La vera tendenza di quest’autunno-inverno è il ribaltone. Sono mesi che si preannunciano cambi al vertice delle maison, uscite, arrivi e rientri. E l’ultima settimana, non a caso a ridosso della chiusura dell’anno fiscale, non ha deluso. Le danze sono partite dal lato finanziario, con uno “slittamento” di ad in casa Kering: Francesca Bellettini ha lasciato la guida di Saint Laurent per sovrintendere a tutti i brand del gruppo. Al suo posto ha voluto Cedric Charbit, sinora da Balenciaga, sostituito a sua volta da Gianfranco Gianangeli, un passato da Margiela. E questo è stato solo l’antipasto.
Mercoledì pomeriggio, Maison Margiela ha annunciato che, dopo dieci anni, John Galliano non sarà più il direttore creativo. E se la notizia non è stata una sorpresa, perché la voce girava da tempo, quello che non ci si aspettava è la mancanza di drammi nella separazione, con Galliano che in una lunga e sentita lettera ha ringraziato Renzo Rosso, proprietario del brand attraverso il gruppo Otb, per avergli dato una possibilità quando per molti era ancora un paria (nel 2011 lo stilista, all’epoca alcolizzato, era stato licenziato da Dior per aver insultato alcuni avventori in un bar). Rosso, per parte sua, ha definito la loro un’amicizia profonda, e non si fatica a credergli. Resta da capire chi andrà da Margiela — per molti Glenn Martens di Diesel, un nome dunque “di casa” per Rosso — e cosa farà Galliano. Tutti si augurano un ritorno del creativo al suo brand, oggi di proprietà Lvmh e congelato da anni. Sarebbe il finale migliore.
Poi, nel pomeriggio di giovedì, una serie di comunicati a effetto domino ha avviato la nuova era Chanel: a guidare la maison sarà Matthieu Blazy, sinora da Bottega Veneta. Anche qui, nessuna sorpresa, perché la macchina del gossip fashion ha occhi e orecchie ovunque; ma non ha appannato la portata del momento. In sequenza: a metà pomeriggio si è saputo che l’inglese Louise Trotter, avrebbe lasciato la direzione di Carven. Pochi minuti dopo, Bottega Veneta ha confermato il suo arrivo, ufficializzando l’addio di Blazy, anticipato già un paio di settimane fa da diverse testate. A quel punto è iniziato il conto alla rovescia per l’inevitabile annuncio di Chanel, arrivato poco prima delle 18. Matthieu Blazy, francese cresciuto in Belgio, quarant’anni, un passato da Céline, Margiela Artisanal, Calvin Klein e, per l’appunto, Bottega Veneta, è la nuova guida creativa della maison più celebre del mondo. Prima di lui la qualifica l’hanno avuta solo Coco Chanel, Karl Lagerfeld e Virginie Viard. Pochissimi, in un sistema in cui uno stilista resta in carica in media per tre anni.
Chanel puntava a un impegno a lungo termine, dieci o quindici anni: per questo il brand ha voluto un designer relativamente giovane e senza un suo brand, in grado perciò di dedicarsi solo alle otto collezioni di prêt-à-porter, due di haute couture e due di sportswear che il marchio produce ogni anno. Blazy ha l’esperienza, l’estro e l’intuito necessari, e in più non è un personaggio “ingombrante”: non è un egocentrico e non ha mai sgomitato per apparire, tutte qualità che per Chanel, dove il marchio viene prima di tutto, fanno la differenza. Il fatturato di Bottega Veneta è di 1,6 miliardi di euro, briciole rispetto ai 19,7 di Chanel: tuttavia la macchina che Blazy guiderà è ben oliata.
Quindi ci siamo pacificati, almeno per un po’? Nemmeno per sogno: i soliti bene informati danno Jonathan Anderson in procinto di lasciare Loewe per approdare a un nome di punta del gruppo Lvmh, mentre sempre in casa Otb pare al capolinea l’avventura di Lucie e Luke Meier da Jil Sander. È tanto, troppo tutto insieme. La moda procede per cicli, però non sfugge che il settore stia attraversando un momento molto delicato, con i consumi in picchiata e il lusso in seria difficoltà. Forse tutti questi cambi sono il sintomo di una mutazione in atto, più radicale di quel che sembra.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link