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Bologna Città 30, il Tar respinge il ricorso contro mentre i primi risultati confermano la bontà del provvedimento a favore della sicurezza stradale
“È una città che si trasforma per diventare più silenziosa e più spaziosa, per avere strade sicure e curate, nuove aree verdi, piazze pedonali e piste ciclabili, attraversamenti tranquilli per le persone anziane e con disabilità, spazi protetti per i bambini davanti alle scuole, un traffico più fluido per tutti i mezzi. È una città che mette al centro la salute delle persone e punta ad azzerare le morti in strada. Bologna Città 30 è un nuovo concetto di città, ancora più vicina alle esigenze di tutte le persone che la abitano. Nessuna esclusa”. Si presenta così questo progetto di mobilità sostenibile portato avanti dal capoluogo dell’Emilia Romagna, la prima grande città italiana che dal luglio 2023 ha inaugurato le zone a base emissioni, seguendo l’esempio virtuoso di tanti altri centri europei.
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I primi risultati sull’efficacia di questa misura paiono davvero confortanti, mentre il ricorso presentato da due tassisti contro il progetto è stato respinto dal Tar Emilia Romagna.
Il ricorso respinto
Con sentenza depositata lo scorso 11 novembre, il Tar Emilia Romagna ha dichiarato inammissibile il ricorso per carenza di interesse ad agire. Sono salvi così i provvedimenti contenuti in questo importante progetto, nonostante la contrarietà dello stesso Ministero dei Trasporti, che si era schierato apertamente contro il provvedimento costituendosi in giudizio.
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Il ministro Salvini aveva usato parole forti definendo surreale il dibattito in corso per la Città 30, banalizzando la portata del limite a 30Km/h posto in alcune zone del capoluogo, disposto a suo dire per “sentire meglio il canto degli uccellini”, un aspetto da contemperare “con il diritto al lavoro di centinaia di migliaia di persone perché multare chi va a 36 chilometri all’ora non vuol dire tutela dell’ambiente”.
Aveva prontamente replicato al ministro l’assessora alla Mobilità del Comune di Bologna, Valentina Orioli, secondo cui “è proprio il Piano per la sicurezza stradale del suo ministero, recependo linee guida internazionali, ad indicare il limite dei 30 km orari come misura chiave per ridurre gli incidenti sulle strade urbane. E lo stesso ministero sostiene nelle linee di azione relative che ‘in ambito urbano, in particolare, si propone, a valle di una revisione della gerarchizzazione delle strade, una chiara individuazione della viabilità a 50 km/h e delle zone a 30 km’ (pag.79). Esattamente quello che abbiamo fatto a Bologna, per ridurre gli incidenti e salvare vite sulle strade”.
A sbrogliare la matassa è intervenuto comunque il Tar Emilia Romagna, che con la sua sentenza ha chiarito che la limitazione della velocità a 30km/h in alcune parti della città non arreca alcun danno agli interessi economici ed all’attività imprenditoriale dei tassisti ricorrenti, mancando “dati oggettivi e concreti sugli effetti economici della lamentata riduzione delle corse”. Non ci sono prove quindi che tale progetto condizioni gli affari dei tassisti, al contempo i giudici hanno stabilito che il provvedimento non viola il diritto costituzionale alla mobilità, né ostacola il lavoro.
Il Comune di Bologna, d’altronde, era sempre stato convinto che la regolamentazione a 30km/h non avrebbe comportato significative variazioni ai tempi di percorrenza né danni ai lavoratori, trattandosi esclusivamente di una norma tecnica per la sicurezza pubblica. Nessuna lesione alla libertà di circolazione dunque, perché ”i provvedimenti impugnati non colpiscono il bene tutelato dalla Costituzione, in quanto non pongono limiti alla possibilità di muoversi, risiedere e lavorare liberamente sul territorio, ma dettano esclusivamente delle regole tecniche per garantire l’ordinata circolazione e l’incolumità pubblica”, ha ribadito il Tar.
Quest’ultimo ha dichiarato pure l’inammissibilità dell’intervento di Stefano Cavedagna a sostegno dei tassisti, precisando che l’ex-consigliere comunale, oggi eurodeputato, “non ha dimostrato di essere titolare di un interesse concreto ed attuale a censurare gli atti impugnati”. Al contrario i giudici hanno riconosciuto l’ammissibilità dell’intervento dell’Associazione italiana familiari e vittime sulla strada (Aifvs) a sostegno di Bologna Città 30, poiché pienamente “legittimata a rappresentare l’interesse sociale e collettivo per fermare la strage stradale e dare giustizia ai superstiti”.
“Questa sentenza è un riconoscimento significativo dell’importanza e della piena legittimità della scelta delle Amministrazioni comunali di regolare la velocità in specifiche zone cittadine a 30 km/h, per ridurre i rischi sulle strade e garantire un ambiente urbano più sicuro per tutti. E, soprattutto, è la riprova della assoluta infondatezza di tutte quelle argomentazioni di chi si batte contro la misura, in nome di un presunto diritto a viaggiare più veloci, anche a discapito della vita umana. […] Il TAR ha infatti riconosciuto che la misura non limita i diritti costituzionali dei cittadini ma, al contrario, stabilisce una regola tecnica fondamentale per favorire una circolazione più ordinata e sicura, a vantaggio di tutta la comunità. Si tratta di un passo avanti verso strade più sicure e un futuro con meno tragedie, dove la sicurezza e la vita umana sono prioritarie. Esprimiamo un sentito ringraziamento all’avv. Tommaso Rossi del foro di Ancona, per il prezioso impegno e il contributo decisivo al raggiungimento di questo risultato”, il comunicato congiunto dell’Associazione italiana familiari e vittime sulla strada (Aifvs) e della Fondazione Michele Scarponi, intervenute insieme a sostegno del progetto.
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I primi risultati
Nei primi sei mesi del 2024 la polizia locale ha effettuato 122 giornate di controlli con pattuglie su strada, provvedendo al fermo e controllo di 11.305 veicoli con 1.603 sanzioni comminate. In merito a quelle riguardanti il superamento del limite di velocità se ne sono registrate 87 per il limite dei 30 km/h e 169 per i 50 km/h.
I primi dati sulla sicurezza stradale, rilevati dalla polizia locale sulle strade del territorio comunale di Bologna (escluse autostrade e tangenziale) dal 15 gennaio al 14 luglio 2024, evidenziano gli ottimi risultati del progetto. Rispetto alla media dei due anni precedenti questi sono gli esiti: -10,78% di incidenti totali, -11,65% di persone ferite, -14,19% di incidenti senza feriti, -33,33% di persone decedute. Tradotto in numeri assoluti: 157 incidenti in meno (1.299 nel 2024 rispetto ai 1.456 di media 2022-2023), 145 persone ferite in meno (1.096 rispetto a 1.241), 2,5 persone decedute in meno (5 rispetto a 7,5 di media).
“Queste variazioni segnano un’inversione di tendenza e assumono ancora più valore se si considera che, prendendo una serie storica di dati più lunga, ad esempio negli ultimi 10 anni (tolti sempre quelli della pandemia) non erano mai stati registrati cali di questa entità”, chiarisce il Comune di Bologna.
Molto significativa è pure la riduzione degli incidenti e feriti sulle 14 principali strade radiali nei quartieri (vie Massarenti, Mazzini, Irnerio, Stalingrado, Murri, Toscana, Saragozza, Andrea Costa, Saffi, di Corticella, Zanardi, San Donato, Emilia Ponente ed Emilia Levante), dove il calo è ben più consistente rispetto al dato generale: –17,72% di incidenti (pari a -59), -27,61% di persone ferite (pari a -90). Se poi consideriamo il periodo dal 16 gennaio al 15 luglio 2024 e lo confrontiamo con lo stesso arco temporale del 2023 è del tutto evidente il calo degli incidenti più gravi classificati in codice rosso (-37,8%, dati forniti dal 118 – Centrale operativa Emilia Est).
Anche in merito alle modalità di spostamento in città emergono aspetti interessanti. Alla flessione di circa il 3% dei flussi di traffico (6.300 veicoli transitati in meno nel giorno feriale medio), corrisponde il rilevante aumento dei flussi di biciclette (+12%, corrispondente a circa 160mila transiti in più soltanto nei quattro punti della città soggetti a monitoraggio continuo), oltre al vero e proprio boom del bike-sharing (+92%, pari a 682.991 corse in più) ed ai progressi fatti segnare dal trasporto pubblico locale su gomma (+11%, grazie agli oltre 5,5 milioni di passeggeri in più).
Last but not least, Bologna Città 30 significa aria più sana e riduzione dell’inquinamento. Nella centralina ARPAE di Porta San Felice è stata registrata una significativa riduzione del livello di biossido di azoto (NO2), con un valore medio orario di 32,91 µg/m³ pari a un calo del 23,1% (42,82 µg/m3 era la media negli stessi periodi 2022-2023). “In termini assoluti è il dato più basso degli ultimi 8 anni. In termini percentuali è il calo sia annuale che biennale più marcato dal 2017 a oggi (con la sola eccezione del 2020, anno però influenzato dal Covid)”, chiarisce l’amministrazione comunale.
Il biossido di azoto è l’inquinate preso in considerazione perché è il tipico “marcatore” dei processi di combustione locali, originandosi in primis dalle emissioni dei veicoli a motore endotermico e del riscaldamento e restando più concentrato in prossimità delle principali sorgenti di emissione, in particolare le strade ad alto traffico ed il centro abitato.
Prosegue intanto l’attuazione del programma pluriennale di investimenti da oltre 24 milioni di euro, varato insieme alle nuove regole per realizzare gli interventi fisici volti a rallentare la velocità ed incrementare le infrastrutture per la mobilità attiva.
Bologna Città 30 è partita spedita e guarda già al futuro.
[Credits foto: daniele_guerrieroph]
Bologna Città 30, respinto il ricorso contro e raggiunti ottimi risultati
ultima modifica: 2024-12-14T00:01:30+01:00
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