “Le ipotesi”). I costi di finanziamento per imprese e famiglie sembrano destinati a diminuire gradualmente.

Si stima che il PIL sia tornato a una moderata espansione nel trimestre in corso e che crescerà a un ritmo più sostenuto a partire dalla seconda metà del prossimo anno, grazie soprattutto all’andamento favorevole dei consumi e alla ripresa delle esportazioni. Rispetto allo scorso ottobre, le proiezioni di crescita del PIL sono state riviste al ribasso di circa 0,1 punti percentuali all’anno, in quanto gli sviluppi nella seconda metà del 2024 sono stati meno favorevoli del previsto e in conseguenza delle ipotesi di crescita della domanda estera inferiore alle attese e di tassi di interesse leggermente superiori alle attese. Dopo il forte calo registrato a fine 2023, i consumi sono tornati a crescere già nel primo trimestre del 2024 e si prevede che continueranno a crescere nei prossimi tre anni, sostenuti dall’andamento favorevole del potere d’acquisto delle famiglie e dalla riduzione dei tassi di interesse. Gli investimenti sembrano destinati a rallentare, a causa dell’impatto della riduzione degli incentivi alla ristrutturazione degli edifici residenziali, solo in parte mitigati dall’aumento della spesa per infrastrutture e dagli incentivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Le esportazioni, ancora deboli nella seconda metà di quest’anno, dovrebbero tornare a crescere l’anno prossimo, a un ritmo simile a quello della domanda estera. Le importazioni dovrebbero aumentare a un ritmo più lento, a causa

1 Considerando i dati di contabilità nazionale del terzo trimestre diffusi dall’Istat il 2 dicembre, non incorporati in questo scenario, il PIL aumenterebbe dello 0,7 per cento in termini non corretti per gli effetti di calendario

della debolezza della spesa per investimenti.Si prevede che il conto corrente della bilancia dei pagamenti si stabilizzi a circa l’1,0 percento del PIL.
L’occupazione sembra destinata a continuare a crescere, sebbene a un ritmo più lento del PIL. Il tasso di disoccupazione, che è sceso a 6,1 nel trimestre estivo in media, dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile nel triennio 2025-27.


L’inflazione dei prezzi al consumo dovrebbe essere dell’1,1 percento in media quest’anno e aumentare all’1,5 percento nel 2025-26 (Figura 2). Nel 2027, l’estensione dell’ambito del Sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE 2 (ETS2) per coprire la combustione di carburante negli edifici e il trasporto su strada dovrebbe far salire i prezzi dei beni energetici, portando a un aumento temporaneo dell’inflazione dei prezzi al consumo, al 2 percento in media per quell’anno. L’inflazione di fondo dovrebbe scendere dal 2,2 per cento di quest’anno a poco più dell’1,5 per cento in media nel triennio 2025-27, quando si stima che le pressioni derivanti dai costi unitari del lavoro, che dovrebbero rallentare gradualmente, saranno in gran parte assorbite dai margini di profitto.
Rispetto alle proiezioni pubblicate lo scorso ottobre, l’inflazione dei prezzi al consumo è sostanzialmente invariata.



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