I moderati e l’ostacolo della frammentazione in Sicilia

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Politica

di Giuseppe Messina



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All’interno della vasta area di centro si è aperta in Sicilia un’importante partita politica, i cui temi spaziano dalla polarizzazione al partito popolare europeo e vedono la frammentazione come un vero ostacolo al progetto sturziano. Nella corsa dei moderati alla ricerca di una casa comune l’Isola si conferma “officina politica”. Il punto di vista di Nuccio Cusumano

Proprio nei giorni scorsi, Lombardo, Miccichè e Lagalla hanno dato vita ad un nuovo soggetto politico che ambisce a collocarsi al centro del centrodestra per colmare la voragine aperta dalla polarizzazione dei partiti a livello nazionale. Una radicalizzazione più che ideologica nei contenuti dell’azione politica sia del Pd che di Fdi, che ha spinto non solo i nostalgici, ma un’ampia fetta della società a riflettere su come rinvigorire i principi di quel movimento cattolico che getta le sue radici nel pensiero di don Luigi Sturzo. 

La notizia non è di quelle che passano inosservate, perché i protagonisti sono tre “pesi specifici” della politica siciliana, considerati tali non soltanto per l’enorme consenso elettorale che hanno sempre riscosso: Lombardo, già presidente della Regione, Miccichè già presidente dell’Ars e Lagalla attuale sindaco di Palermo. 

Gli interrogativi, però, permangono, perché la frammentazione politica, caratteristica tutta italiana, sopravvissuta anche  all’era del bipolarismo, non chiarisce il perimetro entro il quale dovrebbero ritrovarsi i moderati, orfani del centro. In Sicilia, oltre alla presenza della Nuova Dc di Totò Cuffaro, da tempo al lavoro per la costruzione di un contenitore politico che aggreghi tutti i moderati, di Noi Moderati di Saverio Romano, di Forza Italia del presidente Renato Schifani, pezzi del centrosinistra pronti a riciclarsi (Azione, Italia Viva), insistono altre realtà (parlo, ad esempio, di Cateno De Luca col suo movimento), che orbitano nell’universo moderato e che vivacizzano, da qualche tempo, il dibattito politico nella terra di Don Sturzo, da sempre laboratorio di nuovi scenari per il resto del paese. 

Abbiamo chiesto a Nuccio Cusumano (Stefano all’anagrafe), siciliano di Sciacca, politico italiano di lungo corso, parlamentare della Repubblica dal 1992 al 1996 e dal 2001 al 2008, Sottosegretario di Stato al Ministero del Tesoro nel primo governo D’Alema, tra il 1998 e il 1999 e fondatore dell’associazione politica “Democrazia è territorio” (che avrà il suo battesimo a gennaio alla presenza del Governatore della Sicilia Schifani) un parere sulla nascita del nuovo partito targato Lombardo-Miccichè-Lagalla e, più in generale, sulla corsa ad accaparrarsi i tantissimi elettori moderati in Sicilia. 

“Apprezzo l’iniziativa che avviene dopo la federazione del MPA con Forza Italia che ha anticipato la nascita del nuovo soggetto politico concepito da tre leader, miei stimati e cari amici, ai quali riconosco qualità e autorevolezza. Iniziativa che mi fa ben sperare per il lavoro che verrà fatto al Centro e per la possibilità concreta sul terreno politico e programmatico di un comune intento con Forza Italia, che può andare oltre, interpretando la forte domanda di un soggetto politico che si richiami al Partito Popolare Europeo, marcando meglio l’identità riformista, cattolica, democratica e liberale. 

Cusumano detta il percorso possibile: “Sono personalmente convinto che la sfida futura vedrà protagonista un ampio raggruppamento che occupa l’area centrista, maggioranza ampia nel Paese, abbattendo gli steccati di comoda convenienza e rimuovendo il tarlo corrosivo del protagonismo legato soltanto alla logica, a volte nefasta, del carrierismo personale. Oggi abbiamo una grande opportunità: costruire un grande partito regionale al servizio del migliore futuro della Sicilia, partendo da Forza Italia che può rappresentare il presidio migliore, più attrezzato per compiere, tutti insieme, l’auspicato grande passo in avanti”. 

Però, in questa “folle” corsa verso il centro, i dubbi restano come gli interrogativi. I riferimenti culturali rimangono nebulosi. Probabilmente i protagonisti della “corsa” sarebbero meno smarriti, se si sforzassero di: guardare allo straordinario e più che mai attuale manifesto politico di don Sturzo, fondato sullo stato decentrato e sui comuni, sul sostegno ai più deboli, sugli Stati Uniti d’Europa motore di crescita dei popoli per una pace duratura.  Oggi la politica ha bisogno di minori isterismi, minori contrapposizioni, minori estremismi, minori “ismi”; in una parola, di maggiore capacità di “ascolto”.  La politica gridata è quella che non ascolta; ma il popolo non ascoltato diserta le urne.  La politica che modera e frena gli estremismi potrà convincere gli astensionisti a tornare protagonisti del cambiamento della società? Sono queste le domande che dovrebbero porsi i protagonisti della politica “moderata”.    

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