Ancora una volta, controcorrente. Se la corrente imperante pare essere quella di nazionalismi, sovranismi e protezionismi, Sergio Mattarella non ci pensa due volte a mettere in guardia dai rischi di un politica internazionale, e nazionale, che con una retorica “semplicistica e divisiva” cerca lo scontro, la sopraffazione, la chiusura, scatenando guerre, minacciando blocchi e dazi, rompendo le regole del diritto internazionale. Ci sono gli ideali, certo, ma c’è anche un sano pragmatismo: a chi conviene la guerra, sia essa commerciale o guerreggiata? Di certo non all’Italia, e nemmeno all’Europa.
Il capo dello Stato riceve gli auguri di fine anno dagli ambasciatori stranieri accreditati a Roma, ancora una volta senza le feluche di Russia e Bielorussia ma da quest’anno anche senza quelle di Afghanistan e Myanmar. E nel discorso che chiude dodici mesi di politica estera, fa un bilancio con più scuri che chiari, cercando di far presa sui reali interessi dei cittadini. Un numero risalta su tutti: “Rilevazioni recenti fanno registrare ben 56 conflitti in atto”. Con grande concretezza, Mattarella chiede ai rappresentanti dei paesi di tutto il mondo di riflettere su un semplice interrogativo: “la vita dei nostri popoli è destinata a migliorare con la guerra?”.
Il Presidente richiama quindi la comunità internazionale a “non eludere i problemi”, come invece stanno facendo, ad esempio, molti paesi europei davanti alle richieste di asilo dei siriani, ma a pensare una strategia. “Il diritto umanitario internazionale non contempla sospensioni o congelamenti” nota. Da sempre fautore del multilateralismo e di rinnovate istituzioni internazionali, dall’Onu alla Ue, Mattarella mette in guardia dal “multiallineamento”, da “alleanze a geografia variabile in un contesto di multipolarismo”, che rischiano di portare a un situazionismo che rompe le regole, e in modo “miope” crea caos e non risolve i problemi. Parla al governo italiano? In realtà parla a tutti i paesi europei, che sarebbero condannati all’irrilevanza se pensassero di potersela giocare da soli davanti a colossi come Usa e Cina.
“Tornare indietro, al tempo della frammentazione, delle ambizioni espansionistiche nazionali, non potrà mai significare progresso” fa notare il capo dello Stato. Che non a caso indica i rischi della ricaduta economica del nazionalismo: il protezionismo. Mentre Donald Trump minaccia nuovi dazi, mentre le potenze usano i tavoli negoziali per il braccio di ferro della lotta commerciale più che per la firma di trattati di equo scambio, dal Quirinale arriva un nuovo altolà alla “pretesa della autosufficienza”. Suggestiva a parole, l’autosufficienza è un guaio per l’economia, a maggior ragione per quella italiana che basa la maggior parte della sua crescita sull’export e incassa 66 miliardi solo dalla vendita di suoi prodotti in Usa. Continuare a parlare di dazi, ammiccare a chi li propone è prima di tutto un danno economico a noi stessi, e sul lungo periodo, insegna la storia, ha portato guerre commerciali e veri e propri conflitti. C’è chi vuole “cancellare l’evoluzione del mondo degli ultimi tre secoli” per rilanciare “nuovi protezionismi”. Ma “la storia insegna che il protezionismo non ha mai portato vantaggi”, mentre la stessa Unione europea dimostra che “il libero commercio è un fattore di crescita formidabile”. Non a caso Mattarella loda il trattato tra Ue e Mercosur, malvisto a palazzo Chigi e all’Eliseo, come esempio di “proficua dialettica internazionale” che porta alla pace.
“Non esistono mai tempi facili per la diplomazia” ammette Mattarella. Ma è proprio in un momento di crisi che la comunità internazionale deve avere uno sguardo di prospettiva, una “strategia” per “costruire un ordine internazionale che non sia mero risultato dei conflitti – e fotografia delle loro conseguenze – ma il frutto di uno sforzo lungimirante compiuto in pace”. Serve coraggio, riforma dell’Onu, riforma della Ue, Difesa comune europea, sostegno alla Nato. Il G7 a guida italiana, ricorda Mattarella, si è speso per questo e ora il compito è ancora più impegnativo: “scongiurare la guerra, scongiurare le guerre”, 56 sono davvero troppe e peggiorano la vita di tutti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link