Presentati oggi, tra Venezia, Roma, Beira e Maputo, i risultati del progetto “UR-Beira: rafforzamento dei servizi di emergenze urgenza medica nella città di Beira”, realizzato dalla Regione Veneto in collaborazione con Medici con l’Africa Cuamm e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
A tre anni dall’avvio, il bilancio di questa prima fase è molto positivo, frutto della collaborazione con le autorità e i partner locali, tra i quali il Servizio distrettuale della Salute della città di Beira, il Servizio di emergenza medica del Ministero della Salute del Mozambico, l’Ospedale centrale di Beira, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e la P.O. Croce Verde di Padova.
Circa 25.000 trasporti effettuati da 4 ambulanze in 1 anno e mezzo di messa in funzione del servizio che collega 17 centri di salute della Provincia di Sofala a 2 ospedali, l’Ospedale Centrale di Beira e l’Ospedale 24 Luglio. 18 gli operatori, tra autisti e infermieri impiegati nel servizio disponile 24h su 24, insieme agli 8 operatori della centrale operativa, che smistano le chiamate e facilitano l’organizzazione del servizio.
Dando il via all’evento conclusivo, Luigi Zanin, direttore dell’Unità di Cooperazione Internazionale della Regione Veneto ha sottolineato: «Nel piano triennale della Regione Veneto vogliamo dare priorità e spazio alle iniziative che tengono conto dell’expertise e della professionalità della nostra regione, cercando di diffondere buone pratiche e innovazione. E questo progetto realizzato a Beira, ne è un esempio. Il mio grazie va a tutti i partner, al dott. Rosi, del Suem, va alle autorità locali che ci hanno accolto con grande attenzione e soprattutto al Cuamm che ha reso possibile e operativo l’intervento».
Paolo Rosi, direttore del Dipartimento Regionale Suem ha ribadito: «Abbiamo ricevuto da parte delle autorità e della popolazione locale una grande accoglienza e abbiamo trovato sul campo operatori reattivi e aperti, desiderosi di imparare e capire come far funzionare questo servizio per la propria gente. Da parte nostra, c’è tutta la disponibilità a continuare e allargare l’intervento».
Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione e della Ricerca Operativa di Medici con l’Africa Cuamm ha detto: «Vorrei ricordare come questo intervento sia nato da un momento di grande difficoltà per Beira e il Mozambico. Era il 2019, il Ciclone Idai aveva spazzato via il 90% della città di Beira, tra cui gran parte dell’ospedale. Non c’erano ambulanze, non c’erano infermieri. Come Cuamm, insieme alle autorità locali, abbiamo dato una prima risposta all’emergenza sanitaria e poi, grazie al supporto di Aics, al coinvolgimento della Regione Veneto e dei tanti altri partner, siamo riusciti a trasformare un’emergenza nello sviluppo di una risposta efficiente ed efficace, in particolare per le emergenze ostetriche e i dati che presentiamo oggi lo dimostrano. La speranza, come Cuamm, è quella di poter estendere questo servizio anche ad altre aree del paese».
A spiegare nel dettaglio i risultati è, da Beira, Marcello Mazzotta, capo progetto del Cuamm: «I trasporti riguardano per lo più emergenze ostetriche e neonatali, ma non solo. Abbiamo effettuato circa 25.000 trasporti da quando la centrale è divenuta operativa a tutti gli effetti, ovvero da febbraio 2022. Una media di 750 trasporti al mese, dei quali il 38% per emergenze ostetriche, il 24% per emergenze neonatali, il 28% per emergenze mediche e il 10% per quelle chirurgiche».
Sono positivi i riscontri e gli apprezzamenti dalle controparti locali, sia da Beira, dove Sonia Namudengue, direttrice del Servizio sanitario distrettuale ribadisce il suo ringraziamento per questo servizio fondamentale che ha permesso di ridurre di molto le morti materne e neonatali, sia dalla capitale Maputo, dove Ezio Massinga, direttore del Servizio di emergenza nazionale auspica che si realizzi il suo sogno, ovvero che quello di Beira sia un volano per portare questo servizio anche in altre zone del paese.
A dare ancor più valore all’intervento, il coinvolgimento di partner come l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Francesco Rullani, rappresentante della Venice School of Management di Ca’ Foscari, ha affermato: «Ca’ Foscari ha creduto molto in questo progetto, perché rappresenta l’avvio per nuovi e significativi network di relazioni. Abbiamo voluto misurare la qualità e l’efficienza del servizio e abbiamo potuto verificare che la centrale operativa ha permesso di aumentare di sei volte l’accuratezza dei trasferimenti, rispetto al lavoro svolto precedentemente, e di diminuire il tempo di trasferimento di 3 minuti per ciascun paziente. Allo stesso tempo, il costo del trasporto è stato mantenuto ampiamente sotto lo standard internazionale, attestandosi a poco meno di 30 euro! Davvero un ottimo risultato».
Indispensabile il ruolo dei diversi partner coinvolti, come quello della Croce Verde di Padova che ha formato gli autisti delle ambulanze e quello dell’Associazione per il Sostegno dei Bambini Mozambicani (Asem) che ha svolto un’importante opera di sensibilizzazione presso le comunità per informarle del nuovo servizio.
Matteo Maso, di Croce Verde di Padova ha aggiunto: «Abbiamo fatto la formazione di 16 autisti concentrandoci su argomenti quali la guida sicura, gli effetti della guida sul paziente, il corretto posizionamento del paziente sulla barella ed elementi di primo soccorso».
Giovanni Poletti, di Asem, Associazione per il Sostegno dei Bambini Mozambicani ha spiegato: «Le attività di formazione e sensibilizzazione che abbiamo realizzato lo scorso anno a Beira, avevano l’obiettivo di affiancare e supportare le autorità locali. Lo abbiamo fatto formando tecnici di salute e studenti sulle tecniche di primo soccorso e sensibilizzando l’intera comunità della città di Beira sulla prevenzione e la riduzione dei rischi da catastrofi ed epidemie. Ringraziamo tutti i partner, gli enti governativi e tecnici mozambicani, l’Istituto Nazionale per la Gestione dei Disastri e, non da ultimo, i volontari delle Comunità locali per la Gestione del rischio di calamità».
A chiudere l’intensa mattinata di racconto, Grazia Sgarra, dirigente dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che ha lanciato un messaggio chiaro: «La cooperazione non si improvvisa. Il progetto “UR-Beira” rappresenta una best practice perché ha, al suo interno, una struttura che si occupa di cooperazione allo sviluppo e un capofila, la Regione Veneto, in grado di costruire partenariati non solo sulla carta, ma in concreto, scegliendo partner di eccellenza come il Cuamm e l’Università Ca’ Foscari e ponendosi come catalizzatore tra soggetti pubblici e privati, sia a livello nazionale che locale. Rimane ora una nuova sfida che è quella della sostenibilità su medio e lungo periodo e noi, come Agenzia, restiamo aperti a riflessioni in merito».
Il distretto della città di Beira, nella provincia di Sofala, presenta elevati tassi di mortalità legati alle emergenze, dovute spesso alla mancanza di mezzi e alla scarsa preparazione del personale nell’uso del sistema di triage. Il 92% dei trasferimenti effettuati in questo anno e mezzo proviene da 8 centri di salute periferici. Ora, grazie a questo intervento, si possono già dare risposte concrete ai bisogni del territorio.
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