Potrebbe arrivare entro la fine dell’anno la nuova linea di credito contrattata per l’ex Ilva di Taranto da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria con alcune banche americane. Dovrebbe essere nell’ordine di 200-250 milioni di euro. Il negoziato è alle battute conclusive e si è nella fase di messa a disposizione della somma da parte degli istituti di credito Usa. È questo il quarto apporto di finanza fresca che riceve Acciaierie. Che nell’ordine ha visto arrivare i primi 150 milioni da parte di Ilva in amministrazione straordinaria, poi i secondi 150 milioni per un totale quindi di 300, a seguire i 320 milioni del prestito ponte del Mef autorizzato dalla commissione UE, e adesso la provvista americana. Ilva in amministrazione straordinaria, società proprietaria degli impianti, ha prelevato i 300 milioni dal patrimonio destinato, ovvero il fondo creato anni addietro col miliardo fatto rientrare dall’estero in Italia dai Riva (ex proprietari e amministratori dell’Ilva) e sinora usato dai commissari di Ilva in as – che sono diversi da quelli di Acciaierie in as – per finanziare la bonifica delle aree inquinate che nel 2018 non sono rientrate nel perimetro della cessione ad ArcelorMittal.
La protesta
E oggi si rivedono i trasportatori di Taranto e Acciaierie per provare a rendere duratura con un nuovo accordo, la tregua temporanea raggiunta venerdì sul fronte delle tariffe del trasporto stradale. La tregua ha portato alla rimozione dei presidii davanti alle portinerie C e varco ovest e magazzino. Consentita quindi l’uscita – destinazione i clienti in attesa – delle merci che Acciaierie aveva pronte per la consegna ma che ha dovuto tenere ferme in fabbrica. Nell’incontro odierno si dovrebbe vedere come far lavorare i trasportatori di Taranto, tenendo presente che da quando l’azienda ha introdotto le nuove regole col “Tender Road” c’è un gap tariffario enorme tra gli altri trasportatori e quelli tarantini, con le tariffe di quest’ultimi decisamente superiori. Il 16, intanto, riprende l’istruttoria sul riesame-rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale ad Acciaierie d’Italia. L’attuale è in proroga essendo scaduta ad agosto 2023. Si arriva a questa riunione dopo che Acciaierie ha avuto, nell’ordine, una diffida del ministero dell’Ambiente per un eccesso di ossido di azoto dall’altoforno 4, una segnalazione di Ispra al ministero per un altro caso analogo allo stesso altoforno e una proposta di diffida, inviata da Ispra al ministero, per gli eccessi di fenoli totali e cianuri trovati in alcuni canali di scarico. Eccessi rispetto ai limiti delle prescrizioni ambientali. A quanto pare, sulla nuova Aia sarebbe stato definito il parere istruttorio conclusivo. Questo, però, non vuol dire che dopo il 16 dicembre ci sarà la nuova Autorizzazione, sia perché lo stesso parere è una bozza, sia perché vi sono ancora diversi aspetti da chiarire. Tra questi, ci sarebbero la gestione dei rifiuti – scorie d’altoforno e altro – e delle discariche. Sembra, inoltre, che Acciaierie abbia chiesto una rimodulazione dei filtri Meros all’agglomerato, un sistema di filtrazione che sta stando buoni risultati, con le polveri al di sotto di un milligrammo per metro cubo. La rimodulazione sperimentale consisterebbe in un diverso apporto degli additivi, che hanno un costo importante. In sostanza, verrebbero ridotti e su questa base si misurerebbe poi cosa accade con le emissioni. Pur essendoci delle contrarietà su questa come su altre proposte, pare che l’orientamento del parere conclusivo possa essere quello di prescrivere ad Acciaierie di comunicare sei mesi prima dell’avvio del cantiere, le variazioni che intende introdurre. Questo per fare poi delle istruttorie ad hoc.
Il benzene
Infine, ci sarebbe una novità sul benzene (cancerogeno), le cui emissioni sono rientrate dopo le punte dei mesi scorsi, anche se il siderurgico è comunque rimasto sempre sotto i valori soglia. Acciaierie ha dichiarato che realizzerà nell’area sottoprodotti il denaftalinaggio proprio per tenere sotto controllo il benzene. Ma nell’Aia potrebbe rientrare anche il debenzolaggio. Entrambi gli impianti c’erano in passato in fabbrica, poi furono dismessi, e servono alla raccolta di naftalene e benzene. Il debenzolaggio, in particolare, serve alla raccolta e al trattamento del gas coke grezzo per estrarre sottoprodotti commerciabili come catrame, olio leggero, zolfo e ammoniaca. Va aggiunto che su mandato della Procura lo Spesal-Asl sta facendo una verifica in quest’area, mentre Acciaierie sta intanto provvedendo a chiudere le fessurazioni che si erano aperte sulla rete del gas.
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