a cura di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e membro del Direttorio della NATO Defense College Foundation – KFOR (Kosovo FORce), la forza militare schierata dalla NATO in Cossovo (Kosovo / Kosovo i Metohija), ha raggiunto quest’anno il suo venticinquesimo anno di età, divenendo così la missione più estesa nel tempo nella storia dell’Alleanza Atlantica, oltreché, almeno nell’attuale fase, quella più numerosa.
I 25 ANNI DI KFOR
Sono stati molti i risultati positivi conseguiti attraverso di essa, altresì numerose le sfide affrontate e le esperienze maturate e quindi condivise. Sin dal suo varo nel 1999, KFOR ha sostenuto attivamente lo sviluppo delle istituzioni locali, promosso iniziative di rafforzamento delle loro capacità e contribuito a facilitare il dialogo tra tutte le comunità. Essa rappresenta l’impegno tangibile, duraturo e costante della NATO ai fini della stabilità regionale e della sicurezza nell’intera ex provincia autonomia serba divenuta stato indipendente a seguito della guerra. Risulta dunque importante ricordare il contesto storico della missione. Nel giugno del 1999 le prime unità militari della NATO entravano in Kosovo su mandato dell’Onu allo scopo di porre fine al sanguinoso conflitto interetnico tra albanesi e serbi. La partecipazione di militari italiani a missioni internazionali di pace, umanitarie e di stabilizzazione nei Balcani risale al 1991, seppure in precedenza vi erano stati interventi in Albania per cause diverse. Scopo di queste missioni era attenuare i conflitti determinati dal processo di disgregazione della Repubblica federativa socialista jugoslava, seguita dalla costituzione sulle sue ceneri di stati nazionali.
GUERRE NEI BALCANI
I conflitti divampati nella regione si sono caratterizzati principalmente per la loro natura interetnica, nazionalistica e religiosa. Le vicende di maggiore impatto sono state la guerra serbo-bosniaca e il conflitto nel Kosovo. Nelle crisi balcaniche sono intervenute le principali organizzazioni internazionali: Onu, NATO, Unione europea e Osce. KFOR venne istituita a seguito della campagna aerea condotta dalla NATO contro la Jugoslavia di Slobodan Milošević, che ebbe una durata di settantotto giorni. La Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva fornito (e fornisce tuttora) la cornice giuridica per l’intervento militare internazionale e, quindi, alla costituzione della KFOR. Oggi la sua missione permane invariata: deve garantire un ambiente sicuro e protetto oltreché la libertà di movimento per tutte le persone che vivono nell’area di competenza. In venticinque anni essa ha comportato l’impiego di centinaia di migliaia di uomini e donne in uniforme. Al suo inizio l’operazione previde la suddivisione del territorio cossovaro in cinque aree di responsabilità, il cui comando della forza venne conferito a Francia, Italia, Regno Unito, Repubblica Federale Tedesca e Stati Uniti d’America.
ANNI DIFFICILI
Oggi è importante ricordare quanta strada è stata fatta in Cossovo dagli anni Novanta, tuttavia, anche quanto sia ancora fragile la situazione della sicurezza nella regione, aspetto che rende ancora necessaria la presenza attiva della NATO. In particolare, gli ultimi anni sono stati particolarmente difficili, culminati con le violente proteste del maggio 2023 (che hanno provocato il ferimento di novantatré militari della KFOR) e l’attacco alla Kosovo Police del 24 settembre a Banjska. La KFOR ha reagito rapidamente implementando la propria presenza e, nel novembre 2024, ha dovuto respingere la richiesta del governo di Pristina relativa a un invio di forze di sicurezza nel Nord a seguito dell’esplosione avvenuta all’acquedotto di Ibar Lepencin, autorizzazione che non venne concessa per ragioni di sicurezza. Le conseguenze di quest’ultimo atto si sostanziarono nell’incremento da parte cossovara delle misure di sicurezza a protezione delle infrastrutture critiche. Nelle settimane precedenti a esso l’Unione europea aveva auspicato che una nuova fase negoziale potesse venire avviata entro dicembre, ma di fatto l’attentato all’acquedotto ne frenò l’impulso.
UN’ADEGUATA CORNICE DI SICUREZZA
Attraverso il compimento di passi improntati alla prudenza l’Alleanza Atlantica ha garantito a KFOR una prosecuzione efficace del suo mandato, prevenendo escalation e rispondendo in tutti i vari scenari attraverso la fornitura di sicurezza. Un impegno, quello profuso dalla NATO, tangibile e costante, conforme al dettato del Concetto strategico dell’Alleanza, che rinviene nei Balcani occidentali un’area di importanza strategica. Oggi risulta evidente la necessità che la KFOR rimanga a operare in Cossovo finché questo si renderà necessario ai fini della stabilità regionale, fattore che è funzione del controllo della conflittualità e dell’implementazione di ogni percorso di natura diplomatica possibile. Dunque, anche nel 2025 la Kosovo FORce continuerà a mantenere adeguate condizioni di sicurezza affinché il dialogo tra le parti possa proseguire e condurre alla risoluzione delle controversie aperte a beneficio di tutte le comunità.
IMPORTANZA DEL COSSOVO A FINI STRATEGICI
Dal punto di vista (ormai) storico, va ricordato come nell’ambito della KFOR a suo tempo abbia avuto luogo la missione NATO COMMZ W (Communication Zone West, con comando a Durazzo in Albania; un altro punto di afflusso originava invece a Salonicco, in Grecia), che per alcuni anni ha assicurato i canali di alimentazione logistica alla forza operante in Cossovo, mantenendo inoltre i necessari contatti con le organizzazioni internazionali presenti e attive nell’area. Nel quadro della riconfigurazione della presenza della NATO nei Balcani, dal giugno 2002 essa è stata rilevata dal NHQ Tirana, che ha competenze in ordine al coordinamento tra la NATO, le Autorità dell’Albania e le varie organizzazioni della Comunità internazionale. Il Cossovo è esteso su di una superficie di diecimila chilometri quadrati (pari all’incirca, dunque, a quella dell’Abruzzo) e confina con Serbia, Albania, Nord Macedonia e Montenegro, quindi è un’area di assoluta importanza e centralità in chiave geopolitica.
L’IMPEGNO DELLE FORZE ARMATE
Una importanza che in questi ultimi anni non è affatto diminuita. L’attuale Comandante di KFOR, il Generale di Divisione Enrico Barduani, è il quattordicesimo ufficiale italiano posto al comando della missione in venticinque anni, complessivamente il ventinovesimo da quando la KFOR venne costituita nel 1999. Il nostro Esercito ha impegnato in tale funzione di estrema responsabilità le sue migliori risorse nei termini di personale quadro e di comandanti. Un quarto di secolo di encomiabile lavoro i cui meriti sono stati riconosciuti da tutti i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica. Visitando il Cossovo oggi la percezione di una fase di sviluppo socioeconomico in atto è palmare, qualcosa di inimmaginabile venticinque anni fa. Gran parte del merito di questo va ampiamente ascritto alla NATO e al nostro paese.
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