Il lupo non ha più bisogno di essere protetto. I dati a sostegno del «declassamento»: in Piemonte sono più che in Svezia

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di
Floriana Rullo

I numeri dal progetto europeo Life WolfAlps presentati in Regione: qui circa 600 esemplari, la maggior parte nel Cuneese. Sono più che nell’intero paese scandinavo

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«Il lupo non ha più bisogno di essere una specie protetta perché ormai è presente in tutto l’arco alpino e soprattutto in Piemonte». A dirlo il risultato principale del monitoraggio svolto negli ultimi cinque anni dal progetto europeo Life WolfAlps (cofinanziato dalla UE) conclusosi a settembre 2024. Il progetto è stato illustrato durante l’audizione in Commissione Ambiente (presidente Sergio Bartoli) richiesta dalla consigliera Sarah Disabato (M5s).

Dati ribaditi anche nella decisione del Comitato permanente della Convenzione di Berna di approvare la proposta dell’Unione Europea di modificare lo status di protezione del lupo. A partire dal 7 marzo prossimo infatti, la specie passerà da «strettamente protetta» a «protetta» secondo gli standard della Convenzione. Questa decisione segna un cambiamento significativo nella gestione della fauna selvatica e avrà un impatto diretto sulle politiche degli Stati membri dell’UE. 




















































«Il via libera di Bruxelles all’ipotetico declassamento può aprire una strada nuova per trovare un punto di equilibrio tra istanze diverse», aveva spiegato l’assessore regionale alla Montagna, Parchi e Biodiversità, Marco Gallo.

A illustrare i dati la professoressa Francesca Marucco dell’Università di Torino, Coordinatrice Scientifica dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime, che ha presentato il progetto internazionale che coinvolge Italia, Francia, Austria, Slovenia e Svizzera con lo scopo di migliorare il rapporto di convivenza tra uomo e lupo e organizzare sistemi di prevenzione dei problemi che questo comporta.

«Abbiamo elaborato una mappa della presenza dei lupi nelle sei nazioni alpine, con il lavoro di più di mille persone ne sono stati censiti 846, di cui 680 nella zona ovest delle Alpi (ma bisogna tener conto che si spostano), il trend della popolazione è stato monitorato e documentato in crescita nel 2023-2024 soprattutto in Piemonte e in Lombardia ma prevediamo che la loro presenza rimarrà stabile nei prossimi decenni». 

«Il progetto Life – ha proseguito la professoressa Marucco – ha avviato per la prima volta un sistema di governance comune nei vari Stati che ora lavorano con gli stessi protocolli con soluzioni complementari al PSR e una programmazione a lungo termine. Il progetto in Italia ha coinvolto diverse istituzioni e professionalità: parchi, Carabinieri forestali, veterinari della Asl, unità cinofile antiveleno, cacciatori, allevatori. Per informare i cittadini abbiamo fatto anche parecchi incontri sul territorio e nelle scuole che hanno riscosso grande interesse».

L’indirizzo va incontro alle crescenti richieste da parte degli enti locali di maggiore flessibilità per gestire più attivamente le concentrazioni critiche di lupi presenti per quasi il 70% nel Nord Italia, con il maggior numero di branchi ed individui rilevati in Provincia di Cuneo

Ci sono più lupi in Piemonte di quanti ne ha l’intera Svezia, tanto per fornire una proporzione di territorio. Numeri che testimoniano come il lupo non sia più a rischio estinzione. «Cresce il pericolo della scomparsa della presenza dell’uomo in montagna e nelle aree interne, con effetti devastanti sull’economia e sull’occupazione di questi territori, ma anche sull’assetto idrogeologico. Senza la costante opera di manutenzione assicurata dalle aziende agricole, infatti, cresce il degrado ambientale che porta con sé frane e alluvioni, rese ancora più devastanti dagli effetti dei cambiamenti climatici», dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.

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«La difficile situazione che gli imprenditori agricoli vivono in montagna, tra cambiamento climatico e fauna selvatica, non solo mette a rischio la sopravvivenza della pastorizia, ma compromette la possibilità che nelle nostre vallate alpine permanga un tessuto sociale produttivo, con un danno rilevante per l’intera collettività», conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

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6 dicembre 2024 ( modifica il 6 dicembre 2024 | 12:30)

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