In piazza contro l’overtourism: «Il Comune di Napoli neghi autorizzazioni per nuovi B&B e case-vacanza»

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di
Fabrizio Geremicca

La protesta del comitato «Resta Abitante»: si sanzioni chi ha alloggi sfitti. I B&b censiti sono 7 mila ma sulle piattaforme ce ne sono almeno 11mila

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Hanno attraversato parte del centro della città, da piazza Dante a piazza Municipio passando per la Pignasecca, per chiedere ancora una volta al Comune di adottare iniziative indispensabili a frenare la corsa all’apertura di bed and breakfast e case-vacanza, in conseguenza della quale è diminuito drasticamente il numero di alloggi in locazione per residenti e studenti fuorisede, specie nel centro storico, e sono cresciuti a dismisura i canoni di locazione.

Protagonisti dell’iniziativa, ieri pomeriggio, almeno 400 attivisti della rete “Resta Abitante”, alla quale fanno riferimento diverse realtà, dai collettivi universitari ai comitati contro gli sfratti. Striscioni, cori, fumogeni e bandiere per manifestare il disagio dei tanti che negli ultimi anni hanno dovuto abbandonare le abitazioni dove vivevano in affitto. «Nel 2012 — ha detto al megafono Alfonso De Vito, uno dei promotori della manifestazione — a Napoli furono eseguiti 1.200 sfratti in 12 mesi per morosità. Nel 2022 sono stati circa 10.000. Pur considerando che la cifra risente degli sfratti esecutivi che furono bloccati negli anni della pandemia, è una crescita impressionante». In parte certamente determinata anche dalla impennata del prezzo degli affitti, perfino in quartieri che fino a qualche tempo fa erano popolari.




















































Ecco alcuni esempi tratti da siti specializzati in annunci immobiliari. Un trilocale di 70 metri quadrati in via Santa Maria a Costantinopoli, quartiere Materdei, costa 1.500 euro al mese, per fronteggiare i quali, ad occhio e croce, stringendo la cinghia e considerando bollette e spesa alimentare, una famiglia dovrebbe avere un introito mensile di non meno di 3.000 euro. Stesso prezzo — 1.500 euro — per un bilocale di 92 metri quadrati al primo piano senza ascensore in vico Sant’Anna di Palazzo, nei Quartieri Spagnoli. Fino a qualche anno fa sarebbe costato circa la metà. E’ questo il contesto nel quale anche a Napoli, come già era avvenuto in altre città, ha preso piede il movimento che sollecita l’amministrazione Manfredi a porre un freno alla proliferazione di bed and breakfast e case-vacanza, per tutelare i residenti.

«Al Comune — hanno detto ieri durante la manifestazione — chiediamo sostanzialmente tre cose. La prima: di istituire l’obbligo del cambiamento di destinazione d’uso per le attività extra-alberghiere, compresi gli affitti brevi. La seconda: il blocco delle nuove strutture turistiche extra-alberghiere nel centro storico fino alla definizione di soglie di sostenibilità per il numero di posti letto turistici e la definizione di soglie urbanistiche sostenibili per le attività extra-alberghiere in ogni zona della città. La terza: l’attuazione e la diffusione di condomini sociali. Ne è stato realizzato uno, ma ne servono molti altri». Avanzano poi altre istanze le quali richiedono scelte legislative a livello nazionale: il ripristino dell’equo canone e l’introduzione di sanzioni per le case sfitte.

«Il fenomeno dell’overtourism — ha ribadito Chiara Capretti, attivista di Potere al Popolo e consigliera della II Municipalità — a Napoli è particolarmente grave perché la nostra è una città nella quale il 44% delle famiglie vive in case in affitto. Centinaia di migliaia di persone sono dunque particolarmente esposte ai contraccolpi della impennata delle locazioni e della sempre più scarsa disponibilità di immobili destinati ai residenti». I bed and breakfast ufficialmente censiti dal Comune sono circa 7.000. «Quelli reali, però — dice la consigliera della Municipalità — sono almeno il doppio. Solo su Airbnb ci sono adesso 11.000 annunci».

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14 dicembre 2024 ( modifica il 14 dicembre 2024 | 07:54)

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