Era il 2013, quando un gruppo di persone e di associazioni costituirono, a Torino, il Controsservatorio Valsusa, per denunciare l’accerchiamento politico, mediatico e giudiziario dell’opposizione popolare al Tav, e promuovere iniziative alla ricerca di nuovi spazi di democrazia. Molta acqua è passata da allora sotto i ponti e molte sono state le iniziative intraprese dal Controsservatorio (documentate nel sito https://www.controsservatoriovalsusa.org/).
L’ultimo evento è stato organizzato sabato 30 novembre a Torino, con il titolo “Ambiente e grandi opere. Tra politica, movimenti e informazione” e l’ambizione di rimettere insieme, almeno per un giorno, pezzi significativi di lotte territoriali. Fin dal mattino, sfidando la pesante nebbia che gravava sulla città e nonostante qualche inciampo nei trasporti per lo sciopero generale del giorno prima, il centro Alma Mater si è riempito di persone provenienti da tutt’Italia. E sono risuonate, insieme alla voce dell’opposizione italiana e francese alla nuova linea ferroviaria Torino Lione, le voci dei No Tap del Salento, del Comitato No Ponte di Reggio Calabria, dell’Assemblea Bosco Ospizio di Reggio Emilia, di Vivere Vado (impegnato oggi nella lotta contro il rigassificatore: https://volerelaluna.it/territori/2023/09/15/il-rigassificatore-di-vado-ligure-e-il-compito-della-scuola-secondo-toti/), del Comitato Stop Solvay di Alessandria, dell’opposizione al nucleare di nuovo incombente, delle diverse realtà torinesi che fanno capo alla Rete Resistenza Verde e molte altre ancora. È accaduto nella prima sessione, coordinata da Angelo Tartaglia e Livio Pepino, che è stata aperta da due tecnici della Commissione Tecnica Torino-Lione (voluta e riconosciuta dall’Unione Montana Valle di Susa), a confronto sullo stato dei lavori dell’opera con Philippe Delhomme (già vicesindaco di Villarodin-Bourget) che ha portato notizie sulla situazione francese e definito la Maurienne «un paesaggio apocalittico fra devastazione e polvere». Più volte, negli interventi, è stato citato lo storico Patto di Mutuo soccorso stipulato nel 2006 con l’obiettivo di unificare le tante realtà organizzate in Italia che lottavano per la salvaguardia del territorio e che Maurizio Piccione (nella prefazione di La Val di Susa si moltiplica. Diario di due anni, edito da Carta nel 2008) così evocava: «Più si viaggia, più si scoprono nuovi amici. Aria fresca che dal Trentino a Noto fa fiorire comitati e presidi aria di un nuovo modo di intendere la politica senza deleghe o compromessi. È un Patto che dà coraggio perché fa capire che siamo in tanti».
In sala alcuni dei presenti, ormai con capelli bianchi, hanno vissuto direttamente quelle esperienze e ora un po’ dubitano della possibilità di riuscita di nuovi tentativi. Lo esprime, per esempio, Franca Guelfi, di Vivere Vado: «Condivido la maggior parte delle cose dette stamani, ma non credo più al fatto che l’unione fa la forza…». Le ammaccature del passato non vanno nascoste, ma nuovi stimoli e anche nuovo entusiasmo sono venuti dalla prima sessione pomeridiana, coordinata da Alessandra Algostino, che ha proposto, tra l’altro, l’esperienza del collettivo dell’ex GKN (https://volerelaluna.it/lavoro/2024/09/18/caso-gkn-e-vero-va-cambiata-lideologia-ma-quella-neoliberista/), espressione di una lotta concreta e potenzialmente vittoriosa, grazie all’unione di tanti (736 persone fisiche e 143 persone giuridiche, associazioni ecc.) che hanno creduto e voluto sostenere il sogno dell’autogestione della fabbrica fino a raggiungere, in pochi mesi, la cifra enorme di azionariato popolare di un milione di euro. E, poi, ci sono state – davvero una boccata di aria fresca – le testimonianze di Extinction Rebellion, dei Fridays for Future, di Ultima Generazione, capaci di opporre alla stretta repressiva e autoritaria in atto forme nuove di lotta, facendo tornare alla mente i No Tav presentatisi a Torino, al corteo del 1 maggio 2023, con qualche benda sulla testa e un cartello al collo in cui si leggeva: “Siamo venuti già picchiati”. Nuove forme di lotta sulle quali si sta interrogando anche la Cgil (rappresentata dal segretario della Camera del lavoro di Torino, autore anche di una realistica autocritica su alcuni punti) e a cui ha dato un notevole contributo di riflessione Angela Dogliotti del Centro di documentazione pacifista Sereno Regis. Alla fine è emerso un quadro vivace e composito che induce a cacciar via i dubbi e il pessimismo.
Il terzo momento del convegno è stato dedicato all’informazione, non meno distratta e ostile della politica rispetto alle vertenze ambientali o di lotta e caratterizzata, per lo più, da silenzio e ostilità. Negli interventi – tra i quali spicca quello di Duccio Facchini di Altreconomia (mensile che si sta imponendo grazie ad alcune importanti inchieste portate avanti in un panorama a dir poco sconsolante) – sono state snocciolate le difficoltà e le criticità, ma sono emersi anche alcuni spunti per cercare di invertire la tendenza.
Casualità ha voluto che, qualche ora dopo, la giornata si sia conclusa a Condove in Val Susa, con la presentazione del libro Il Paese Arancione di Tiziana Angilletta, che racconta la storia di un paese che a poco a poco scivola nell’apatia e si trasforma, da comunità agricola, in luogo svenduto per scopi turistici. Mancano le reazioni delle persone che si adattano alla sottrazione di diritti, di spazi sociali, di bellezza. Piano piano Volas, il nome di fantasia del paese, si trasforma e diventa colonizzato, svuotato, in una manipolazione sottile ma continua. Ma la Valle di Susa, come molti altri luoghi, non è addomesticata. Segnali forti ci sono, nonostante trent’anni di opposizione siano un tempo in grado di sfiancare chiunque. E anche quest’anno, pensando alla necessità di rinnovarsi, l’8 dicembre sarà l’occasione per ricordare la grande ribellione del 2005, quando il piccolo comune di Venaus, occupato e violentato nottetempo da manganelli e ruspe, venne liberato dalla forza d’urto di un fiume di persone semplicemente determinate.
Eventi che si intrecciano. Segnali di una nuova stagione di mobilitazione e di lotte? Difficile dirlo. Per intanto una buona base di lavoro sono proprio gli interventi svolti nel seminario di sabato scorso che possono vedersi, in una accorta presentazione che consente di andare direttamente ai singoli interventi, nel canale YouTube del Controsservatorio Valsusa.
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