“CPR d’Italia: un sistema da chiudere”. Il rapporto che denuncia l’orrore dei centri per migranti

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Un viaggio tra abusi, diritti negati e la speranza di un cambiamento. Questo è il cuore del rapporto CPR d’Italia: porre fine all’aberrazione, presentato dal Tavolo Nazionale Asilo e Immigrazione presso la sede della CGIL Molise a Campobasso. Un’analisi impietosa, frutto di accessi condotti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) durante il 2024, che descrive un sistema definito “luoghi dell’orrore”, da chiudere immediatamente.

Un sistema disumano e inefficace

I CPR, concepiti per trattenere i migranti irregolari in attesa di rimpatrio, si sono trasformati, secondo il rapporto, in simboli di repressione e propaganda politica. Luoghi dove la libertà è negata nonostante l’assenza di reati, in violazione dell’articolo 13 della Costituzione italiana.

Attualmente, in Italia sono operativi dieci Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), strutture distribuite su tutto il territorio nazionale con una capienza complessiva di oltre 1.300 posti. Tra questi, otto sono stati oggetto del monitoraggio descritto nel rapporto: Bari, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Macomer (Nuoro), Milano, Palazzo San Gervasio (Potenza), Pian del Lago (Caltanissetta), Restinco (Brindisi) e Roma Ponte Galeria. A questi si aggiungono i CPR di Torino e Trapani, attivi ma non inclusi nel rapporto.

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I CPR, nati come misura straordinaria per trattenere migranti irregolari in attesa di rimpatrio, si sono moltiplicati negli anni senza però garantire risultati concreti. Il rapporto sottolinea come questi centri, spesso in condizioni fatiscenti e con una gestione opaca, siano diventati simboli di un approccio repressivo che alimenta violazioni dei diritti umani, inefficienze strutturali e sprechi economici.

“Sono strutture che alimentano discriminazione e violazioni dei diritti umani,” si legge nel dossier. I numeri confermano questa accusa: su 6.383 persone trattenute nel 2022, meno della metà è stata rimpatriata, e chi rimane vive in condizioni descritte come “degradanti”. Tra le realtà documentate: suicidi, autolesionismo, abuso di psicofarmaci e cure mediche insufficienti.

“Sono un’aberrazione etica, giuridica e politica,” ha dichiarato Sabrina Del Pozzo, segretaria confederale della CGIL Molise. “Queste risorse, anziché promuovere inclusione, finanziano un sistema fallimentare che però continua a essere sostenuto. Non possiamo ignorare che circa 30 persone hanno perso la vita nei CPR”.

 

Diritti negati e costi spropositati

Le carenze nei CPR non sono solo morali, ma anche pratiche ed economiche. Mediatori culturali e avvocati per il gratuito patrocinio sono spesso assenti, lasciando i detenuti privi di informazioni sui propri diritti. Il sistema sanitario, già fragile, risulta inadeguato: protocolli sanitari mancanti, abuso di psicofarmaci per “controllare” i migranti, e cure insufficienti per le condizioni psicofisiche dei trattenuti.

“La salute è messa a rischio da protocolli inadeguati,” ha spiegato Antonio Amantini, segretario generale della FP CGIL Molise. “Il personale all’interno dei CPR non svolge un ruolo sociale: controllano gabbie sovraffollate, con gravi ripercussioni fisiche e mentali per i trattenuti.”

A fronte di queste realtà, i costi sono esorbitanti: 32,97 euro al giorno per ogni trattenuto, con una spesa complessiva che nel 2023 avrebbe superato i 3 milioni di euro al giorno. E tutto questo, sottolinea il rapporto, per risultati minimi: lo 0,1% delle persone in posizione irregolare viene effettivamente espulso.

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Un sistema che criminalizza, non protegge

Claudio Di Pietro, avvocato dell’ASGI, ha evidenziato il legame tra l’attuale sistema e il nuovo Patto europeo per la migrazione e l’asilo, che potrebbe ampliare ulteriormente il ricorso alla detenzione amministrativa. “Le persone trattenute si trovano ristrette nella libertà personale con un limitato controllo giurisdizionale,” ha affermato. “L’introduzione della cosiddetta ‘finzione di ingresso’ separa la presenza fisica da quella giuridica, rischiando di ridurre diritti e garanzie fondamentali.”

Il rapporto denuncia inoltre come la detenzione amministrativa alimenti un clima di discriminazione funzionale alla propaganda politica, incompatibile con i principi di uno Stato di diritto.

Un appello per chiudere i CPR

La richiesta del Tavolo Asilo e Immigrazione è chiara: chiudere immediatamente i CPR, un sistema definito “fallimentare e disumano”. “Non possiamo continuare a ignorare ciò che accade dietro quelle sbarre,” hanno dichiarato i redattori.

Al posto della detenzione amministrativa, il rapporto propone misure alternative come percorsi di regolarizzazione, rimpatrio volontario assistito e vie d’ingresso legali e sicure. “La vera sicurezza nasce dalla giustizia e dall’integrazione, non dalla repressione,” si legge nel dossier.

Il dibattito è aperto, ma il messaggio del rapporto è inequivocabile: porre fine all’orrore dei CPR è una questione di civiltà, giustizia e rispetto dei diritti umani. Come ha ricordato Italo Calvino, citato nel documento: “Cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”





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