COREA DEL SUD Conservatori non votano, stallo su Yoon che (tardivamente) si scusa

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Bloccata uscendo dall’aula la mozione di impeachment contro il presidente che ha provato a instaurare la legge marziale. Nel primo discorso dopo la convulsa notte del 3 dicembre Yoon l’ha definito un gesto di “disperazione”, impegnandosi a non ripeterlo. Anche il People Power Party ritiene le dimissioni “inevitabili”, ma sta prendendo tempo cercando di negoziare un’uscita di scena meno traumatica. Le opposizioni però non ci stanno e porteranno di nuovo in discussione la messa in stato di accusa, appellandosi alla piazza.

Seoul (AsiaNews) – La mancanza del quorum all’Assemblea nazionale di Seoul ha bloccato la mozione di impeachment presentata dalle opposizioni contro il presidente Yoon Suk Yeol, dopo il suo tentativo di proclamare la legge marziale nel Paese la notte del 3 dicembre. Solo 3 deputati su 108 del People Power Party – il partito conservatore a cui appartiene Yoon – hanno partecipato alla seduta: tutti gli altri hanno abbandonato l’aula, rendendo così impossibile il raggiungimento della soglia del voto favorevole dei due terzi dei 300 parlamentari, necessario secondo la costituzione per la messa in stato di accusa del presidente.

Si tratta, comunque, di un esito interlocutorio in una partita che si allunga, ma vede la sorte di Yoon ormai segnata. Anche i conservatori, infatti, ritengono necessaria la sua uscita di scena, ma stanno prendendo tempo con l’obiettivo di arrivare a una modalità meno traumatica.

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In mattinata – poche ore prima della sessione parlamentare – Yoon era apparso in video dal palazzo presidenziale per la prima volta dalla tumultuosa notte tra il 3 e il 4 dicembre. In un breve discorso aveva dichiarato sabato di essere “sinceramente dispiaciuto” per aver causato preoccupazioni nell’opinione pubblica dichiarando la legge marziale, e si è impegnato a non ripetere un altro tentativo del genere, senza però annunciare le dimissioni.

Yoon ha spiegato di aver imposto la legge marziale per “disperazione”, riconoscendo che la decisione improvvisa ha causato “preoccupazioni e disagi” alla popolazione. “Non mi sottrarrò alle responsabilità legali e politiche legate alla dichiarazione della legge marziale”, aveva aggiunto, sostenendo che ogni decisione, compreso quella sul suo mandato, è ora nelle mani del People Power Party.

Poco dopo il leader dei conservatori Han Dong-hoon aveva dichiarato ai giornalisti che “le dimissioni anticipate sono ormai inevitabili”, aggiungendo che il presidente non è più in grado di svolgere efficacemente le sue funzioni. Secondo gli osservatori della politica coreana il People Power Party vorrebbe però “un’uscita ordinata” di Yoon dalla presidenza, invece di un impeachment politicamente esplosivo e dannoso per il partito. Sul tavolo ci sarebbe anche l’idea di avanzare un progetto di riforma costituzionale con la riduzione della durata del mandato del presidente, che sulla carta scadrebbe nel 2027.

Da parte loro – però – il Partito democratico e le altre forze di opposizione non sembrano disposte a cedere, forti anche delle imponenti manifestazioni di piazza a favore dell’impeachment: questa sera 150mila persone hanno manifestato davanti al parlamento mentre era in corso la seduta accogliendo l’esito con disappunto. Il leader del Partito democratico Lee Jae-myung – che è anche il candidato sconfitto per una manciata di voti da Yoon nel 2022 – ha definito “deludenti” le scuse del presidente, aggiungendo che non esistono alternative alle dimissioni o alla messa in stato d’accusa. Ci si attende, dunque, che una nuova mozione di impeachment venga depositata all’Assemblea nazionale nelle prossime ore: potrebbe tornare in aula per la discussione già l’11 dicembre. “La gente sa che è necessario e lo chiede – ha commentato Lee -. Anche i deputati del People Power Party capiscono che cosa comporta la giustizia, ma subiscono pressioni per opporvisi agendo contro la volontà del popolo”.

Da parte sua il primo ministro Han Duck-soo – che oggi si è incontrato con il leader dei conservatori Han Dong-hoon – ha promesso “ogni sforzo per stabilizzare al più presto la situazione”. Se Yoon si dimettesse passerebbero a lui i poteri del capo dello Stato; ma, secondo la Costituzione, dovrebbe indire nuove elezioni presidenziali entro 60 giorni, con la probabile vittoria delle opposizioni che già dalla primavera scorsa controllano il parlamento sudcoreano.





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