Farmaci anti obesità, tra gli “effetti collaterali” anche un aumento degli sprechi alimentari

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I nuovi farmaci anti obesità stanno rivelando effetti collaterali nell’ambiente. Infatti, un nuovo studio ha appurato che l’assunzione di questi medicinali ha portato alcuni adulti americani a buttare via più cibo di quanto ne avessero buttato prima di iniziare la cura. In questo studio, infatti, una persona su quattro ammette di scartare e sprecare molto più cibo rispetto al periodo precedente la cura. La ricerca è stata pubblicata di recente sulla rivista Nutrients e, in un sondaggio condotto su persone che assumevano farmaci GLP-1, come Ozempic, è risultato che il 25% degli intervistati ha confermato di aver sprecato più cibo mentre assumevano i farmacie, e invece, il 61% dichiarava di non essere d’accordo. Nella percentuale che ammette lo spreco rientrano quei pazienti che accusavano nausea durante il trattamento e quindi che non consumava il cibo che avrebbe dovuto.

Più facilmente, questi sintomi collaterali colpiscono le persone che non soffrono di iperglicemia ma che usano questi farmaci al solo scopo di perdere peso. Gli scienziati dell’Università statale dell’Ohio, valutando congrua la quantità di casi relativi a consumatori osservati durante l’uso di farmaci anti obesità, hanno istruito uno studio sul comportamento dei consumatori. È un primo tentativo per poter valutare gli effetti di questi farmaci anti obesità sempre più popolari e il loro collegamento con lo spreco alimentare. Si è trattato di uno studio pilota per iniziare a esaminare le implicazioni di questi farmaci e per capire approssimativamente quali categorie di alimenti siano più o meno preferite dopo aver iniziato la terapia, ha affermato l’autore principale Brian Roe, professore presso il Dipartimento di economia agricola, ambientale e dello sviluppo presso l’Ohio State University. È stato osservato anche che a mano a mano che i pazienti si abituano al farmaco, di pari passo diminuisce il senso di nausea e quindi anche lo spreco alimentare.

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Di questa evenienza andrebbero informati coloro i quali si accingono al consumo di tali farmaci per economizzare anche la spesa alimentare, riducendola soprattutto nel primo tempo di assunzione. Secondo le stime della National Academies, negli Stati Uniti circa un terzo del cibo viene sprecato e circa la metà di questo spreco è attribuibile ai consumatori, che sprecano in media mezzo chilo circa di cibo a persona al giorno. A partire dalla primavera di quest’anno, il 6% degli adulti statunitensi ha riferito di assumere agonisti del GLP-1, che curano il diabete di tipo 2 e l’obesità agendo su un ormone nell’intestino tenue per abbassare la glicemia, rallentare lo svuotamento dello stomaco e segnalare la pienezza al cervello. Nello studio, quasi il 70% degli intervistati assumeva semaglutide (Ozempic, Rybelsus, Wegovy) e quasi un quarto assumeva terzepatide (Mounjaro). I ricercatori hanno intervistato 505 adulti statunitensi attualmente in cura con farmaci anti obesità tramite un questionario online incentrato su fattori sociodemografici, caratteristiche personali e domande riguardanti cambiamenti nelle abitudini alimentari, peso e spreco alimentare a partire dall’inizio della cura di farmaci anti obesità.

L’analisi dei dati ha valutato le risposte dei partecipanti circa lo spreco alimentare e l’inizio della cura anti obesità, e la maggior parte delle persone ammettevano di sprecare molto cibo dall’inizio della cura. I partecipanti allo studio appartenevano a differenti fasce d’età, e con diversi livelli di istruzione e redditi, ma la maggior parte aveva un’assicurazione. In media, il gruppo aveva perso il 20% del proprio peso corporeo se aveva assunto i farmaci per almeno un anno. Un quarto dei partecipanti che assumevano i farmaci da un anno o più aveva meno probabilità di riferire di sprecare cibo rispetto alle persone che assumevano il farmaco da 90 giorni o meno, ovvero circa il 30% degli intervistati. Sebbene la nausea fosse il principale motore dello spreco alimentare, i risultati hanno suggerito un’altra possibile influenza: cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini che hanno portato le persone a buttare via cibi che erano caduti in disgrazia e quindi non più graditi. In generale, i partecipanti hanno riferito di aver aggiunto frutta e verdura, proteine, pesce e grassi sani alla loro dieta e di aver consumato meno alcol, pasta e altri carboidrati, cibi fritti, dolci e latticini.

La carne è un alimento neutro in termini di quantità da consumare dopo aver iniziato a prendere questo farmaco. L’aggiunta di verdure alla dieta, il gruppo che primeggia come spreco alimentare, ma è anche quello che, quando è usato, presenta minori probabilità di spreco, mentre agevolano uno stile alimentare più sano. Gli autori stanno preparando un nuovo documento riguardante l’aspetto economico, in riferimento all’uso di questi farmaci anti obesità, sia per il loro acquisto sia per l’impatto economico alimentare. Questo studio si reputa opportuno visto il costante aumento delle prescrizioni di agonisti del GLP-1. Le persone che assumono questi farmaci molto probabilmente spenderanno meno in cibo, ma il cibo è indispensabile anche per gli obesi, e ovviamente deve essere consono ad un nuovo stile alimentare.

Dall’uso dei farmaci anti obesità deriva anche una forma di diseducazione alimentare, perché si scarica sul farmaco la responsabilità e cercane fuori di sé la soluzione farmacologica invece che imparare ad alimentarsi in modo responsabile e sano evitando gli eccessi. Al contempo, si è visto, aumentano gli sprechi alimentari causati da nausee che rendono il cibo inviso. Un indicatore di questo vulnus è proprio la necessità del ricorso al farmaco, anche da parte di soggetti in semplice sovrappeso e senza patologie correlate, piuttosto che moderare e mirare la propria alimentazione. Manca una consapevolezza propria, capace di rendere autonomi e che fa riacquistare i chili molto velocemente una volta smesso il farmaco. Il “peso economico” di questi farmaci prende il posto del “peso corporeo”, ma mentre quest’ultimo fa tornare l’ago della bilancia ai livelli pregressi, viceversa, l’impegno economico profuso non fa tornare alla situazione ante quo i livelli dei conti bancari.



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