Favoreggiamento dell’immigrazione e prostituzione: dodici misure cautelari a Rimini. Nei guai anche un dipendente Inps

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di
Enea Conti

Una rete criminale ben organizzata prometteva in cambio permessi di soggiorno. Ma anche matrimoni fittizi e certificati falsi

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Avrebbero promesso loro di ottenere un permesso di soggiorno, a patto di lavorare sodo accettando turni massacranti e mal pagati, senza alcun diritto e senza potersi lamentare. Con la stessa promessa avrebbero costretto giovani donne a prostituirsi. E per mantenere quella promessa avrebbero architettato matrimoni fittizi, stipulato false assunzioni, certificato domicili fasulli. 

Poi la denuncia di un cittadino egiziano ha dato impulso alle indagini della Procura di Rimini: lui ai carabinieri aveva raccontato di aver pagato seimila euro con il solo fine di ottenere una assunzione fittizia che sarebbe stata utile al rilascio del nulla osta d’ingresso in Italia, l’anticamera al vero e proprio permesso di soggiorno. Dall’inchiesta dei militari è venuto fuori di tutto: in Riviera, tra il 2017 e il 2020 era molto attivo un super giro di un traffico illecito di migranti con svariati reati ipotizzati a carico di dodici persone. Si parte dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina passando allo sfruttamento del lavoro e della prostituzione fino alla corruzione continuata. 




















































Nella mattinata di lunedì 9 dicembre i carabinieri hanno arrestato 11 persone (quattro finite in carcere e sette ai domiciliari), mentre una persona è sottoposta all’obbligo di presentazione in questura mentre i carabinieri stanno cercando ancora un altro soggetto. Gli arresti sono stati eseguiti in tutta la Regione Emilia Romagna: a Bologna, a Forlì-Cesena e a Reggio Emilia e nelle Marche a Pesaro. Gli indagati sono in parte italiani e in parte stranieri. Insieme avrebbero costituito un sistema consorziale di aziende, datori di lavoro e intermediari. Ecco, questi intermediari erano collocati anche in organizzazioni, che si occupano dei diritti sociali e previdenziali dei lavoratori. E infatti tra gli indagati italiani risulta un dipendente del’Inps, un addetto a un patronato romagnolo e un commercialista residente fuori dai confini dell’Emilia Romagna. Per scovarli i carabinieri li hanno intercettati (telefono e mail) e pedinati. Per ottenere profitti dal traffico illecito di migranti il “consorzio” aveva agganciato decine di cittadini extracomunitari, tutti provenienti dal nord africa, disposti a pagare per ottenere il permesso di soggiorno.

Imprenditori “collaborativi” individuati sul territorio, in cambio di compensi di ogni tipo, avrebbero stipulato assunzioni false: le cittadine i cittadini vittime del giro sarebbero risultati lavoratori in regola come colf e badanti. Ma la realtà sarebbe stata un’altra. Pur di ottenere il permesso di soggiorno avrebbero lavorato senza alcuna tutela nel settore che regge l’economia riminese, quello del turismo, come lavoratori stagionali mal pagati e sfruttati. Le false assunzioni, inoltre, sarebbero state finalizzate al rilascio di richieste di indennità di disoccupazione. Altre persone sarebbero state coinvolte, in cambio di denaro, per fornire documenti falsi necessari al rilascio del documento di soggiorno. Altre ancora, sempre in cambio di soldi, accettavano di stipulare matrimoni fittizi. E come detto, alcune giovani vittime, donne extracomunitarie spacciate per badanti ma che in realtà venivano sfruttata in altri lavori “turistici”, sono state perfino costrette ad avere rapporti sessuali con taluni degli indagati o con clienti occasionali dagli stessi procurati.

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