Povertà, aumentano le richieste di aiuto alla Caritas. Più della metà vengono da italiani

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La vicedirettrice: «La vera emergenza è la casa. Preoccupa vedere come non arrivino più a fine mese anche persone con un reddito o la pensione»

Aumentano le famiglie che si rivolgono alla Caritas di Ravenna, quelle italiane sono diventate la maggioranza, in molti casi almeno un componente del nucleo ha un posto di lavoro ma il reddito non basta, la difficoltà a trovare un alloggio dignitoso è il problema più sentito.

È la fotografia della povertà nel 2024 che emerge dai dati dei primi dieci mesi dell’anno del centro d’ascolto diocesano in piazza Duomo (non sono inclusi i numeri delle 15 Caritas parrocchiali distribuite nel territorio della diocesi di Ravenna-Cervia). Nelle stesso periodo gennaio-ottobre, dal 2023 al 2024 si è passati da 610 famiglie (composte da 1.605 persone) a 688 (1.832) con un aumento del 12,8 percento. L’aumento dei nuclei di nazionalità italiana è stato di quasi il 25 percento e ora costituiscono più della metà delle persone assistite.

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L’esperienza della vicedirettrice Daniela Biondi aiuta a spiegare le cifre: «Gli stranieri che arrivano da altri contesti hanno già dovuto affrontare uno spostamento quindi è difficile che rimangano se non raggiungono una stabilità. Per gli italiani, invece, è difficile andarsene dal territorio dove sono radicati». Un aspetto che preoccupa Biondi è l’aumento di casi in cui in famiglia c’è un reddito. «Ci sono persone che hanno posizioni di lavoro regolari, ma arrivano a 1.200 euro al mese e non bastano per sostenere una famiglia con bollette, affitto e spese. Stessa cosa per i pensionati: se possono appoggiarsi a famigliari o figli riescono a farcela, ma chi ha pensioni tra 700 e mille euro non arriva a fine mese». E così capita di ritrovare persone che hanno perso l’autonomia faticosamente raggiunta: «Abbiamo casi di famiglie che abbiamo incontrato la prima volta 15 anni fa, poi si erano rese indipendenti e ora si ritrovano di nuovo in crisi perché il carovita aumenta ma i loro i stipendi no».

Il bisogno vissuto con più sofferenza è la casa. «A Ravenna abbiamo troppe persone senza casa e troppe case senza persone. I canoni sono troppo alti, la gente non può permetterseli e gli immobili restano sfitti. La fascia di età più colpita da questo problema è 35-54 anni. Si entra in un circolo vizioso: senza casa non si trova lavoro, senza lavoro non si trova casa. Abitare è un diritto primario che oggi viene negato per il caro affitti».

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Caritas Ravenna registra 16 situazioni di persone che vivono in domicili di fortuna, 5 in case abbandonate. Ma ci sono anche 49 persone con sistemazioni insicure: «Sul divano di un amico o di un conoscente, 7 famiglie sono in subaffitto».

Un osservatorio importante in questo campo viene dalla Casa della Carità dell’Opera Santa Teresa, una struttura che ospita temporaneamente persone autosufficienti, da poco rimaste senza alloggio e in cerca di una nuova sistemazione stabile: «Nei primi sei mesi del 2024 ci sono state 72 richieste di ingresso, erano state 81 in tutto il 2023».

La mancanza di un alloggio dignitoso e consolidato ha un effetto che Biondi definisce drammatico: «Distrugge ogni possibilità di relazione sociale. I rapporti umani con conoscenti, amici, colleghi si svolgono soprattutto grazie agli ambienti dove si vive».

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Caritas, Opera di Santa Teresa e parrocchia di San Rocco stanno cercando una sinergia per mettere a disposizione circa 90 posti letto che vadano incontro a varie esigenze, a partire dal dormitorio a bassa soglia per arrivare alla Casa della Carità che offre un ponte temporaneo tra una situazione stabile e una nuova da trovare.

C’è poi una difficoltà di altro tipo che i volontari della Caritas diocesana devono affrontare: il senso di vergogna che blocca le persone e ritarda il momento del primo incontro con le strutture assistenziali. «È un senso di disagio e di frustrazione che ci descrivono tutti dopo il primo incontro, è il senso di rabbia per passare da una situazione serena alla difcoltà. Aiutare la gente a superare questa barriera non è facile. In passato in pochi casi molto gravi abbiamo ricevuto segnalazioni dalla comunità e ci siamo rivolti noi alla persona bisognosa. Non è facile bussare alla porta di qualcuno e dire certe cose, ma erano situazioni talmente gravi che dovevamo farlo e alla ne è stato apprezzato».

Il sistema di accoglienza. La rete di aiuto per persone in difficoltà economica in provincia di Ravenna è gestita da una pluralità di soggetti, laici e religiosi, che vanno dai Comuni alle associazioni passando per le diocesi. L’offerta prevede posti letto, mense e fornitura di viveri o vestiario. Nella maggior parte dei casi, dove agiscono realtà private, è il volontariato a farsi carico della gestione. Sono attivi quattro dormitori per persone senza fissa dimora con un totale di 80 posti letto. Tre sono a Ravenna: il Re dei Girgenti in via Mangagnina (21 posti) e l’asilo di via Torre (20) gestiti dal Comune e uno gestito dalla parrocchia San Rocco (25). Da marzo ne aprirà uno a Santa Teresa con 18 posti. Il quarto attivo è a Faenza alla parrocchia San Domenico gestito dalla Caritas diocesana di Faenza-Modigliana (14 posti). Un servizio docce è attivo in ogni dormitorio, in alcuni casi anche per chi non pernotta. Anche l’Opera di Santa Teresa a Ravenna consente l’utilizzo di docce. Per il cibo invece le realtà operative sono la mensa di Santa Teresa per il pranzo della domenica e quella di San Rocco nel resto dei giorni della settimana. A Cervia è attivo il progetto Social Food gestito da una cordata di associazioni.

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