I giudici di MasterChef Italia 14 Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri. Credit. Ufficio Stampa SKY
Ancora una volta è tempo di MasterChef Italia. E ancora una volta le storie di aspiranti chef e giudici ci raccontano di passato e futuro, ci fanno innamorare di piatti e vicende e ci fanno venire voglia di conoscere nuovi gusti e tradizioni.
Lo slogan di quest’anno è “tutto può succedere”. Ed effettivamente il nuovo meccanismo dell’all-in è una bella novità in questa fase della gara (qui vi spieghiamo di cosa si tratta). I giudici, dal canto loro, sono una garanzia di professionalità e divertimento. Ecco i top e i flop di questa prima puntata di MasterChef Italia 14, programma tutti i giovedì in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
In questo primo appuntamento con il cooking show Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy, la chef stellata Chiara Pavan aiuta i giudici Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli nelle scelte e soprattutto affianca gli aspiranti chef nella preparazione dei piatti, tra consigli e rimproveri. Vigila su pulizia, ordine e sprechi e i suoi rimproveri monotono sono una meraviglia. È la persona perfetta che tutti noi vorremmo avere al nostro fianco nelle scelte di tutti i giorni.
La 21enne di Parma si mostra molto sicura di sé e ambiziosa. Cucina un petto di piccione con salsa ai mirtilli e patate gratinate alla salsa Mornay. Dice che presto avrà una stella Michelin e che avrà un’azienda agricola. Aggiunge che farà la chef, ma anche la critica gastronomica («perché ho l’animo imprenditoriale»). Racconta di essere stata Miss Faenza, Miss Terme di Porretta e Miss Pianoro. Ottiene il grembiule grigio (riceve un “no” da Giorgio Locatelli) e ci fa pensare che less is more. Che ansia.
Il 33enne della provincia di Brindisi arriva agitato e in lacrime di fronte ai giudici. Cucina una pasta casereccia al sugo di pomodori con basilico e pangrattato alle acciughe. Piange perché «questo era il piatto che mi faceva mia nonna Maria e non ci sono riuscito». È tutto un mix di confusione e rassegnazione. Ma anche cuore. Cannavacciuolo gli dice di sì: «Tu non credi in te. Ma io ci credo».
L’ex macellaia della provincia di Pavia ci prova con un risotto con petto d’anatra e salsa all’arancia. L’impiattamento è terribile e lei si giustifica dicendo di essere nata in campagna. Come se chi nasce in campagna di default non possa avere gusto. I giudici non le danno nessun grembiule. E Barbieri è deciso: «L’anatra sembra bollita».
Che emozione ascoltare la storia di Reza. Racconta di essere dovuto scappare dal suo Iran, arrivando poi a Parigi e infine a Roma, vent’anni fa. «Il mio obiettivo a 18 anni era quello di entrare in un bar e dire: “Voglio un caffè”. Non potevo farlo perché non avevo soldi», spiega. È il primo concorrente di questa edizione di MasterChef a giocarsi l’all-in. E fa benissimo. In cucina sembra che sappia benissimo cosa sta facendo: il suo piatto (astice nappato al burro su patate con pomodori, cipolla, salsa di astice e vinaigrette allo zafferano) è un mix della sua storia. Audizione perfetta.
Il discendente di Leonardo da Vinci cucina una coscia di faraona ripiena di castagne con crema al cavolo nero, chips di cavolo nero e crema di Visciole. Si gioca l’all-in, ma sbaglia e la faraona è cruda. Antonino Cannavacciuolo è tranchant: «Sicuramente non è la Gioconda». Olè.
Mentre cucina sotto lo sguardo di Pavan è disordinatissimo. Di fronte ai giudici dice di amare gli autori del mondo classico come «Pluto». È già il nostro preferito. Il racconto del rapporto con il suo corpo lascia intendere che ha molto da mostrarci, ancora. I suoi tortelli ai broccoli arriminati con gambo di broccolo e uvetta su fonduta di caciocavallo e olio alle alici gli danno un accesso diretto nella Masterclass.
Arriva a MasterChef con la volontà di cucinare delle tagliatelle ma, in difficoltà, ammette che non ha mai tenuto in mano un mattarello («Uso la macchinetta»). Non abbiamo bisogno di sapere altro. Av salut.
Mentre Pavan lo vede cucinare si lascia scappare un «Ti piace proprio cucinare, eh?». Simone è un contadino appassionato e cucina con il cuore. Si vede. La sua fonduta di Piave Oro, nido di agretti e uovo poché con tempura di agretti sembra buonissima. Ottiene un grembiule grigio.
Dopo aver bruciato le olive in forno, Marta, art director di Ragusa, si abbatte: «È finita». Ricorda in continuazione di essere perfezionista (facendo intendere che tutto il resto, lei, invece, nella vita, l’ha fatto perfetto) e piange per colpa di queste maledette olive. Il ragazzo Andrea, intanto, vince il premio come motivatore dell’anno e fa di tutto per tenerla su di morale. Ma non c’è verso. La verità? Non abbiamo mai avuto così tanta nostalgia di una manciata di olive. Una tragedia. Grazie ai suoi ravioli di farina di carruba ripieni di coniglio e peperoni ottiene un grembiule grigio. Peccato per le olive…
È uno dei personaggi di MasterChef di quest’anno. Giulio è un bagnino simpatico e buono come il pane. Ha tatuato “Moviti” (sì, proprio scritto così, in pisano) sul braccio e, mentre parla con i giudici si sbaglia e dice di avere 86 anni invece che 36. È spassoso. Fa una ricetta «de la mi nonna»: baccalà al vapore lardellato su crema di ceci con rapa fritta e cipolla in agrodolce. La sua delicatezza arriva anche sul piatto. Tre sì.
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