Tra le vocazioni storiche del Friuli Venezia Giulia imprenditoriale vi è quella di dedicarsi alla carta, producendola per i suoi molteplici usi e lavorandola per farla diventare uno dei best seller dell’epoca green, il packaging riciclabile. La presenza di acqua in abbondanza un tempo è stata tra le “cause” principali di tale propensione e oggi quella stessa materia prima essenziale, stressata dai cambiamenti climatici, è motivo di ricerca e innovazione per continuare a far carta e cartone con cicli produttivi energeticamente più virtuosi. A comporre il settore, illustra Stefano Gollino capocategoria di Confindustria Udine e alla guida di Ondulati e imballaggi di Venzone con 50 anni d’attività, vi sono 20 aziende, tra cartiere, settore imballaggi e industrie tipografiche, con le prime ad avere un ruolo preminente per l’occupazione, assicurando circa 1.500 posti di lavoro.
Stefano Gollino, nel vostro settore ci sono aziende secolari. Qual è oggi la vostra spina nel fianco?
«Il costo dell’energia. In particolare per le cartiere, ma in genere per la gran parte delle nostre aziende, la bolletta energetica pesa per il 10 per cento sui costi complessivi. Si può quindi ben comprendere cos’ha significato l’impennata del costo del gas dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina e l’attenzione massima che c’è tra gli imprenditori per le oscillazioni delle sue quotazioni. In questo momento, per esempio, assistiamo a un trend in rialzo».
Come si affronta il problema in termini strutturali?
«Già da diversi anni le cartiere stanno investendo molto proprio per l’innovazione in ambito energetico, per produrre in proprio quanta più energia possibile: impianti di cogenerazione, potenziamento della fonte idroelettrica, impianti fotovoltaici. Per il nostro settore la transizione energetica è una realtà ormai conosciuta e praticata. Gli investimenti sono notevoli».
La sicurezza di avere tanta acqua a disposizione si sta incrinando?
«Se si mettono le bandierine sulla carta geografica regionale per individuare i siti delle cartiere Ovaro, Tolmezzo, Moggio, ma anche Duino è evidente che sono sorte accanto a fonti d’acqua che garantivano l’approvvigionamento. Anche in questo caso sono costanti gli investimenti per l’ottimizzazione della risorsa nei processi produttivi».
Quindi è un settore che vive il presente avendo una prospettiva di futuro?
«Senza dubbio. La mole degli investimenti fatti e di quelli in atto è un argomento piuttosto convincente al riguardo. Quanto alle imprese che si occupano di imballaggi, l’evoluzione green sta a dire che il futuro va da quella parte e che questo resta un comparto da presidiare. Tanto più che in diverse aree d’Italia, ma anche nel sito di Duino, è in atto un processo di riconversione da produzione di carte grafiche, la cui domanda è in calo, a produzione di imballaggi. Le imprese della nostra regione, inoltre, sono solide e con una buona reddittività. Lo dimostra, tra l’altro, la tenuta dopo un ultimo triennio che definire “fuori dalla norma” è riduttivo».
In regione è pensabile l’avvio di start up o nuove realtà nel vostro settore?
«Improbabile, se si pensa cartiere o a realtà per la produzione di imballaggi, soprattutto a causa degli ingenti investimenti che sono necessari sin dall’inizio».
Trovate lavoratori?
«È l’altro problema di oggi insieme a quello energetico. Soprattutto per il tasso di tour over che dobbiamo affrontare. In particolare i giovani sono meno legati all’idea di una crescita professionale in azienda in modo da poter formare al proprio interno i futuri quadri e dirigenti. Nelle loro scelte pesano di più voci quali orari e welfare».
Come chiudono gli “affari” 2024 e quale sentiment per il 2025?
«L’anno che chiude lo catalogheremo come il migliore nel peggio che ci ha riservato l’ultimo triennio. I primi nove mesi sono stati positivi, l’ultimo trimestre ha rallentato. Per il 2025, il calo dei consumi e la tendenza all’aumento dei costi energetici non creano una congiuntura favorevole. La situazione internazionale non aiuta. Si parte nell’ incertezza, ma anche con la convinzione che saranno scenari affrontabili».
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