Il tema della desertificazione bancaria rimane di grande attualità. I disagi all’utenza, generati dalla revisione della rete bancaria, hanno un forte impatto sociale che viene rilanciato da varie testate giornalistiche. L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, curato dalla Fondazione Fiba di First Cisl, fornisce una mappatura aggiornata della presenza delle banche sul territorio nazionale. All’analisi non sfuggono i dati della Sicilia sui quali si sofferma Sudpress.it. Il giornalista Giacomo Petralia firma un articolo dal titolo: “Desertificazione bancaria: gli sportelli essenziali ma invisibili della Sicilia” interrogandosi sul concetto dell’essenzialità. Le banche lo sono.
“Sul portale web di First CISL (Federazione Italiana Reti dei Servizi del Terziario) – si legge su Sudpress.it -, alla voce “Osservatorio sulla desertificazione bancaria”, è possibile consultare dati di sintesi e grafici più che esplicativi in merito ad un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio, debilitando il nostro Paese.”
“I dati dell’Osservatorio, aggiornati al 30 settembre 2024, ricavati dagli studi svolti dal Comitato scientifico della Fondazione FIBA, sono introdotti da un incipit ben preciso: “In Italia c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Per milioni di nostri concittadini […] significa dover sopportare pesanti disagi per accedere a servizi necessari alla loro vita quotidiana”.
“Attualmente, lungo lo Stivale – scrive Giacomo Petralia – sono ben 4.400.000 le persone che risiedono in comuni nei quali non si registra la presenza di alcuna banca; inoltre, più di 6.000.000 di abitanti vivono in centri in cui è possibile prelevare denaro da un solo sportello bancario rimasto disponibile. Ma tale fenomeno, che “da tempo presenta i tratti dell’allarme sociale”, come avvisa proprio First CISL, non crea enormi difficoltà solo ai singoli cittadini, e in particolare agli anziani o ai portatori di disabilità: 267.000 piccole imprese italiane, infatti, hanno sede in comuni privati di sportelli automatici e oltre 400.000 aziende sono costrette a contare (nel vero senso della parola) sul solo sportello ancora attivo nelle proprie cittadine. L’incrocio di queste cifre con la percentuale nazionale di utilizzo dell’internet banking, indietro di venti punti percentuali rispetto a quelle di Spagna (71%) e di Francia (72%), rende la posizione della nostra Penisola davvero avvilente”.
Qual’è la situazione in Sicilia? “Nella Trinacria – riporta Sudpress.it – il numero totale di abitanti di comuni provvisti di un solo bancomat ammonta a quasi 500.000 persone; 361.000 siculi, invece, si ritrovano in municipi in cui è praticamente impossibile prelevare: lasciando ancora la parola ai numeri, è un po’ come se tutti i residenti nella città di Catania, e oltre, dovessero spostarsi in massa giusto per poter inserire qualche banconota nei propri portafogli. Dal 2015 ad oggi, le filiali hanno abbandonato quasi 14.000 comuni siciliani, a discapito di circa 20.000 piccole imprese, facendo così piombare l’Isola nella desolante media di 22 sportelli bancari per 100.000 abitanti. Oltretutto, com’è immaginabile, questa grave crisi diventa ancor più asfissiante nelle cittadine della provincia. A proposito di Catania, sono parecchi i centri urbani più o meno popolosi della città metropolitana che rientrano, a pieno titolo, nella lista dei “desertificati”.
“I comuni di Aci Catena (28.124 abitanti), Tremestieri Etneo (19.851), Pedara (14.915) e Mascali (14.287) occupano con fierezza le prime quattro posizioni nella classifica dei 12 comuni più popolati ad ospitare un solo sportello; non mancano, comunque, menzioni speciali per Motta Sant’Anastasia (12.054) e San Gregorio di Catania (11.487). È, però, l’elenco dei comuni totalmente sprovvisti di bancomat ad essere davvero speciale: i residenti di Aci Sant’Antonio (18.058), San Pietro Clarenza (8.229), Valverde (7.838), Santa Maria di Licodia (7.453) e Camporotondo Etneo (5.213) non possono far altro che muoversi verso altri lidi, alla ricerca di un credito che li possa far sentire, anche per poco, dei piccoli principi. Di conseguenza, tutto ciò rende decisamente poco appetibili questi territori per quelle piccole imprese desiderose di investire, elemento che dà quindi il colpo di grazia all’economia degli stessi centri urbani”.
“Lo sportello bancario è diventato un servizio essenziale – conclude il giornalista Giacomo Petralia – ma l’essenziale è ormai invisibile agli occhi”.
Ad ogni occasione il segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani ribadisce la necessità di istituire «osservatori regionali sull’attività bancaria, partecipati dai portatori di interesse, dalle istituzioni e dalle autorità competenti». Nel farlo ravvisa inoltre l’utilità di classifiche di sostenibilità delle banche che siano «correlate alla presenza fisica sui territori e alle proposte di realizzazione di programmi di educazione digitale per la clientela».
Per Fabrizio Greco, segretario generale regionale First Cisl Sicilia «In una regione che ha mille emergenze quella della desertificazione bancaria produce effetti devastanti che contribuiscono allo spopolamento di ampie aree del territorio. Penso alle zone della Sicilia centrale che registrano deleterie forme di abbandono. Le istituzioni devono comprendere che questi processi hanno forti ricadute sociali. E’ tempo di metter mano alla questione cosa che sollecitiamo da tempo. Siamo disponibili a dare il nostro contributo, Così, come siamo soliti proporre, torniamo a spingere per la costituzione dell’Osservatorio regionale Sicilia che sarebbe già un bel segnale».
Qui il report sulla desertificazione bancaria in Italia a cura di Fondazione Fiba di First Cisl (dati al 30 settembre 2024)
Qui i dati e i grafici sulla desertificazione bancaria in Sicilia
Qui tutti i dati e i grafici dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria in Italia
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