di Pietro Gorlani
Contrari ambientalisti, un gruppo di sindaci, SI e M5S ma Roma ha deciso. Al Prefetto l’opera di mediazione
Nuova collocazione, vecchi attriti. La scelta del ministero dell’Ambiente di realizzare un unico depuratore del Garda a Lonato anziché i due impianti previsti a Gavardo e Montichiari, vede comunque la contrarietà dei sindaci dell’asta del Chiese, dei comitati ambientalisti del Presidio 9 agosto (con un distinguo del comitato Gaia), del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana. Il motivo è uno: lo scarico delle acque depurate sarebbe comunque nel fiume Chiese, che in estate si riduce ad un rigagnolo e si temono rischi sanitari. E si torna per questo ad invocare il potenziamento dell’impianto di Peschiera, con scarico nel Mincio. Un’ipotesi, stando ad autorevoli fonti ministeriali, che al momento non ha alcuna chance.
Il prefetto-commissario Andrea Polichetti rimanda una presa di posizione ufficiale alla prossima settimana, quando avrà approfondito la documentazione della decisione presa dal Ministero ma è innegabile che la possibilità di avere grandi quantitativi d’acqua (di scarico) in estate nel Chiese alletta il mondo agricolo e resta un aspetto più che positivo anche per i tecnici del ministero. Lo stesso presidente di Coldiretti, Ettore Prandini (di casa a Lonato) ha più volte dichiarato di essere completamente d’accordo allo scarico nel Chiese, che reputa una manna per le esigenze irrigue di migliaia di ettari coltivati a mais.
Posizione diametralmente opposta è quella di Marco Togni, sindaco leghista di quella Montichiari bagnata dal Chiese che ora siede come consigliere provinciale in Broletto. Togni invoca l’intervento della Corte dei Conti («unitamente alla Procura» aggiunge) per far luce sulle spese di progettazione già sostenute (inutilmente) e attacca: «Noi sindaci siamo contrari allo scarico nel Chiese indistintamente; perché le varie scelte di Gavardo, Montichiari, Lonato non sono frutto di serie e approfondite valutazioni ambientali, a partire dalla Vas, ma di decisioni prese a tavolino. Noi continuiamo a chiedere che norme e le leggi siano rispettate. Avere un depuratore a Lonato, ovvero un metro al di là del confine comunale di Montichiari, per avere poi un canale di 10 chilometri che mi scarica nuovamente nel Chiese mi fa arrabbiare molto».
Contrario allo scarico nel Chiese anche Davide Comaglio, primo cittadino di Gavardo: «Sì può adeguare l’impianto di Peschiera o comunque utilizzare ancora il Mincio come recettore delle acque reflue» dice con riferimento alla proposta ventilata tre anni fa dall’ingegner Filippo Grumi del comitato Gaia, che ipotizzava di utilizzare dei canali e rogge secondarie per raggiungere comunque il Mincio.
Gli attivisti del Presidio 9 Agosto, che per oltre tre anni hanno soggiornato giorno e notte sotto la Prefettura contestando la scelta di Gavardo-Montichiari fatta dal l’ex commissario Attilio Visconti, bollano la virata su Lonato come «una soluzione raffazzonata», fatta «senza prendere in considerazione l’opzione più semplice: ristrutturare l’impianto già esistente a Peschiera e affrontare i veri problemi del lago», ovvero la necessità di dividere acque bianche e nere. Posizione che combacia appieno con quella di Sinistra Italiana e dei 5 Stelle.
«La soluzione Peschiera resta ancora quella più sostenibile e non si comprende come ci si ostini a non volerla considerare ora che il mega progetto di Gavardo e Montichiari è crollato sotto le sue contraddizioni» commenta Luca Trentini, segretario provinciale di Sinistra Italiana, che nel contempo chiede che «cessi il commissariamento ministeriale e si riconsegni alla politica la scelta della collocazione più economica e ambientalmente sostenibile, da individuarsi attraverso uno studio di fattibilità realmente indipendente».
Per la consigliera regionale M5S Paola Pollini, con l’opzione Lonato per l’ennesima volta «vengono ignorati i territori e la volontà dei cittadini». Le altre forze politiche per ora mostrano un tacito consenso alla scelta di Roma.
Del resto l’opzione Lonato venne individuata dalla Provincia con la mozione Sarnico a fine 2020. Starà al commissario prefetto, nelle prossime settimane, incontrare nuovamente tutte le parti coinvolte per cercare massima condivisione su una scelta che ad oggi pare graniticamente definitiva.
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