Due musulmani omosessuali sognano di costruire una famiglia. Cullano teneramente una neonata che si è misteriosamente materializzata nella triste periferia dove abitano.
Un papa scompare, i giornali dicono che è stato rapito. Poi ci sono gli alieni, che sono un profumo nell’aria.
«Certi giorni la realtà, guardata da vicino, ha un odore insopportabile e loro (gli alieni), mi hanno aiutato a sentirlo». Il papa ricompare in un parco, sembra un mite pensionato e ti fa venire in mente Ratzinger che si allontana dal Vaticano. Infine arriva la tracotanza del potere e cancella sogni, felicità, profumi.
Quelle di “Robe dell’altro mondo. Cronache di un’invasione aliena” della compagnia Carrozzeria Orfeo, sono tra le scene forti, a rilascio prolungato come un farmaco, che restano addosso, viste nelle giornate di “Drama”. Il “Festival della nuova drammaturgia”, alla seconda edizione, diretto da Max Mazzotta, regista e attore, realizzato da “Libero teatro”, in collaborazione con il dipartimento di studi umanistici (Disu) dell’Università della Calabria.
Il teatro della coscienza e della poesia
“Drama” si è articolato in tre giornate di spettacoli e di “Osservatorio critico”, sezione dedicata agli incontri con gli autori e gli artisti. Il festival si è svolto tra le aule dell’ateneo e il Palacultura di Rende.
Irriverente, ingegnosa, critica fino ad affondare una lama nella coscienza, fortemente poetica, “Carrozzeria Orfeo” torna a Cosenza, dove ha iniziato la sua felice parabola. Oggi la compagnia calca le scene di grandi teatri italiani (con tournée da cento repliche l’anno). Era il 2009 quando Antonello Antonante, fondatore del Centro Rat Teatro dell’Acquario, produsse il loro “Sul confine”, regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi.
Al festival ha debuttato la nuova opera di Mazzotta: “Nikola Tesla. Genio compreso”. Un nome che oggi conoscono anche i bambini.
Il Tesla di Mazzotta è tenero e bizzarro. Traccia i numeri in aria, conta i passi, pranza rigorosamente al Delmonico’s, al numero 23 di William Street, abita nella stanza 3327 di un albergo newyorkese. L’America che aveva sempre sognato, con le cascate del Niagara e tutta la corrente elettrica che avrebbero potuto produrre.
La sua ossessione è costruire una torre che possa comunicare senza fili. La “mamma” del wireless. Immerso nelle sue formule, tanto da rinunciare all’amore, fa fatica a rimanere a galla tra i predatori della seconda rivoluzione industriale. Anche Thomas Edison diventa suo grande nemico.
Buona l’armonia tra le soluzioni sceniche, i dialoghi, e il lavoro degli attori. E per rimanere nel lessico, agli spettatori è arrivata più di una scossa poetica.
Accanto a “Nikola Tesla”/Mazzotta sono in scena Marina Sorrenti, Francesco Maria Cordella, Alessandro Castriota Scandernerg, Graziella Spadafora e i giovani attori Claudia Rizzuti e Antonio Belmonte.
L’uomo elettrico e il destino del mondo
«Io sono un appassionato di scienze. Mi sono innamorato di questa figura un po’ particolare. Tesla era un genio del suo tempo e un uomo molto introverso», racconta Mazzotta. «Attraverso lo scienziato voglio raccontare quel che è successo nel Novecento. A un certo punto noi abbiamo fatto una scelta, – prosegue, – abbiamo preferito altre fonti energetiche, come il petrolio, un certo tipo di progresso e di industrializzazione, cambiando il destino del mondo e dell’ambiente. Oggi ne stiamo pagando le conseguenze».
Il sogno di Tesla torna in gioco nel nuovo mercato dei veicoli elettrici, quello di Mazzotta è realizzare un festival permanente. Un appuntamento annuale che avvicini anche i più giovani a una drammaturgia che possa stimolare una visione critica della realtà.
Si dice soddisfatto, perché sono stati tanti gli studenti coinvolti. Partecipata la lezione con Elvira Frosini e Daniele Timpano, autori e registi di “Tanti sordi. Polvere di Alberto”, spettacolo che ha aperto la tre giorni. Al Teatro Dam, il Dipartimento autogestito multimediale, è andato in scena lo spettacolo virtuale di Elio Germano “Segnale d’allarme”.
Un festival con graditi ritorni. Quello di Valentina Valentini, studiosa di arti performative, docente alla Sapienza, che all’Unical ha insegnato Drammaturgia. Valentini ha presentato la raccolta “Franco Scaldati. Teatro”, Marsilio editori, curata insieme con Viviana Raciti.
Piccoli festival, grande missione
I festival come quello di Libero teatro, secondo Gabriele Di Luca, autore e regista di “Carrozzeria Orfeo”, sono realtà che possono crescere e maturare negli anni «tengono saldo il teatro». «Sono esperienze di familiarità, di solidarietà, di comunità cittadina che, con pochissime risorse, provano a fare tanto; mentre ci sono teatri pubblici che hanno molti più fondi e sprecano le occasioni. Quello che fa Max Mazzotta, grande attore e grande regista, che investe quasi di tasca propria, è commovente». Il “Drama” ha portato ventate di sana scena sperimentale, visionaria, divertente. Ventate sempre più rare da quando i presìdi dell’arte teatrale, Acquario in testa, hanno chiuso i battenti.
«Io credo che abbiamo bisogno di menti nuove e non di nuove parole per definire le cose», dice Di Luca mentre racconta lo spettacolo cult, nato nel 2012 e rimesso in scena, “Robe dell’altro mondo”.
«Uno spettacolo nato per raccontare le paure metropolitane, ancora molto attuale. La paura dell’altro viene interpretata attraverso la figura simbolica di questi alieni, che non dobbiamo immaginare come in un film di fantascienza, brutti e cattivi, ma si manifestano come un profumo impalpabile nell’aria. Vengono a dare dei doni, a realizzare i sogni degli ultimi, di quelli esclusi dal successo e dal benessere».
Però il potere perde colpi, perché alla gente, nella finzione teatrale, piacciono più gli extraterrestri dei politici. «Ogni volta che c’è il cambiamento, inizia ad esserci qualcosa di repressivo. Gli alieni vengono demonizzati, perseguitati, uccisi, costretti ad andare via». Uno spettacolo che riesce anche a far ridere, a suscitare rabbia e meraviglia, con i cambi personaggio, a vista, degli attori Sebastiano Bronzato e Massimiliano Setti e i disegni animati, tracciati in tempo reale, da Federico Bassi e Giacomo Trivellini.
Mazzotta, che in molti hanno conosciuto con la sua opera cinematografica “Fiabeschi torna a casa”, con “Drama” chiude l’anno in bellezza.
Al cinema lo rivedremo, nel 2025, nel film dei Manetti Bros “U.S. Palmese”. Tra i suoi personaggi del grande e piccolo schermo viene in mente Eddy, nella terza stagione de “I liceali” (su Netflix per chi volesse recuperarla), un matematico geniale e folle. Un nipotino di Tesla. (redazione@corrierecal.it)
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