Quello che sta per finire è l’anno dei soli record negativi. L’85% dei casi di suicidio nelle sezioni a custodia chiusa. Ma le parole d’ordine del governo sono sempre le stesse: più reati, più carceri
Un ragazzo giovanissimo, di appena 21 anni, di origine magrebina. È l’ennesima persona morta suicida in carcere, l’85esima da inizio anno. Sembrerebbe essersi tolto la vita all’interno del reparto sanitario del carcere di Genova Marassi, dove si trovava a causa di precedenti atti autolesionisti e tentativi di suicidio. Con la sua morte, il 2024 supera il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad ora l’anno con più suicidi in carcere di sempre.
Oltre ai suicidi, il 2024 è in generale l’anno con il maggior numero di decessi. Se ne contano 231 da inizio gennaio. Quest’ultimo suicidio ha in sé elementi tristemente comuni a molti altri casi. Come il ragazzo morto a Genova, molti sono i suicidi commessi da persone giovanissime. Nel 2024 se ne contano almeno venti di età compresa tra i 19 e i 29. Come lui, tante erano anche le persone straniere, almeno 35. Secondo il Garante Nazionale, più della metà delle persone che si sono tolte la vita in carcere erano coinvolte in altri eventi critici. Tra queste, 19 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. Molte le persone con disagio psichico e con passati di tossicodipendenza. Almeno 19 erano senza una fissa dimora. Sono numeri che raccontano enorme sofferenza e marginalità. Situazioni che difficilmente riescono ad essere prese in carico in un ambiente come quello penitenziario, soprattutto oggi, in carceri che scoppiano, con livelli di sovraffollamento sempre più allarmanti.
Sono attualmente più di 62.400 le persone detenute, a fronte di una capienza effettiva di circa 47.000 posti. Le carceri italiane ospitano dunque quasi 16.000 persone in più, registrando un tasso di affollamento medio pari al 133,86%. È dai tempi della condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo che il nostro sistema penitenziario non viveva una situazione così critica. Sovraffollamento non vuol dire solo carenza di spazi, ma anche e soprattutto carenza di risorse per una popolazione detenuta in continua crescita. Risorse particolarmente necessarie per intercettare e prendere in carico situazioni di maggiore fragilità.
Anche qui il caso di Genova è particolarmente emblematico. Il suicidio di inizio dicembre è il quarto avvenuto nell’Istituto dall’inizio anno. Inoltre, secondo il Garante Nazionale, il Marassi si colloca al terzo posto tra gli Istituti con il maggior numero di atti di autolesionismo (319 da inizio anno). Ad oggi il carcere del capoluogo ligure registra un tasso di sovraffollamento pari al 131%. Come si può pensare che in queste condizioni si riescano a gestire situazioni di particolare criticità? Altro esempio è Napoli Poggioreale, anch’esso Istituto dove quattro persone si sono tolte la vita da inizio anno e dove il tasso di sovraffollamento raggiunge addirittura il 156%. Oltre ad essere più piene, negli ultimi anni le carceri italiane sono anche sempre più chiuse. La riorganizzazione del circuito della media sicurezza, avviata nel 2022, ha fatto sì che molti Istituti abbiano ridotto in alcune sezioni l’orario di apertura delle celle.
Si assiste sempre più a sezioni chiuse, isolate, dove le persone trascorrono l’intera giornata in celle piccole e fatiscenti. Aumentano così situazioni di separazione, di allontanamento e isolamento, con un forte impatto non solo sulla quotidianità penitenziaria, ma sulla psiche delle persone. Probabilmente non è un caso che le sezioni maggiormente interessate dal fenomeno suicidario siano proprio quelle a custodia chiusa, dove sono avvenuti circa l’85% dei casi di suicidio dall’inizio dell’anno. A circa un mese dalla sua fine, il 2024 si conferma come anno dai soli record negativi. Nessuno sembra però interessarsene. Nessun intervento significativo è stato fatto per rispondere alle varie emergenze in corso. Anzi, le sole parole che escono dal Governo sono sempre di senso opposto. Più carceri, più reati. Meno respiro e meno diritti.
*Ricercatrice Associazione Antigone
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