Nel 2024 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a circa 1.493 milioni di euro, registrando una buona ripresa (+32%) rispetto al valore totale consuntivo del 2023 (1.131 milioni), pur risultando tuttavia ancora ben al di sotto del consuntivo record del 2022 (2.160 milioni).
Sono alcuni risultati emersi dalla ricerca dell’Osservatorio Startup & Scaleup Hi-Tech del Politecnico di Milano in collaborazione con InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem, presentata oggi durante il convegno “Digital & Open Innovation 2025: per imprese e startup è ora di misurare l’impatto!”. Unodegli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management che affrontano tutti i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.
“L’ecosistema italiano presenta un trend positivo incoraggiante, in controtendenza rispetto al panorama europeo; tuttavia esiste ancora una forbice evidente tra la consapevolezza nel dover affrontare la trasformazione digitale in modo pervasivo e la presenza delle corrette risorse e capacità per mettere a terra questa convinzione, sia per le imprese che per le startup” commenta Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup & Scaleup Hi-Tech. “Le sfide che ci attendono richiedono un drastico ripensamento dell’attuale modello di valutazione, ancora avverso al rischio e troppo incentrato sui risultati di breve periodo, sull’efficienza e sulle economie di scala. È necessario uno spostamento verso un impianto che integri agilità, sperimentazione, fiducia ma anche le opportune risorse necessarie, permettendo così di misurare l’impatto su un insieme di diverse dimensioni, dalla sostenibilità alla creazione di valore nel lungo periodo e per tutti gli stakeholder.”
Gli investimenti da parte di attori formali (fondi Venture Capital indipendenti, fondi Corporate Venture Capital aziendali e fondi governativi) mostrano un’ottima crescita (+42%) rispetto al 2023. Il dato conferma il ruolo infrastrutturale assunto dal comparto formale, sia a livello istituzionale (Government Venture Capital) che indipendente (Independent Venture Capital). In ripresa anche gli investimenti Corporate, strutturati o meno all’interno di fondi di Corporate Venture Capital, a testimonianza del maggior coinvolgimento delle imprese consolidate. Nel 2024, la percentuale di round che hanno coinvolto le corporate è cresciuta significativamente.
I finanziamenti da attori informali (che includono Venture Incubator, Family Office, Club Deal, Angel Network, Independent Business Angel, piattaforme di Equity Crowdfunding, aziende non dotate di fondo strutturato di Corporate Venture Capital, e nuove forme di venturing quali Startup Studio e Venture Builder) risultano la seconda componente per valore complessivo, e mostrano una ripresa più contenuta rispetto al 2023 con una crescita del +10%. La ripresa più limitata è strettamente collegata alla situazione contestuale, dove l’aumento dei tassi di interesse ha penalizzato il profilo rischio-rendimento delle startup come asset class (in particolare, si rileva un trend negativo rispetto al segmento dell’Equity Crowdfunding).
I finanziamenti internazionali, terza ed ultima componente, mostrano una leggera ripresa (+30%) dopo il crollo del 2023. In ripresa anche la presenza di investitori internazionali nei principali round di finanziamento, un segnale di fiducia nei “campioni” dell’ecosistema italiano. Tuttavia, è importante sottolineare che anche a livello Europeo il mercato è in una fase di transizione, con una scarsità dei finanziamenti late-stage e di exit, in particolare in termini di IPO
“Il 2024 si sta rivelando un buon anno per l’Italia: nonostante il rallentamento generalizzato che ha caratterizzato il mercato europeo, in Italia il mercato del Venture Capital è ripreso e la distanza creatasi con altri Paesi europei si è assottigliata. Questo significa che più investitori stanno puntando sulle startup italiane, in particolare su quelle che si trovano nella fase di “scaleup”, cioè di crescita e consolidamento. Le startup italiane sono più solide grazie agli investimenti degli anni scorsi e sono quindi più preparate ad affrontare il mercato. Si osserva anche la nascita di “second time founders”: imprenditori di successo che avviano nuove aziende, portando esperienza e competenze, e un maggior dinamismo delle Corporate, con le grandi aziende che investono e collaborano con imprese innovative. Inoltre, le leggi italiane stanno diventando più favorevoli alle startup, grazie a nuove normative che semplificano gli investimenti e la crescita, come la ratifica delle modifiche auspicate da InnovUp al DDL Concorrenza e l’approvazione della proposta di legge Centemero che ha come oggetto “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti”. Insomma, l’Italia sta sempre più assumendo le sembianze di una “Startup Nation”, un Paese dove l’innovazione e l’imprenditorialità sono al centro dell’economia” afferma Giorgio Ciron, Direttore di InnovUp
Il dato Italiano sugli investimenti risulta in controtendenza con lo scenario internazionale, che vede, ad esempio, il valore del mercato del Venture Capital europeo diminuire del 9,7% nei primi 9 mesi del 2024 [1]. Tuttavia, l’ecosistema italiano necessita ancora di un vero e proprio balzo per raggiungere una scala paragonabile a quello dei principali Paesi europei. Gli ecosistemi startup di tutto il mondo, compresi quelli più maturi, come USA e UK, negli ultimi due anni sono stati influenzati negativamente dalla forte instabilità geopolitica e macroeconomica. Questi fattori hanno influito sugli investimenti in equity, creando un contesto decisamente più complesso e sfidante per startup e investitori.
“In un contesto in cui l’ecosistema italiano delle startup dovrebbe puntare a incentivare l’ingresso di capitali esteri, una linea politica chiara e lungimirante è essenziale per garantire credibilità e appeal di fronte agli investitori tradizionali. Quanto discusso attorno al DDL concorrenza, di recente approvazione, con proposte che sembravano introdurre dazi e vincoli, anziché incentivi, rischiava invece di mostrare un certo grado di “schizofrenia istituzionale” sul tema startup e scaleup, ” conclude Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup & Scaleup Hi-Tech. “Dopo un lungo tira e molla, tuttavia, le condizioni sfavorevoli alle startup sembrerebbero essere state limate o, se non altro, sospese, a fronte invece di manovre utili e dal significativo impatto atteso, quali incentivi all’investimento in fondi di venture capital da parte di fondi pensione, che in Italia vantano risorse superiori ai 200 miliardi di euro.. Affinché le startup italiane possano crescere è essenziale un impegno coordinato, che non può prescindere dalla creazione di condizioni al contorno favorevoli per spingere l’innovazione.”
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