Cresce il mismatch di competenze: nell’industria il 70% delle imprese ha difficoltà a reperire i profili richiesti

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Più di due terzi delle imprese italiane segnalano difficoltà nel trovare le competenze necessarie per le proprie attività, soprattutto in settori chiave come la transizione digitale, l’internazionalizzazione e la transizione green. Il problema del mismatch di competenze è particolarmente rilevante nell’industria, dove oltre il 70% delle imprese dichiara difficoltà a reperire i profili necessari.

Per rispondere a questa sfida le imprese hanno fatto ricorso alla formazione del personale, vista come uno strumento strategico soprattutto in quelle aziende e settori (come l’industria) che dichiarano le difficoltà maggiori.

Sono alcuni dei risultati emersi dall’Indagine Confindustria sul lavoro 2024 che intende indagare il problema del mismatch di competenze e le strategie di risposta delle aziende.

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Il mismatch di competenze – termine che indica una discrepanza tra le competenze richieste dai datori di lavoro e quelle possedute dai lavoratori – è un fenomeno che negli ultimi anni si è acutizzato, come documentano i dati del Sistema Informativo Excelsior-Unioncamere. Le difficoltà dichiarate dalle imprese riguardavano infatti il 26% delle assunzioni previste nel 2019, prima della pandemia, mentre hanno superato il 45% nel 2023.

Mismatch di competenze, i dati della ricerca 2024

La ricerca di quest’anno ha rivelato che le difficoltà di reperire le competenze necessarie sono segnalate da due terzi delle imprese, con criticità particolarmente evidenti nel reperimento di profili tecnici, indicati dal 69,2% delle aziende, e di personale per mansioni manuali, segnalate dal 47,2% a livello nazionale e dal 58,9% nel settore industriale.

Le difficoltà appaiono meno significative in relazione alle competenze trasversali, segnalate dal 16,5% delle imprese, e a quelle manageriali, indicate dall’8,3%.

Le difficoltà delle imprese si concentrano soprattutto in settori chiave come la transizione digitale, dove due aziende su tre segnalano problemi nel trovare competenze adeguate. Anche l’internazionalizzazione rappresenta un’area critica per circa un terzo delle imprese, mentre la transizione green viene indicata dal 15,1% delle aziende come un ambito in cui è complesso reperire figure specializzate.

“Le imprese italiane faticano a trovare profili adeguati in molti settori strategici, segno di un forte disallineamento tra competenze richieste e offerte. A peggiorare il quadro, contribuiscono il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, che amplificano la carenza di lavoratori, rendendo necessario aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e attrarre immigrati qualificati”, spiega Lucia Aleotti, Vicepresidente Confindustria con delega al Centro Studi.

“Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro non riguarda solo le imprese, ma l’intero Paese, compromettendone lo sviluppo economico. Serve un approccio sistemico che coinvolga istituzioni, aziende e sistema educativo in uno sforzo comune e coordinato per rispondere a questa sfida”, aggiunge.

Le strategie di risposta delle imprese per trovare le competenze mancanti

Per far fronte a queste problematiche, le imprese italiane puntano su diverse soluzioni. La formazione del personale interno rappresenta la risposta principale, adottata dal 59,7% delle aziende.

Molte realtà, pari al 49% del totale, si affidano a consulenze esterne per colmare i gap di competenze, mentre quasi un terzo (28,5%) partecipa a iniziative educative territoriali, come gli ITS Academy, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), e i tirocini curriculari.

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L’incidenza del mismatch varia a seconda del settore e delle dimensioni aziendali. Nel comparto industriale, il 73,5% delle imprese dichiara difficoltà nel reperire competenze, contro il 65% nel settore dei servizi. La percentuale cresce con la dimensione dell’impresa, passando dal 64,8% nelle piccole realtà, al 72,8% nelle medie, fino al 77,6% nelle grandi aziende.

La formazione del personale emerge, quindi, come uno degli strumenti più efficaci per superare le carenze di competenze. Nel 2023, il 57% delle imprese italiane ha investito in attività formative, ma questa percentuale sale al 66% tra le aziende che hanno dichiarato difficoltà di reperimento.

Il fenomeno è particolarmente evidente nel settore industriale, dove si registra una differenza di 18 punti percentuali rispetto alla media generale, con un picco del 21,6% tra le piccole imprese.




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