Asse Roma-Berlino contro multe Ue su auto inquinanti. Orsini: Stellantis mantenga impegni. Cdp chiede più libertà all’Ue per competitività. Che c’è sui giornali?

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Asse Roma-Berlino contro le multe dell’Ue sulle auto inquinanti. Orsini: “Stellantis mantenga gli impegni verso il Paese e salvaguardi posti e filiera”. Cdp chiede all’Ue più libertà di finanziamento per la competitività. La rassegna Energia

Torna l’asse Roma- Berlino per scongiurare le multe ai produttori di auto inquinanti. Berlino, Roma e Parigi chiedono alla Commissione Europea di evitare le sanzioni dal 2025 per le case automobilistiche che non si adeguano al target di riduzione delle emissioni del 15% rispetto al 2021. Le dimissioni dell’ex numero di Stellantis continuano a far discutere, mentre il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha chiesto “che Stellantis mantenga gli impegni verso il Paese e la salvaguardia dei posti di lavoro e della filiera”. Intanto, si smontano le voci sulle presunte maxi liquidazione da 100 milioni di dollari e stipendio faraonico che avrebbe percepito Tavares. Cassa Depositi e Prestiti chiede più libertà di azione alla Commissione Ue. Il presidente Dario Scannapieco chiede di poter finanziare i progetti più rischiosi per raggiungere gli obiettivi fissati dal Rapporto Draghi. La rassegna Energia.

AUTO, ASSE ROMA-BERLINO SU MULTE UE

“Il messaggio all’Unione europea arriva forte e chiaro: rivedere il meccanismo che prevede sanzioni alle case automobilistiche nel caso – sempre più probabile – di uno sforamento dei limiti alle emissioni di anidride carbonica. L’obiettivo è uno: evitare multe per 15 miliardi di euro, una zavorra per il settore automotive alle prese con la transizione green, che rende molto più complicato il mercato delle auto nel Vecchio continente, e non solo, a cominciare dalla concorrenza della Cina. (…) «Le multe rendono molto difficile per le industrie automobilistiche fare investimenti. Chiediamo alla Commissione europea di valutare una maggiore flessibilità sulle sanzioni, senza mettere a repentaglio gli obiettivi in materia di emissioni previsti dal 2035». Wissing va dritto al punto”, si legge su Il Corriere della Sera.

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“«Saremmo molto grati alla Commissione se portasse avanti una revisione», aggiunge Wissing. L’ipotesi allo studio è un congelamento delle multe. Non un colpo di spugna, dunque. Anche la Francia fa da sponda alla richiesta di Berlino. (…) «Visto il rallentamento del mercato dell’elettrico, servono soluzioni per permettere ai produttori che si sono impegnati a pieno sul fronte dell’elettrificazione di non dover pagare le multe». (…) Matteo Salvini: «Confido nel commissario greco: ha capito che rischiamo il disastro». Apostolos Tzitzikostas è al lavoro per trovare la sintesi. La prossima settimana incontrerà tutte le parti”, continua il giornale.

“La crisi dell’auto europea è finita sul tavolo dei ministri dei Trasporti a Bruxelles. Punto di partenza il documento congiunto dell’Italia con la Repubblica Ceca e sostenuto da Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia per anticipare al 2025 dal 2026 la revisione dello stop dal 2035 ai motori a combustione interna, diesel e benzina. Per ora il solo terreno comune tra Roma, Parigi e Berlino è la richiesta alla Commissione europea di evitare le multe ed essere «flessibile» per il 2025 con i produttori di auto che non si adeguano al target di riduzione delle emissioni del 15% rispetto al 2021 per i nuovi veicoli. Il ministro Salvini nella sessione pubblica ha chiesto di «rivedere, tempi, modi, obiettivi e sanzioni» perché non intervenire è «un suicidio ambientale economico, sociale, industriale, commerciale e politico». (…) contro la vicepresidente esecutiva spagnola Teresa Ribera, che ha difeso nei giorni scorsi il target al 2035: una «marziana» che «non si accorge che le fabbriche stanno chiudendo e che le auto elettriche arrivano dalla Cina che brucia carbone». Intanto il commissario ai Trasporti Tzitzikostas ha annunciato che già la prossima settimana comincerà a incontrare le parti interessate nell’ambito del Dialogo strategico sull’automotive promesso da von der Leyen. (…) La leader dem oggi sarà tra i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano D’Arco”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Il caso Stellantis provoca una polemica aspra anche tra le opposizioni a Roma. «L’azienda ha cacciato il suo amministratore delegato domenica. Oggi è giovedì e ancora Elly Schlein non ha pronunciato una parola. Non è spiegabile. La ragione per cui non riesce a parlare della più grave crisi di cui hanno parlato tutti i giornali, persino quelli della Gedi». A spronare ruvidamente la segretaria pd, via social, è Carlo Calenda, leader di Azione. Che morettianamente aggiunge: «Schlein, dì qualcosa di sinistra. Non c’è niente più di sinistra che questa battaglia contro lo scempio di un capitalismo predatorio, assistito, che lascia gli operai per strada». (…) Giuseppe Conte, che rivendica di essere già stato «con voi lavoratori ai cancelli», ribadisce il suo impegno in tutte le sedi: «Siamo con voi. Lo abbiamo detto ad alta voce in Aula al ministro: con 400 lettere di licenziamento in arrivo, il governo non può star fermo». Q(…) «È stato anticipato a martedì il tavolo su questa vertenza e Stellantis ha aperto a una discussione sui lavoratori di Trasnova. Due piccoli passi»”, continua il giornale.

AUTO, INDUSTRIALI CONTRO STELLANTIS

“Il terremoto delle dimissioni di Carlos Tavares scuote ancora l’Italia. E adesso anche Confindustria rompe il silenzio nei confronti di Stellantis. «Vedremo quello che succederà. Abbiamo bisogno che anche la società dimostri di volere il bene del Paese, l’Italia ha fatto ciò che doveva fare nel passato, ha mantenuto gli impegni verso Stellantis», ha rimarcato ieri il numero uno di Viale dell’Astronomia, Emanuele Orsini, all’assemblea di Confindustria Genova. «A questo punto serve che Stellantis mantenga gli impegni verso il Paese e la salvaguardia dei posti di lavoro e della filiera, che è una filiera importantissima». (…) Il ministero delle Imprese ha anticipato a martedì il tavolo dedicato alla vertenza di Trasnova, l’azienda laziale che opera nella movimentazione auto per gli stabilimenti Stellantis di Pomigliano, Melfi, Cassino e Mirafiori: (…) La casa presieduta e oggi anche guidata da John Elkann si è detta pronta «a riaprire la discussione», mentre il ministro Adolfo Urso ha chiamato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, in vista del tavolo Stellantis in programma il 17 dicembre al Mimit per fare il punto sulle crisi del territorio.(…) Le voci di una liquidazione da 100 milioni non hanno trovato conferma, così come la ricostruzione del Financial Times, secondo cui la somma sarà inferiore ai 36,5 milioni dello stipendio percepito dal manager nel 2023”, si legge su Il Corriere della Sera.

“La politica di retribuzione del gruppo si limita infatti a dichiarare che al ceo spetterà come liquidazione fino a un’annualità dello stipendio base che per Tavares vale 2 milioni. A ciò bisognerà aggiungere il compenso per gli 11 mesi del 2024 in cui Tavares ha gestito il gruppo, oltre che l’indennità per i patti di non concorrenza e i bonus, soprattutto azionari, legati ai risultati di breve, medio e lungo termine di Stellantis. (…) L’entità della buonuscita non è insomma frutto di un calcolo scientifico, ma di trattative, su cui probabilmente inciderà anche la maniera, serena o conflittuale, con cui Tavares e Stellantis hanno deciso di dirsi addio. Se si guarda ai precedenti, però, si può dire che il gruppo è stato sempre generoso con i manager uscenti”, si legge sul giornale.

ENERGIA, CDP CHIEDE PIU’ LIBERTA ALL’UE

Cassa Depositi e Prestiti chiede più libertà di azione alla Commissione Ue. Il presidente Dario Scannapieco chiede di poter finanziare i progetti più rischiosi per raggiungere gli obiettivi fissati dal Rapporto Draghi.

“In una lettera alla Commissione Ue, l’associazione delle Casse Depositi e Prestiti europee sotto la presidenza di Dario Scannapieco, ceo di Cdp, propone di ampliare la loro capacità di azione e finanziare progetti più rischiosi attraverso l’accesso diretto a garanzie di bilancio”, si legge su Il Corriere della Sera.



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