L’AQUILA – “Oggi presentiamo una svolta epocale, che cambierà il mondo delle telecomunicazioni e abbiamo scelto di partire dall’Aquila, perché crediamo nella sua rinascita e volevamo partecipare al rilancio della città. Nei prossimi anni assumeremo 50 ricercatori”.
Questo aveva detto il 5 febbraio del 2018 Hu Kun, amministratore delegato Zte Italia, in occasione dell’inaugurazione del primo Centro italiano di innovazione e ricerca sul 5G, al Tecnopolo d’Abruzzo, incubatore di impresa di livello nazionale insediato all’Aquila.
Dopo oltre sei anni, nelle settimane scorse, in silenzio e alla chetichella, Zte è andata via e il sogno è finito, anche sulle assunzioni. E contrariamente a quanto successo a livello pubblico e politico, in seno ad un Ateneo infiammato dalla campagna elettorale per la scelta del nuovo rettore, questa faccenda fa parte dei ragionamenti giornalieri causando conflitti e fibrillazioni piuttosto pesanti nell’area di ingegneria.
Fatale – secondo quanto emerge da fonti universitarie – sarebbe stata l’evoluzione del mercato e della tecnologia informatica, che stanno rendendo meno strategico il 5G, e il grande progetto di sperimentazione di cui L’Aquila faceva parte e sono cambiati anche gli scenari geopolitici visto che la società è stata nel 2019 una di quelle oggetto della guerra commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti di Donald Trump, ora rieletto presidente.
La vicenda si incrocia in maniera impattante dunque con la campagna elettorale per la scelta del nuovo rettore dell’Università dell’Aquila con urne aperte a maggio, essendo negli ambienti accademici indicati come uno dei protagonisti in negativo colui che sembra il favorito nella corsa al rettorato, il giovane docente Fabio Graziosi, direttore del Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione e Matematica (Disim), che a sua volta ha avuto parte importante nel progetto in collaborazione con Zte, come chief academy 5G dell’Università.
Graziosi è sostenuto dal rettore uscente Alesse, ed è fedelissimo e pupillo dell’ex rettore, Paola Inverardi, ora grande capo e stratega lontano dai riflettori della potente scuola di alta formazione Gran Sasso Science Institute, secondo molti la vera università all’Aquila e realtà che toglierebbe spazio e risorse all’Ateneo aquilano.
A sottolineare la lettura negativa e i collegamenti poco virtuosi è l’unico candidato ad oggi ufficiale per il rettorato, l’epidemiologo ed esponente dell’area medica, Marco Valenti, che torna, anche su questa vicenda, all’offensiva del cerchio magico che viene dato per favorito alle elezioni del prossimo mese di maggio: Valenti evidenzia “il fallimento di visione” dell’ateneo, visto che Zte era arrivata all’Aquila grazie ad un accordo sottoscritto tra Università dell’Aquila, su iniziativa proprio dell’ex rettore Inverardi, e corettore Alesse, è pronta a sostenere la candidatura di Graziosi,
Ad inaugurare la sede, sei anni fa, Graziosi era al fianco del sindaco, Pierluigi Biondi, del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, del vice presidente, Giovanni Lolli, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l’avezzanese Gianni Letta. Tra i promotori, con compiti ed incarichi operativi, anche Alberto Leonardis, il manager aquilano che ha collegato le varie istituzioni per portare la commessa nella sua città, tenendo tra le altre cose i rapporti con il colosso cinese.
Nel capannone abbandonato da Zte, grazie anche alla pronta reazione del Teconopolo diretto da Roberto Romanelli, il 28 ottobre è stata inaugurata la nuova sede di R13 technology S.r.l., azienda nata come spin off dell’Università dell’Aquila, attiva nel settore dello sviluppo, progettazione e produzione di schede elettroniche e motori elettrici, sviluppo firmware e software.
A tale proposito, Valenti sottolinea che Graziosi, difronte ad una candidatura a rettore, “certamente non potrà che essere in imbarazzo dopo aver constatato che al posto della ZTE si è insediata una start up che scende dal polo ingegneristico di Roio, nel settore dell’elettronica di potenza e dell’energia, emanazione del Dipartimento competitor di Ingegneria Industriale DIIIE, diretto dal giovane Vincenzo Stornelli con un consenso plebiscitario”.
“Rispetto a questa vicenda – continua Valenti, direttore del Centro Regionale Autismo, componente del Comitato Etico Regionale per gli studi clinici, nonché consigliere dell’Ordine dei Medici dell’Aquila -, non ho le conoscenze di sistema legate al colosso cinese e alle sue dinamiche di mercato per entrare nel merito delle politiche adottate. Tuttavia, anche un non addetto ai lavori si sarebbe reso conto che un colosso dell’Estremo Oriente non avrebbe forse avuto un grande interesse a venire nel nostro capoluogo, se non fosse riuscito ad entrare in grossi progetti: così non sembra essere stato. Colleghi ed esperti dei settori in questione che mi affiancano nel think tank che stiamo costruendo in Ateneo, mi riferiscono in realtà di pochissime persone presenti nella sede aquilana di ZTE del Tecnopolo già da tempo, in alcuni momenti addirittura un solo ricercatore precario, e nulla più”.
Se così sono andate le cose, secondo il prof, “c’è stato un evidente deficit di programmazione e di gestione del raccordo tra ricerca di Ateneo e realtà produttiva, su cui sarebbe utile interrogarsi per evitare, nei limiti del possibile, di ripetere gli stessi errori in futuro. La crisi delle telecomunicazioni, va detto, è un fenomeno europeo e italiano in particolare: una crisi dovuta a bassa redditività e intensa concorrenza rispetto ad altre economie globali, come evidenziato da un recente studio della Commissione Europea. Ma oltre l’analisi economica, rimane il fatto che un episodio così clamoroso come l’abbandono di ZTE non abbia suscitato, come era doveroso, una riflessione della comunità accademica e della governance di Ateneo, tutti avviluppati in una sorta di afasia, incluso il direttore del Dipartimento interessato (Graziosi ndr) che molti accreditano come runner-up al rettorato. Un silenzio sui grandi temi e sui contenuti, basti pensare a come è stato gestito il PNRR, che sconcerta tutti e fa pensare che tutto si stia giocando sui tatticismi e gli accordi da caminetto”.
“Credo poco nelle fanfare e nei tagli di nastro, e per il metodo di lavoro e di ricerca proprio del mio settore ma anche mio personale, sono abituato a valutare gli esiti di azioni e interventi, nel tempo, in una discussione franca e aperta, senza riserve, e con l’unico intento di far crescere l’istituzione universitaria: vedo che questo metodo è tanto poco amato quanto poco o nulla praticato”, conclude Valenti.
Ma sull’abbandono del colosso cinese, nonostante, come accusa Valenti, non ci sia stata una analisi da parte dei vertici dell’Ateneo, se ne discute tra gli addetti ai lavori accademici: “la sede di 5G è rimasta attiva fino a qualche settimana fa, ma il colosso cinese alla chetichella ha abbandonato L’Aquila, mentre la governance dell’ateneo aquilano probabilmente era distratta da altro, e non se ne è accorta – sentenziano in molti. Il laboratorio urbano per l’innovazione nel Tecnopolo, nato dall’accordo con i cinesi, “nell’ateneo aquilano sono esclusiva competenza del Disim, Dipartimento ora diretto da Fabio Graziosi che è ordinario proprio di telecomunicazioni”.
Ed ancora: “Portando L’Aquila ad essere tra le poche realtà urbane con il 5G attivo, la scelta di portare una parte della gloriosa facoltà di ingegneria dalla sede storica di Roio nella sede di Informatica di Coppito, ‘dominio’ della prof.ssa Inverardi, sembrava essere vincente. Ma ora la dipartita di Zte, comporta conseguenze anche sulla parte ingegneristica di Coppito, che in questi anni, nonostante il vento a favore soffiato a pieni polmoni dalla governance e dalla ex rettrice, con il supporto del GSSI, non ha sfondato nei numeri di iscritti proprio nel settore delle telecomunicazioni”.
Allargando lo sguardo, sempre stando agli addetti ai lavori accademici, “l’errore di visione” dipende dal fatto “che il settore delle telecomunicazioni è saturo, e con l’Intelligenza artificiale, che proprio nell’area informatica si sta sviluppando alla velocità della luce, le telecomunicazioni saranno sempre più in difficoltà, come confermato anche da recenti indagini di mercato”: in tal senso, citando un articolo di Money del 24 ottobre ‘Le tre lauree da non prendere assolutamente, queste carriere spariranno secondo l’AI’”.
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