Santa Monica, California. L’investigatore privato Lew Archer viene incaricato dalla signora Lawrence di ritrovare la figlia scomparsa, Galatea, detta Galley. L’ultima persona con cui è stata vista è un piccolo boss tossicodipendente, poco più di un teppista, di nome Joe Tarantine. Con il quale, a quanto apprende Archer, Galatea si è sposata.
Il detective viene quindi avvicinato da un trafficante di droga, che gli offre cinquantamila dollari per svolgere indagini proprio su Tarantine, a quanto pare dileguatosi insieme a un ingente quantitativo di stupefacenti.
La situazione precipita, viene commesso un omicidio con la pistola dello stesso Archer, che si trova direttamente coinvolto in una vicenda pericolosa e tragica, dai quartieri malfamati di San Francisco alle lussuose ville di Palm Springs. Tra cadaveri, truffatori e ragazzine drogate che si prostituiscono, l’investigatore viene a capo dell’intrigo, con l’amara consapevolezza che distinguere i colpevoli dagli innocenti risulta spesso arduo, se non impossibile.
Terzo romanzo con protagonista Lew Archer, Non piangete per chi ha ucciso (The Way Some People Die) di Ross Macdonald (Kenneth Millar), apparso in America nel 1951, è approdato nel nostro Paese grazie al Giallo Mondadori, che lo ha pubblicato nel numero 252 del 28 novembre 1953. E torna oggi in libreria nella pregevole collana “Piccola biblioteca del crimine” di Time Crime, con la traduzione di Raffaella Vitangeli.
La critica ha accolto il romanzo con particolare favore, evidenziandone la capacità di trascendere i confini della letteratura di genere. Sul New York Herald Tribune, James Sandoe ha scritto che il libro “adotta lo schema dell’hard-bolied con rara freschezza e originalità.” Secondo Anthony Boucher, che ha recensito Non piangete per chi ha ucciso sulle colonne del New York Times, “Macdonald evidenzia le caratteristiche dello scrittore di notevole spessore, nelle vivide descrizioni dei luoghi, nel singolare stile della sua prosa, […] nella coinvolgente caratterizzazione tridimensionale dei personaggi. […] è il miglior romanzo della tradizione hard-boiled che abbia letto, da i tempi di Addio mia amata e, forse, del Falco maltese.”
Nella biografia che ha dedicato a Ross Mcdonald, Tom Nolan descrive la terza indagine di Lew Archer come “un vivido ritratto della California meridionale del dopoguerra e una elegante rivisitazione di alcuni miti greci.”
Nato a Los Gatos (California) il 13 dicembre 1915 da genitori canadesi, Kenneth Millar si laurea presso la Michigan University e, nel 1938, sposa la scrittrice canadese Margaret Sturm, in seguito divenuta famosa come Margaret Millar.
Esordisce pubblicando romanzi polizieschi e di spionaggio con il suo nome: Il tunnel (The Dark Tunnel, 1944); Sempre nei guai (Trouble Fellows Me, 1946); La città del diavolo (Blue City, 1947); L’assassino di mia moglie (The Three Roads, 1948).
Adotta poi lo pseudonimo di John Macdonald (in seguito John Ross Macdonald e, infine, Ross Macdonald), con cui darà alle stampe le vicende di Lew Archer, a partire da Bersaglio mobile (The Moving Target, 1949). Muore a Santa Barbara l’11 luglio 1983.
È considerato uno dei maggiori autori dell’hard-boiled, insieme a Dashiell Hammett e Raymond Chandler. Scrive di lui la giallista inglese P.D. James: “In Gran Bretagna i migliori gialli americani e canadesi, compresi quelli della scuola hard-boiled, sono sempre stati facilmente reperibili. Io ho conosciuto la scuola americana […] leggendo Ross Macdonald […], che resta il mio preferito nel triumvirato dei tre più celebri autori del genere. La sua infanzia fu una tragica odissea di povertà e rifiuto. Sua madre, lasciata dal marito, lo trascinò in giro per il Canada, affidandosi alla carità dei parenti ed evitandogli per un pelo il traumatico destino del bambino abbandonato in un istituto. Un tale dolore […] non si dimentica e difficilmente si perdona: […]. Il suo investigatore, Lew Archer, si inserisce nel solco tracciato da Philip Marlowe e, come Marlowe, getta uno sguardo critico sulla società, preoccupandosi soprattutto degli enormi danni procurati all’animo umano dall’avidità, dalla crudeltà e dalla corruzione.”
Le analogie con Chandler vengono spesso richiamate, anche se Macdonald ha trovato, nel corso della saga di Archer, una cifra espressiva del tutto personale, sia dal punto di vista dei contenuti che dello stile. Le sue trame risultano forse più solide di quelle del creatore di Philip Marlowe che – a dispetto della sua aspirazione al realismo – sembra interessarsi più alla posizione etico-morale incarnata da suo personaggio che alle vicende di cui è protagonista. Le storie di Macdonald hanno una struttura ben definita con attenzione alla plausibilità, quelle di Chandler procedono spesso per accumulazione, per suggestioni, quasi per visoni e, in esse, sul disegno d’insieme, sembrano prevalere singole scene, l’atmosfera di cui sono pervase e la peculiare “voce” del narratore. Non sono insoliti, nei romanzi di Macdonald, richiami più o meno diretti alla psicoanalisi e alle tragedie greche, molto apprezzati dalla critica sofisticata e, forse, qualche autocompiacimento intellettualistico estraneo a Chandler.
Dai romanzi di Macdonald sono stati tratti due film di successo, con Paul Newman nel ruolo di Lew Archer (per l’occasione ribattezzato Lew Harper, sembra per volontà dello stesso interprete): Detective’s Story (Harper, 1966) diretto da Jack Smight, e Detective Harper: acqua alla gola (The Drowning Pool, 1975) per la regia di Stuart Rosenberg.
Non piangete per chi ha ucciso (The Way Some People Die, 1951)
Autore: Ross MacDonald
Traduttore: Raffaella Vitangeli
Editore: Time Crime – Collana: Piccola biblioteca del crimine
Anno edizione: 2024
Pagine: 264
ISBN: 9788866885054
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