Pesaro e Torino vanno in Europa, Viterbo resta al palo

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La grande corsa per l’assegnazione dell’edizione 2033 della Capitale europea della cultura è ormai entrata nel vivo. Sono tante le città che ambiscono a ospitare la prestigiosa manifestazione che consente, per un anno solare, di mostrare all’intero continente la vita dei cittadini e lo sviluppo culturale della città selezionata. Un volano per il turismo, e dunque l’economia, che in pochi vogliono lasciarsi scappare. L’Unione europea ha designato l’Italia, assieme ai Paesi Bassi, per organizzare la kermesse nel 2033. E tra le città in corsa c’è anche Viterbo. La concorrenza, tuttavia, si è fatta piuttosto agguerrita nelle ultime settimane.

La candidatura a Capitale europea della cultura è uno degli elementi su cui il sindaco Chiara Frontini sta spingendo con forza. L’obiettivo è quello di riuscire a replicare a Viterbo quanto fatto da Matera. Difatti, la prima cittadina ha avuto una serie di incontri con la fondazione della città dei sassi che dal 2019, grazie all’enorme promozione derivata dall’evento, si è rilanciata nel panorama turistico internazionale. La giunta Frontini, non a caso, ha impegnato in bilancio la bellezza di 170mila euro più un milione di euro per un bando dedicato alla comunicazione. Il punto è che il tempo stringe e, come detto, le avversarie della città dei Papi si stanno già muovendo da diversi mesi.

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Pesaro e Urbino, ad esempio, sembrano essere decisamente avanti. L’europarlamentare dem Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, ha infatti tenuto un incontro a Bruxelles per discutere proprio del percorso verso la candidatura a Capitale della cultura europea. Assieme al vicesindaco Daniele Vimini ha incontrato Marie Imbert, coordinator of the European capitals of culture, e Richard Blais, program assistant Creative Europe. “Abbiamo avuto un incontro – spiega Ricci – dedicato al proseguimento del percorso verso la candidatura di Pesaro e Urbino a Capitale europea della cultura 2033. Abbiamo ovviamente già gettato le basi, con Pesaro Capitale della cultura 2024, e continueremo nel 2025 il percorso di ascolto di tutta la provincia, così da farci trovare pronti a questa nuova, fondamentale, sfida strategica per il futuro del nostro territorio e per tutte le Marche. Nel frattempo, coltiveremo e miglioreremo le nostre reti europee e nazionali, con le altre città che hanno raccolto la sfida di essere capitali della cultura”. 

L’altra grande avversaria è Torino, che ha acceso i motori già nel 2023. A novembre è stato stipulato un protocollo di intesa tra Città di Torino, Regione Piemonte, Città metropolitana, Camera di commercio, università, politecnico, fondazione Crt e fondazione Compagnia di san Paolo, che darà vita a un tavolo strategico interistituzionale per la candidatura che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2027. A coordinare e mettere in atto tutte le azioni necessarie per presentare il dossier di candidatura, dal fundraising agli adempimenti formali, sarà la Fondazione per la cultura Torino. È stato inoltre nominato un advisory board, che avrà finalità di supporto, sviluppo e diffusione dei valori culturali del percorso di candidatura a livello nazionale e internazionale. Nelle prossime settimane, anche il Comune torinese incontrerà il coordinamento Ue.

Il bando ufficiale per la candidatura sarà aperto nel 2027 ma la domanda, a questo punto, sorge spontanea: a che punto è Viterbo? Che il capoluogo sia indietro rispetto a Pesaro, Urbino e Torino è abbastanza evidente. Vero, mancano ancora tre anni al bando ma nel 2027 bisognerà presentare già tutti i progetti, che dovranno rispettare rigidi requisiti dal punto di vista tecnico ed economico. Il grande problema è che il budget previsto (170mila euro) non è anzitutto certo e sicuramente varierà già dal prossimo anno, perché gravemente insufficiente. Basti pensare che Matera, nel 2019, ha investito la bellezza di 50 milioni di euro. Finanziamento possibile grazie alla copertura economica fornita da stato, Regione Basilicata, Comune di Matera e un mini contributo europeo. Comprensibilmente, per Viterbo sarà alquanto difficile ottenere risorse simili e, per il momento, il Comune è fermo al palo.

Il bando per la comunicazione, che servirà a costruire il brand per stregare la commissione giudicante, sarà pronto, secondo quanto reso noto dal vicesindaco Alfonso Antoniozzi, entro la fine del 2024. Tra annessi e connessi, bisognerà attendere il 2025 per partire con i lavori dell’azienda vincitrice, la quale avrà circa due anni per mettere insieme le idee e creare una strategia comunicativa in grado di “vendere” l’immagine di Viterbo come candidata ideale. Sempre rifacendosi all’impresa di Matera, occorre ricordare che la città lucana partì con 6 anni di anticipo. Il ritardo, però, riguarda anche gli aspetti logistici. Nel 2025, con tempistiche ancora tutte da definire, dovrà essere formato anche il comitato promotore, che ancora non è pronto per iniziare l’opera di coinvolgimento di tutta la provincia. Bisognerà dunque correre a perdifiato, se non si vuol dire addio al sogno di diventare capitale europea della cultura nel 2033.

Di sicuro, ad oggi, c’è una cosa sola: il supporto accademico dell’Unitus, sul quale il Comune potrà contare per redigere il dossier. Ad occuparsi della consulenza, a titolo gratuito, sarà la dottoressa Giovannelli dell’ateneo viterbese. È comunque impensabile che l’esperta possa fare tutto da sola, dunque l’amministrazione Frontini dovrà metterla nelle condizioni di poter svolgere il suo delicato ruolo nel miglior modo possibile, offrendole i mezzi e gli strumenti necessari. 



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