Come fare tecnologia di successo in Italia? Manager «in cattedra» all’università

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Alimentare la passione, il divertimento e l’ambizione della scoperta. Il gusto di proporre al mondo qualcosa di nuovo, mai prima creato. È questa la lezione magistrale che è stata offerta oggi, 12 dicembre, ai giovani studenti universitari, e ai giovanissimi delle superiori, tra le mura del polo universitario Santa Marta.

L’evento, promosso dall’Italian Technology Hall of Fame in collaborazione con l’università di Verona, ha rappresentato un’occasione di orientamento per i giovani al mondo del lavoro e delle imprese tecnologiche italiane, ma anche un momento di confronto e condivisione con le imprese del territorio e con la cittadinanza.

Il “miracolo” italiano del dopoguerra, è stato presentato non come qualcosa di caduto dal cielo, ma come la risposta a una capacità tecnologica e di innovazione che ha reso grande l’Italia nel mondo e che, oggi, continua ad avere grandi ricchezze che vanno valorizzate, conosciute e “carburante”.

“Abbiamo bisogno tutti e tutte di sentirci dentro una storia che va avanti. La storia non si è fermata, nelle università continuano a inventare tecnologie, dobbiamo prenderle, metterle in un prodotto, trasformarle in una funzione utile per i clienti e fare prodotti ancora speciali”, dichiara Carlo Massironi, asset manager e curatore della Italian technology Hall of Fame. “Il bello della tecnologia è fare cose difficili, che nessun altro nel mondo fa, e venderle nel mondo con successo. Questo è ciò che ha fatto la ricchezza del Veneto e dell’Italia. È una ricetta non difficile, ma che in molti hanno dimenticato, rincorrendo il denaro prima del divertimento nel fare le cose. Chi fa impresa sa benissimo che la fortuna ha un grande ruolo nel successo di un progetto. Facciamo qualcosa che ci piace, e poi cerchiamo di farla così bene perché abbia successo. Ma divertiamoci, perché la tecnologia è divertimento”.

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Dalla formazione al rientro dei cervelli

“I costi stimati per la formazione di ogni persona italiana, dalle elementari alla laurea, sono di circa 400mila euro. È un investimento che, con le fughe all’estero, viene di fatto regalato a costi zero per chi apre le porte ai nostri giovani in altri Paesi”, fa notare il prorettore di ateneo, Diego Begalli. “Le misure speciali adottate per favorire il rientro dei “cervelli” sono anch’esse onerose. Per questo è importante favorire simili incontri, di contaminazione e consapevolezza che, nel nostro Paese, abbiamo contesti di eccellenza che possono soddisfare ambizioni di carriera e crescita di neolaureati e neo dottorati. Andare all’estero va più che bene per fare esperienze internazionali, ma la motivazione della migrazione non deve essere legata alla mancata percezione di opportunità in Italia”.

“L’Italia è apprezzata in genere per il settore fashion, la moda, il turismo, ma abbiamo anche primati nella tecnologia”, insiste Giusy Chesini, docente di Economia degli intermediari finanziari di ateneo e coordinatrice scientifica dell’incontro.  “Per questo abbiamo voluto stimolare studenti e studentesse in modo che possano dare uno sguardo al futuro e orientarsi con una formazione che possa far loro iniziare a pensare come selezionare le aziende italiane in cui vorranno lavorare”.

La selezione del personale

La selezione è stata al centro dell’intervento di Giancarlo Michellone, ingegnere che ha guidato l’invenzione dell’ABS Fiat ed è diventato, successivamente, amministratore delegato del Centro ricerche Fiat e presidente dello Science Park di Trieste. “Narrando in maniera convincente e accattivante l’inizio della sua carriera lavorativa, Michellone ha ribadito più volte che, oltre ad avere passione e grinta, bisogna anche essere lucidi nel capire che “al momento della ricerca o del cambio di un lavoro la valutazione non è un dogma”, e il “verdetto” che ne deriva “non deve né esaltare né deprimere, visto che dipende da se stessi, ma anche da chi giudica”.

Da qui l’invito ai giovani di non limitarsi a essere selezionati dalle aziende, ma selezionare in primi il luogo di lavoro. “Magari non si raggiunge prima e nel frattempo ci si accontenta di una prima proposta lavorativa, ma bisogna continuare a cercare e insistere”.

“C’è un’inquietudine tecnologica nel mondo, molte cose stanno cambiando e molte cose che si fanno ora non si faranno più fra 15 o vent’anni”, sottolinea Giorgio Garuzzo, ex Ceo di Iveco poi direttore generale del Gruppo Fiat, Giancarlo Michellone, e tra i fondatori della Hall of Fame. “Lo stesso è accaduto nel dopoguerra italiano quando riuscimmo a fare realizzazioni che ora illustriamo ai giovani perché vengano fatte di nuovo. Abbiamo fondato la Hall replicando un modello delle società sportive degli Stati Uniti, in cui vengono messe in mostra le conquiste dei grandi campioni. La nostra Hall è virtuale e mette insieme una serie di storie di grande tecnologia italiana per far capire ai giovani che, dandosi da fare, possono fare altrettanto, se non meglio, per i tempi futuri”.

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