Oria “interporto” per la cocaina e l’eroina: un’altra conferma dalla Dda

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ORIA – “Oria fuma, Francavilla guarda, Manduria fa la guardia”. Il detto popolare può essere letto in maniera differente alla luce di alcune recenti inchieste e delle parole dei collaboratori di giustizia. Dopotutto, anche eroina e cocaina si posso fumare. E la Città Federiciana da tempo è assurta a centro di smistamento delle sostanze stupefacenti. L’ultima indagine a puntare i fari su questo non molto edificante ruolo di “interporto” del narcotraffico è quella del sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza (Direzione distrettuale antimafia di Lecce) che ha portato al blitz di venerdì 6 dicembre. I carabinieri del comando provinciale di Taranto hanno smantellato le presunte attività illecite del gruppo Leone (in questo articolo di TarantoToday i dettagli). Tra i 55 indagati, se ne contano sette – a piede libero – residenti nel Brindisino.

Nell’inchiesta il ruolo dei “fornitori oritani”

Ad alcuni indagati viene contestato il reato associativo, ramo “traffico di stupefacenti”. E viene subito spiegato che cocaina ed eroina giungevano da Oria. L’indagine copre un arco di tempo che va dal 2022 a oggi. La Città Federiciana non è distante dal capoluogo ionico. Anzi, la sua posizione è “centrale”, nel senso che è abbastanza vicina anche ad altri due capoluoghi: Brindisi (fa parte di questa provincia) e Lecce. Le ipotesi di reato sono 76, alcune localizzate proprio a Oria. Poi, neanche il tempo di addentrarsi nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip del tribunale di Lecce Anna Paola Capano che già nelle prime pagine compare un nome “interessante” dal punto di vista investigativo, coinvolto in diverse inchieste proprio su traffici di droga. I tarantini si sarebbero riforniti proprio da personaggi gravitanti nell’orbita di costui, non indagato nel presente procedimento.

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Dalla logistica ai costi di cocaina ed eroina

Poi la giudice Capano dedica proprio un paragrafo al ruolo – suo malgrado – della Città Federiciana. Perché ovviamente le colpe di un presunto gruppo non vanno fatte ricadere sulla collettività. Però c’è anche da dire che una riflessione su questo argomento non è mai stata approntata. Chiusa parentesi. Non si sono mai registrate ostilità tra il gruppo al cui vertice ci sarebbe Cosimo Leone e gli oritani. Dopotutto, le frizioni non fanno mai bene agli affari. Anzi, più si sta tranquilli, più droga – e dunque soldi – gira senza troppi problemi. Sempre nelle carte c’è un accenno a una figura di spicco, ancora da identificare compiutamente. Si parla di logistica: dal trasporto alle comunicazioni via smartphone. E si discute di soldi. La cocaina, acquistata all’ingrosso dall’organizzazione oritana, veniva pagata 36 euro al grammo, spese di trasporto escluse. L’eroina, invece, andava dai quattro euro ai cinque euro e mezzo al grammo. 

Tante indagini sulla droga con al centro Oria

Già, l’eroina, una piaga che porta morte ma che è dura a morire. A ricordare ciò c’avevano pensato, un paio d’anni fa, i carabinieri, quando arrestarono sette persone nell’ambito dell’operazione “Beautiful”. I militari avevano smantellato un’attività di spaccio a Oria relativa proprio all’eroina. Molti acquirenti erano giovanissimi. Qualche mese prima erano stati i finanzieri a mettere a segno un bel colpo contro il traffico di cocaina ed eroina: era l’operazione “Tackle”, che aveva condotto in carcere anche uno storico affiliato alla Sacra Corona. Un altro presunto affiliato si era reso irreperibile già da prima. La sua latitanza è finita proprio a Oria nel dicembre 2023. La droga in questo caso arrivava dall’estero, giungeva a Oria e poi veniva smistata in tutta la Puglia. E anche in Calabria. La Città Federiciana è stata centrale in un’altra inchiesta, “Mercante in fiera“. Il blitz risale al dicembre 2020 – mese che porta bene a magistrati e forze dell’ordine – e il titolare del fascicolo era anche in quell’occasione il sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza.

Da Romano a Chionna: parlano i collaboratori

Quel dicembre 2020 era stato decisamente propizio per la Dda di Lecce: Andrea Romano – clan Romano-Coffa di Brindisi – aveva deciso di “fare il salto” e di collaborare con la giustizia. Aveva iniziato a parlare di Sacra Corona. E, dato che buona parte degli introiti della mafia salentina vertono proprio sul narcotraffico, “aveva disegnato” agli inquirenti la mappa della droga a Brindisi. E ancora: le rotte, dalla Grecia, dall’Albania, dalla Calabria. E da Oria. Aveva confermato agli inquirenti il ruolo centrale in questi tanto appetibili quanto illeciti traffici della Città Federiciana. Piccolo dettaglio, forse una casualità: nell’aprile 2011 il “capo” di Romano, Francesco Campana, venne arrestato, dopo un periodo di latitanza, proprio a Oria. Tornando all’operazione “Tackle”, tra gli arrestati c’era anche Pierluigi Chionna. Viveva proprio a Oria. Da qualche tempo è diventato anche lui collaboratore di giustizia. Chionna ha raccontato che dal 2014 si riforniva di droga dalla Calabria. Attraverso un presunto sacrista di un altro paese del Brindisino, Chionna sarebbe entrato in contatto con esponenti del clan Pesce, una ‘ndrina di Rosarno. Queste rotte vengono confermate anche dalle inchieste della magistratura, come visto. E in questa geografia Oria merita un per niente lusinghiero ruolo centrale.

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