«You are the media now», e la democrazia nichilista dell’uomo-massa digitale

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Non so se il giudizio sia troppo lusinghiero per il compagno di merende politiche di Beppe Grillo o troppo malevolo verso il Mister X della politica e del business planetario, ma ad ascoltare Elon Musk proclamare l’avvento della nuova era del citizen journalism, in cui non solo il mezzo sarà il messaggio, ma il pubblico diventerà l’uno e l’altro – «You are the media now» – sembra di sentire Gianroberto Casaleggio quando spiegava di volere distillare la volontà generale dagli alambicchi di Rousseau e teorizzava l’ordine politico perfetto come quello di un formicaio, di cui le formiche non devono essere consapevoli «per non creare problemi di coordinamento», ma che devono essere convinte di determinare da protagoniste del gioco, non da rotelle di un ingranaggio. Formiche che fanno quello che devono, persuase di fare quello che vogliono.

Certo: la differenza di mezzi, di standing e di fortuna tra l’ex programmatore dell’Olivetti e il campione del capitalismo spaziale è impietosa. Ma è pure evidente la somiglianza, per non dire l’identità, di visione circa cosa debba essere l’annunciata rivoluzione dei tempi nuovi, cioè una sorta di rito pasquale di liberazione e resurrezione del popolo dalla morte della democrazia, una liturgia del fuoco e della luce per dissolvere le tenebre del deep state politico-mediatico. Una rivoluzione che, come tutte, deve avere la sua ghigliottina, per far fuori i re decaduti dell’ancien régime e gli oppositori della vendetta rivoluzionaria.

Se oggi la crisi delle democrazie è legata, prima che a fattori economico-sociali, alla straordinaria servibilità totalitaria dell’uomo-massa digitale e all’automazione algoritmica della psicagogia politica, bisogna ammettere che Casaleggio, con quattro soldi, una srl a gestione familiare accomodata in un appartamento milanese, e un ex luddista riconvertito alla prosopopea hi-tech, ha anticipato e propiziato il kairos della democrazia nichilista, e ha visto arrivare e cavalcato l’onda che si sta abbattendo sulle istituzioni di tutto l’Occidente. Musk, in fondo, è un epigono.

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Rimane però il fatto che non solo i mezzi, ma anche i fini del campione della demiurgia politica supertrumpiana sono smisuratamente più grandi di quelli di Casaleggio, che tutto sommato si faceva bastare la mediocre retorica dell’onestà post-tangentopolitana e non aveva i disegni transumanistici di Musk. E se al padre di Rousseau serviva un leader politico che si sarebbe accontentato di sfasciare il Palazzo – infatti, conquistatolo, non seppe che farsene e ci mise dentro uno che alla fine gli ha fatto le scarpe, dopo averlo nel frattempo portato a destra e a sinistra come si fa con un nonnetto scemo – Mister X sta in società con un uomo che vuole distruggere l’intero Occidente, così da rovesciarne la storia a misura dell’immagine che per decenni hanno coltivato proprio i nemici del sogno americano: quella di un’autocrazia sotto mentite spoglie democratiche e pluralistiche.

In questa sciagura planetaria, che i politici di mondo ovviamente relativizzano e contestualizzano – come se Trump non volesse davvero fare quel che dice; altro è scoprire se ci riuscirà – sarebbe il caso che i vecchi e affezionati cultori della democrazia occidentale, loro per primi, ne riscoprissero i fondamenti e smettessero di biascicare la massima churchilliana – la democrazia è la peggiore forma di governo, escluse tutte le altre – come se non fosse una battuta, ma una vera teoria politica. Se no si finisce per credere davvero che la democrazia sia solo una tombola elettorale o, peggio, l’approssimazione giuridica del “Vox populi, vox dei” e che tutto ciò che esce dalle urne sia un responso del cielo irrefutabile, a pena di empietà.

La democrazia non è semplicemente un metodo di decisione o di selezione di quel che va fatto o di chi comanda; è una forma di vita pubblica, prima che di governo in cui – avrebbe detto Nicola Chiaromonte – il senso del sacro coincide con quello del limite e, dunque, qualunque parte è più sacra di qualunque tutto il potere sovrano pretenda di incarnare in nome del popolo, del destino o della storia. Qualunque democrazia totale è solo un formicaio e, passando dalle formiche agli uomini, una galera.





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