Da Eriksen e Blind ai pallavolisti Hoho e Perin: chi ha continuato, chi ha subito recidive, chi si è fermato
Non solo Christian Eriksen. Non è solo il danese ex Inter a giocare con un defibrillatore sottocutaneo. Nella memoria di tutti c’è ancora il malore che lo colpì nella partita d’apertura dell’Europeo, il 12 giugno 2021. Eriksen è tornato a giocare con il Brentford il 22 gennaio 2022, prima di passare allo United.
tornati in campo
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Nel calcio i casi sono numerosi: c’è l’olandese Daley Blind. A fine 2019 gli fu diagnosticata una infiammazione del miocardio. Fu operato, due mesi dopo era già in campo, ma ad agosto gli capitò un altro incidente. Nel corso dell’amichevole contro l’Herta Berlino il defibrillatore si spense e Blind si accasciò sull’erba. Si riprese dopo pochi istanti e due settimane dopo era di nuovo in rosa. Nel 2023 ha firmato un biennale con il Girona.
In Inghilterra è il difensore del Luton, Tom Lockyer, a giocare con un defibrillatore. Il primo episodio risale al 27 maggio, nella finale dei playoff di Championship vinta a Wembley contro il Coventry. Lockyer era stato operato, ma il 16 dicembre dell’anno scorso è stato vittima di un arresto cardiaco durante Luton-Bournemouth. Il gallese è tornato ad allenarsi nell’agosto scorso, sempre nella rosa del Luton, tornato nel frattempo in seconda divisione.
in germania
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Per gli altri casi bisogna tornare indietro nel tempo. Nel 2013 l’attaccante dei Kickers Stoccarda (quarta divisione del campionato tedesco) Daniel Engelbrecht, collassò in campo. Dopo quattro interventi al cuore e l’installazione di un defibrillatore sottocutaneo ha ricominciato a giocare dopo 18 mesi di stop. Ma nel 2017 si è arreso, ritirandosi su consiglio dello staff medico.
Già nel 2008 l’ex difensore belga Anthony Van Loo ha continuato a giocare nel Roeselare dopo che gli è stato impiantato un defibrillatore. Nel 2009 è svenuto per un’aritmia, ma grazie al defibrillatore il cuore è tornato a battere normalmente. Un altro problema simile lo ha convinto a ritirarsi 9 anni dopo, a 32 anni.
nella pallavolo
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Nel volley c’è la storia di Martin Perin, ex libero del Maaseiik, storica società del campionato belga. Ha avuto un arresto cardiaco a 19 anni, ha ripreso a giocare ad alto livello con un defibrillatore. Ma dopo un anno e quattro mesi ha avuto un altro malore. Gli è successo nel febbraio scorso, durante l’incontro di campionato in casa della squadra della sua città natale Waremme, dove gioca suo fratello. Tutta la famiglia era in tribuna. Si è ripreso subito, salvato al defibrillatore che gli è stato impiantato dopo il primo episodio. Qualche giorno dopo ha annunciato sui social: “Volevo informarvi che a seguito del mio secondo incidente cardiaco questa domenica e su consiglio dei medici, la conclusione ragionevole e motivata è quella di porre fine alla mia carriera di pallavolista professionista con effetto immediato”. Sempre nella pallavolo il belga Kristof Hoho si è accasciato a terra e ha subito un arresto cardiaco nel 2013 a Maaseik durante la partita con il Roeselare, si è ripreso grazie al defibrillatore sottocutaneo. Quattro anni prima, quando giocava a Padova, subì un arresto cardiaco finendo in coma e restando lontano dai campi di gioco per molti mesi fino a quando i medici non gli diedero l’ok per tornare al volley. Si è ritirato dal volley nel 2019, a 39 anni.
colbrelli stop
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Non ha invece ottenuto l’idoneità Sonny Colbrelli, andato in arresto cardiaco al termine della prima tappa del Giro di Catalogna. Al vincitore della Parigi Roubaix fu inserito un defibrillatore sottocutaneo e dal marzo 2022 non può più correre. E a chi gli chiedeva perché Eriksen può giocare e lui ha dovuto fermarsi, spiegò: “La situazione è molto simile. Ma con una differenza abissale: Eriksen gioca con il defibrillatore ma è su un campo da calcio. Se ci dovesse essere un problema nella macchinetta che abbiamo sul nostro corpo, lui cade sull’erba. Se io sono in discesa lanciato a 90-100 chilometri all’ora e accade qualcosa, rischio tantissimo”.
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